Chi è Luciano Buonfiglio, il nuovo presidente del Coni (che è stato un canoista)

Napoletano di nascita, classe 1950, ma milanese di adozione, è il primo presidente dello sport tricolore ad aver partecipato ai Giochi (Montreal 1976). Succede a Malagò, ha superato Pancalli
June 25, 2025
Chi è Luciano Buonfiglio, il nuovo presidente del Coni (che è stato un canoista)
Ansa | Luciano Buonfiglio
L’election day dello sport italiano ha tratteggiato i volti che reggeranno Coni e Cip per il prossimo quadriennio: il settantaquattrenne napoletano Luciano Buonfiglio si insedia sullo scranno marcato con i cinque cerchi, il sessantaduenne romano Marco Giunio De Sanctis si accomoda sulla poltrona con i tre agitos. Sono quindi il presidente della Federazione canoa-kayak e il numero uno della Federbocce gli eredi di Giovanni Malagò e Luca Pancalli. Su De Sanctis non c’erano dubbi, unico in corsa in un ambiente ricompattatosi prima della presentazione delle candidature.
Buonfiglio invece per tagliare il traguardo davanti a tutti ha dovuto sudare, sebbene la mattinata elettorale dentro la palazzina dell’Acqua Acetosa sia scorsa più rapida del previsto: la fumata bianca ha suggellato già la prima votazione. Gli otto candidati ai blocchi di partenza – Ettore Thermes e Saimon Conti sono stati respinti dall’assemblea elettiva – sono diventati sei dopo i discorsi di presentazione, durante i quali Giuseppe Macchiarola e Duccio Bartalucci hanno fatto un passo indietro. Che il ruolo di Pierluigi Giancamilli, Carlo Iannelli e Mauro Checcoli fosse quello di semplice comparsa era già scontato, mentre la posizione di Franco Carraro è cambiata cammin facendo.
Il veterano dello sport italiano ha infatti lasciato libertà di voto ai suoi fedelissimi e proprio quel ristretto numero di preferenze è stato fondamentale per consentire a Buonfiglio di superare il quorum (41 voti) al primo turno. La tornata iniziale si è trasformata così in un ballottaggio tra Buonfiglio e Pancalli, con successo secco dell’ex canoista: 47-34. In estrema sintesi, il mondo federale ha sconfitto le interferenze della politica, poiché in ultima analisi a sostenere Buonfiglio era il grosso dei responsabili di Federazione, da Mei (atletica) a Aracu (rotelle), passando tra gli altri da Rossi (tiro a volo), Dagnoni (ciclismo) e Ettorre (vela), oltre che lo stesso Malagò, il cui endorsement è stato ripetutamente esplicitato nell’ultima settimana. A favore di Pancalli invece c’erano i due acerrimi nemici di Malagò, Binaghi (tennis) e Barelli (nuoto), ma anche il ministro Abodi.
La nuova guida dello sport tricolore è un napoletano di nascita (quartiere Posillipo), ma milanese d’adozione, canoista in gioventù, manager affermato nel settore bancario prima e assicurativo poi, e dal 2005 presidente della canoa. Un uomo riservato, al servizio del sistema sportivo. Per restare in sella ha dovuto lottare non poco, visti i concorrenti che ha trovato sul cammino negli anni, tra i quali anche l’olimpionico Antonio Rossi. Una volta messo al sicuro il sesto mandato, ha cominciato a pensare alla poltrona più ambita, non muovendo però piede fino a quando Malagò non è risultato definitivamente fuori dai giochi. Da quel momento si è mosso con circospezione, forte del successo olimpico di Parigi, due medaglie (oro nello slalom, argento nella velocità) che gli hanno consentito di sbandierare anche i successi sul campo. Il suo manifesto si può riassumere in due aspetti: anima aziendale e spirito sportivo, attenzione massima alla pianificazione delle risorse e alla cura degli atleti. Tifoso, ma non accanito, del Napoli, la sera della vigilia ha radunato i sostenitori per una spaghettata a Ponte Milvio, facendosi ispirare dall’acqua del Tevere, ambiente naturale per chi ha cominciato pagaiando.
Le sue prime parole sono state una serie di grazie. «Grazie Giovanni (Malagò, ndr) per quello che hai fatto in questi 12 anni. Desidero sottolineare la correttezza di Luca Pancalli a cui va il mio affettuoso saluto e sottolineo la presenza dei membri Cio qui con noi: un valore aggiunto, l’Italia è protagonista nel mondo e loro ci rappresentano. Un abbraccio ai Presidenti delle Federazioni internazionali (lui è invece vicepresidente della canoa mondiale), dobbiamo essere consapevoli delle competenze a questo tavolo e dobbiamo impegnarci ad arrivare nei board internazionali per essere protagonisti». Il dodicesimo presidente eletto nella storia del Coni è anche il primo ad aver partecipato ai Giochi (Montreal 1976 nel K4 1000 metri), marito di Elisabetta e padre di Daria e Marco, un pensionato che ama definirsi «dirigente d’azienda prestato allo sport» e per il quale «le persone sono il bene più prezioso». Avrebbe voluto nominare Alberto Miglietta come segretario generale, ma poi si è convinto «che servisse una persona competente e già a conoscenza dei meccanismi» e pertanto ha proposto alla Giunta la conferma di Carlo Mornati. Mossa che, a quanto pare, ha pure incentivato il travaso di voti da Carraro a Buonfiglio. «Tutte le scelte vanno fatte in Giunta, non mi offendo se cambio idea. Basta essere in sintonia e lavorare insieme agli altri». I vicepresidenti saranno Diana Bianchedi (vicaria) e Marco Di Paola.
Per le prossime Olimpiadi di Milano-Cortina «sono fiducioso», intanto appena arriverà il decreto di nomina entrerà di diritto nel Cda della Fondazione. Con “professionismo e professionalità” cercherà di ricucire i rapporti con i presidenti federali finora estranei alla discussione in Consiglio Nazionale, mentre sostenibilità e inclusione saranno i pilastri del mandato: «Vorrei redigere il primo piano strategico quadriennale con Governo e Sport e Salute. Sono stanco di sentire lamentele, bisogna proporre. Ogni attore deve avere il suo ruolo e conoscere alla perfezione la nostra strada». Infine sulla preparazione olimpica: «Servono maggiore ossigeno e carbone da mettere nella locomotiva per andare più forte».

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