Giorgia: «Ecco il mio Rinascimento musicale»
Nel nuovo album “G”, la cantante racconta il coraggio di cambiare dopo trent’anni di carriera. «Mi sono rimessa in gioco affidandomi ad autori giovani»

Si intitola G, come l’iniziale del suo nome ma anche come simbolo di rinascita. Giorgia torna con un album di inediti che segna una nuova tappa nella sua lunga storia artistica: un viaggio alla ricerca dell’essenza, del coraggio di cambiare e di rimettersi in discussione. Dopo il sesto posto (tra le polemiche) a Sanremo 2025 con La cura per me, brano diventato invece platino e campione di streaming, e la popolarità come conduttrice per il secondo anno di X Factor, la cantante romana si mostra oggi più luminosa che mai, 54 anni portati con la grinta e la verve di una ragazza. «Questo momento è un altro Rinascimento» racconta con il suo sorriso inconfondibile. «Non è la prima volta che accade, ma la cosa bella di non avere più vent’anni è che le cose si trasformano».
G arriva a quasi tre anni dall’ultimo disco e rappresenta una vera svolta. Non un concept album, ma un mosaico in cui ogni brano riflette un frammento della nuova Giorgia: una donna che, dopo un periodo di crisi e introspezione, sceglie di tornare al centro della propria musica. Ha lavorato con giovani autori e produttori come Federica Abbate, Alessandro La Cava, Davide Petrella e Dario Faini/Dardust, trovando un linguaggio sonoro più elettronico e attuale. «Mi sono detta: proviamoci, voglio capire come mi vedono loro, i ventenni. È stato come tornare a scuola, un esercizio di umiltà e curiosità».
Il disco si apre con Golpe, una ballata pop d’autore che è già un manifesto. «Il golpe è emotivo» spiega. «Ci diamo un bacio nel mezzo di un golpe significa rompere la violenza con un gesto di sentimento. Il buio lo vinci solo con il coraggio di un gesto d’amore». Seguono l’uptempo Tra le lune e le dune, una cavalcata electro-pop che strizza l’occhio ai Daft Punk, la profonda Carillon, dialogo tenero con la sé stessa adolescente, e Corpi Celesti, ispirata alla lunga relazione con il compagno Emanuel Lo. In Paradossale alterna fragilità e potenza, mentre Rifare tutto flirta con l’urban. «È un tempo della mia vita in cui devo dire tanti grazie – racconta –. Mi sono ricostruita addosso i vestiti e mi sono rimessa a cantare».
Centrale, nel percorso del disco, è La cura per me di Blanco, che apre e chiude l’album in due versioni – solista e in duetto con l’autore che aggiunge un graffio drammatico in più – a simboleggiare la chiusura di un cerchio. «Quel pezzo mi ha dato la spinta per terminare il lavoro. Quando ho ascoltato il provino, mi ha commosso e ho capito che avevo ancora l’istinto di riconoscere la mia canzone».
La rinascita di Giorgia parte però da lontano. Dopo il periodo buio della pandemia e l’accoglienza tiepida dell’album Blu («non è rimasto niente, neanche la canzone di Sanremo 2023 Parole delle male» ammette sincera) l’artista aveva vissuto momenti di disorientamento. «Ero confusa, uscivo dal Covid con la sensazione di non capire più il mondo della musica. Pensavo che bastasse fare quello che sentivo, ma l’industria era cambiata, la scrittura era cambiata, persino il modo di cantare. È stato un trauma, ma anche una lezione». Da quel disorientamento è nata la voglia di rimettersi in gioco. «Ho capito che da sola non bastavo più. Ho chiesto aiuto a un team, a una direzione artistica, e mi sono affidata. Non è debolezza, è maturità».
Il risultato è un disco che suona moderno senza rinnegare il passato. «All’inizio temevo che potesse sembrare una forzatura – confida – ma ho trovato un equilibrio. Ho studiato ogni pezzo, ho riscoperto il piacere di cambiare vocalità, di piegare la voce a un suono più fresco. Mi sento coerente, anche dentro la musica nuova».
Nei testi di G riaffiorano i grandi temi della sua poetica: l’amore come salvezza, la fragilità come forza, l’empatia come linguaggio universale. «Ho imparato che non è necessario parlare di ideologie. Basta trasmettere rispetto e solidarietà, suggerire un sentimento. Anche questo può essere un atto politico. Ad esempio la depressione, per me, è mancanza d’amore verso la vita».
In Carillon la cantante torna a parlarsi da ragazza: «Sembra che stia parlando a me stessa chiusa nella stanza. Da giovane mi dicevano che ero fredda, invece ero solo timida e piena di fuoco. Oggi direi a quella ragazza di rilassarsi, di non avere paura del giudizio. L’unica cosa che conta è essere in pace con la propria coscienza».
Naturalmente, il pubblico più affezionato potrebbe provare nostalgia per i brani che hanno fatto la storia della sua carriera, vere pietre miliari della musica italiana come Come saprei, Gocce di memoria, Di sole e d’azzurro. Canzoni che hanno valorizzato la sua voce in modo irripetibile. Oggi i tempi sono diversi e gli autori sono diversi: il mercato impone velocità e streaming, e anche un’artista come lei deve misurarsi con un sistema che non produce più classici ma hit immediate. Eppure, proprio per questo, il passo avanti di Giorgia è ancora più coraggioso. Perché, pur tra le mode e la volatilità delle tendenze, lei continua a cercare autenticità. E fa bene: il mondo musicale va avanti, e solo chi osa nuove strade può consolidare un successo costruito sul talento vero.
Il nuovo tour nei palasport, al via il 25 novembre da Jesolo, è già quasi tutto esaurito. «Li incastro, i brani nuovi e quelli storici – racconta –. Ci sarà una parte più intima e una più libera, dove far cantare il pubblico». Dopo la prova televisiva a X Factor, Giorgia affronta il palco con la leggerezza di chi ha ritrovato il senso del proprio mestiere. «Stare in mezzo ai ragazzi mi ha dato energia. Vedere la loro ansia, la loro fame di palco, mi ha ricordato perché ho iniziato» ammette e ricorda un episodio del 1995, quando giovanissima duettò con Mia Martini nel programma di Rai 1 Papaveri e papere condotto da Pippo Baudo. «Mia Martini mi guardò e mi disse “Mi fai tornare voglia di cantare”. Allora non l’avevo capita, la capisco ora».
E in fondo, è proprio questa la chiave di G: la voglia di ricominciare, di non restare ferma, di affrontare la musica di oggi con lo sguardo limpido di ieri. «Dal mio primo disco Giorgia del 1994 a oggi – conclude – sono tornata all’essenza. Mi sono rimessa al centro, ma senza dover dimostrare nulla. Questa è la mia rinascita».
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