Baseball: Salvatore Frelick, il battitore di Dio

Il massimo campionato statunitense ha consacrato il giocatore di origini italiane che ha scelto di vestire la maglia azzurra: «Decisiva la mia fede cattolica»
October 23, 2025
Baseball: Salvatore Frelick, il battitore di Dio
Salvatore Michael Frelick, 25 anni, giocatore dei Milwaukee Brewers /Alamy
Per raccontare chi è davvero Salvatore Michael Frelick - e perché l’uomo conta più del giocatore - bisogna tornare indietro di poco più di un anno. Settembre 2024: la stagione regolare della Mlb, il massimo campionato americano di baseball sta svolgendo al termine e le squadre si preparano per i playoff. “Sal”, come lo chiamano i suoi compagni, e i Milwaukee Brewers, hanno appena conquistato la loro division, la National League Central. Dopo la festa negli spogliatoi, ci si aspetterebbe che Frelick, esterno titolare, si goda il meritato riposo. E invece no: la mattina seguente è al Children’s Hospital di Milwaukee, a far visita ai bambini ricoverati: «Come cattolico, per me tutto si riduce all’essere una brava persona», ha detto Frelick. «Amo restituire qualcosa alla comunità e, da bambino, ammiravo i giocatori che facevano lo stesso».
Nato e cresciuto a Lexington - sobborgo di Boston - Massachusetts, Salvatore è figlio di Jeff e Patty Frelick. Nonostante il cognome non suoni italiano, il nome trasmette senza dubbi le radici mediterranee della madre. Così come quello dei suoi due fratelli, Nico e Francesca. Figlio di mezzo, le doti atletiche di Sal sono evidenti fin dai primi anni della sua vita. La madre da bambino amava chiamarlo scooch — uno “scocciatore”: «Mi scappava sempre di mano», racconta di lui. «Mentre tenevo in braccio la sorellina Francesca, lui faceva capriole, correva e zigzagava; cercavo di prenderlo, ma non ci riuscivo, e finivo per ridere». C’era un solo modo, ovviamente, per incanalare tutta quell’energia: lo sport, e tanto. Tutti e tre i figli dei Frelick erano atleti polivalenti fin da quando impararono a camminare.
Ma l’infanzia di Sal non è fatta solo di palline e guantoni: fin da bambino è immerso in una profonda educazione cattolica. Frequenta la scuola cattolica St. Agnes School di Arlington, svolge il ruolo di chierichetto presso la parrocchia di St. Brigid e sviluppa un profondo senso di devozione e servizio per la comunità. Per questo, ancora oggi, sotto la casacca da baseball indossa una croce d’oro: «Non è un accessorio. È un segno di ciò in cui credo e di ciò che mi guida ogni giorno. La fede ha avuto un ruolo fondamentale nella vita familiare, nella scuola e nello sport». La scelta universitaria non sorprende: decide di iscriversi al Boston College, un’istituzione gesuita nota per il suo percorso che unisce formazione accademica e crescita spirituale, permettendogli di eccellere nello sport.
Lì incontra Mike Gambino, coach della squadra di baseball, che intravede in lui talento e determinazione: «La gente diceva di lui che era sottodimensionato, ma io non l’ho mai visto così, perché era incredibilmente esplosivo», ama raccontare Gambino. In effetti Sal è alto un metro e settantatré e pesa circa 80 chili, piuttosto piccolo anche per gli standard comuni, figurarsi per quelli del baseball professionistico. «Sal ha un atletismo grezzo. Giocava con una straordinaria intensità mantenendola ancora tutt’oggi. È semplicemente incredibile da guardare». La sua carriera universitaria è brillante: media battuta eccellente, ottimo in difesa e nelle basi rubate, conquista fin da subito la stima dei compagni e degli allenatori ma soprattutto attira l’attenzione di molte squadre professionistiche. Tanto che nel draft del 2021 i Milwaukee Brewers lo scelgono con la quindicesima scelta assoluta. Il sogno della Major League passa prima dalla gavetta: due anni di Minors League, lega di sviluppo per giovani talenti, prima del grande salto. Anni di sacrifici ma Sal non si perde mai: «La mia fede è sempre stata qualcosa su cui ho potuto contare e a cui ho potuto rivolgermi quando le cose non andavano come volevo sul campo; mi aiuta a rimanere positivo e mi ricorda costantemente il percorso che Dio ha per me». La chiamata in Major League arriva mentre Sal si trova a Nashville: dopo aver aiutato i suoi Nashville Sounds (la squadra affiliata ai Milwaukee Brewers) a battere i Jacksonville Jumbo Shrimp per 17-3, l’allora manager gli comunicò la tanto sudata convocazione: «Andrai in Major League».
Ma il 2023, per Sal, non significa soltanto esordio tra i grandi della Mlb: nonostante il suo debutto sia avvenuto a luglio, pochi mesi prima ha indossato la casacca della nazionale italiana, sul palcoscenico più importante del baseball, durante il World Baseball Classic - il mondiale per nazioni -, rappresentando con orgoglio le sue origini. Le sue radici italiane, la fede cattolica e la perseveranza quotidiana lo rendono un modello per chi sogna di emergere nel mondo dello sport senza perdere di vista le proprie origini. Nel 2024, questi meriti vengono riconosciuti dall’Italian american baseball foundation (Iabf), che lo premia come Future Star Honoree. Seppur ancora giovane il suo palmarés incomincia ad arricchirsi di premi. Dopo aver vinto nel 2024 il guanto d’oro come miglior esterno difensivo della National League, è nel 2025 che arriva la sua piena consacrazione. Nonostante il cammino si sia interrotto ad un passo dalle World Series, per Sal la stagione appena conclusa lo ha definitivamente proiettato nell’élite del baseball. Allenatori e i compagni lo descrivono come un esempio di dedizione e altruismo: un giocatore che «gioca per la squadra, non per sé stesso». E con il suo atteggiamento gentile e alla mano, sembra il bravo ragazzo della porta accanto più che un giocatore professionista: «Fin da piccolo mi è stato insegnato che le mie priorità sono Dio, la famiglia…e poi lo sport».

© RIPRODUZIONE RISERVATA