Gigante capace di farsi piccolo: la lezione di Pippo Baudo a chi fa tv e non solo

La cultura resa popolare, il rispetto dell'ospite, l'ironia: nel successo di Pippo Baudo e dei suoi programmi non solo la sua cifra personale ma una lezione per chi vuole avere successo
August 17, 2025
Gigante capace di farsi piccolo: la lezione di Pippo Baudo a chi fa tv e non solo
Ansa | Pippo Baudo con Benigni nel 2005
«Scusate il ritardo», direbbe il suo caro amico Massimo Troisi, che finalmente, Lassù, potrà riabbracciare Pippo. Ma l’hanno già detto che Pippo Baudo è stato il più grande conduttore nazionalpopolare della nostra cara vecchia televisione italiana? Certo che l’hanno detto. Così come sono stati già narrati e spoilerati tutti gli aneddoti e le imprese compiute dal marito di mamma Rai e del più grande teletribuno, storie di vita e di epica in diretta che da sole potrebbero riempire tre volumi della Treccani.
E allora che cosa aggiungere di più? Solo un piccolo tributo personale, a un uomo che ho sempre guardato con l’ammirazione con cui un figlio guarda a un padre. E mio padre, Mario, voleva essere davvero Pippo Baudo. Ma non essendo andato oltre il ruolo di showman famigliare, sperava che io, il suo unico figlio, diventasse un presentatore, alla Pippo Baudo. Altro tentativo non riuscito. Per perseguire questo sogno però, fin da ragazzino, prima della folgorazione televisiva del Pippo nazionale, mi ritrovavo sempre a uno spettacolo di piazza in cui il conduttore era lui, Baudo. Alla Sagra del Garofano in un paesino umbro. Alle serate agostane del giardino delle acque di Chianciano Terme, dove la mia famiglia soggiornava fedele allo slogan sanitario “Chianciano fegato sano”, sul palco del Parco Fucoli come in un fuori onda Rai all’improvviso saliva questo gigante dal timbro di voce rassicurante che riempiva la scena ancor prima di chiamare ad esibirsi l’ospite di turno. Che, poco o tanto che valesse, veniva sempre valorizzato dal potere suadente di mastro Pippo. Così, nel caso in cui l’ospite ancora poco noto un domani fosse diventato una star, allora puntuale il principe dei talent scout Baudo avrebbe sottolineato con roboante orgoglio: «L’ho scoperto io!».
Pippo è stato un cantore unico e irripetibile dello spettacolo d’arte varia. Se fosse stato un attore, sarebbe stato Marcello Mastroianni e Sophia Loren messi insieme. Se fosse stato un cantante, per cultura lirica e melomania sicuramente sarebbe diventato un Luciano Pavarotti. Scendendo al pop, un Claudio Baglioni, al quale voleva un bene filiale, al punto da decretare d’imperio che Questo piccolo grande amore è la canzone del secolo, scorso. Se fosse stata una ballerina, sarebbe stato in doppio passo Heather Parisi e Lorella Cuccarini. Ma da quando Pippo non appariva più in tv, quello schermo si era fatto più piccolo, popolato da tanti nani travestiti da gigante come lui, e senza neanche più le ballerine.
Pippo è stato il padre del buon gusto, della tv garbata e mai gridata. Nel suo salotto di Domenica In dove tutti noi siamo cresciuti e invecchiati stando seduti sul divano a distanza molto ravvicinata da Pippo, prima dell’avvento delle zie Mare (che tutto gli devono e lo piangono) lì si discuteva davvero di cinema, teatro, musica e dell’ultimo libro appena uscito, che poi al lunedì si andava subito ad acquistare. A riempire questo abisso baudesco c’ha provato, e almeno in parte c’è riuscito, Fabio Fazio. Ma Baudo presentava, suonava e cantava alla bisogna e per questo rimarrà Mister Sanremo. Sul palco dell’Ariston hanno cercato di emularlo Carlo Conti, Fazio, Fiorello, Amadeus… e persino Mike Bongiorno, che gli ha conteso per anni lo scettro di re della conduzione televisiva, ma si è dovuto arrendere. Pippo era troppo in tutto. Troppo intelligente, e sotto quei parrucchini intercambiabili (dichiarati senza pudore allo stesso Mike che smentiva di portarli anche lui) lavorava un cervello sopraffino, da tribuno popolare dell’etere. Se fosse stato un politico, sarebbe stato Giulio Andreotti, e a un certo punto, volente nolente, Pippo è stato molto più premier di tanti presunti capi di governo. Con una differenza sostanziale rispetto a quei politici di razza: Pippo Baudo ha mangiato e fatto mangiare con la cultura. Una cultura popolare, certo, ma che è entrata nelle case e ha fatto scuola, dagli studi Rai fino all’ultimo paesello sperduto della sua Sicilia.
Lì, nella natia Militello gli fecero saltare la casa e tante volte hanno minacciato di farlo saltare, per sempre. Ma cuore impavido, Pippo fino a che ha potuto è sempre rimasto in sella a quel cavallo di Messina che troneggia davanti alla sede Rai di viale Mazzini. Un cavaliere errante di nostra sorella tv che sapeva diventare serio quando c’era da presentare le ombre sospette e oscure di questo Paese e poi sorridere davanti alla vis comica di Troisi. Ecco, se non fosse stato Pippo Baudo forse come uomo avrebbe voluto essere Troisi. Non dimenticherò mai quella puntata di Domenica In in cui Pippo gli chiese: «Abbiamo ricevuto un sacco di telefonate di donne, quindi dobbiamo dedurre che Massimo Troisi piace molto alle donne?». E Troisi con il suo sguardo sornione rispondeva: «Non capisco Pippo…se avessero telefonato dei cavalli allora anche io mi chiederei, mah come mai Troisi piace ai cavalli? Ma io essendo uomo mi sembra naturale che piaccio alle donne». Questa gag sono sicuro che in questo preciso momento sarà la prima che da Lassù Pippo riprenderà, ricominciando a condurre il suo vero programma, che è stato quello di vivere e condividere, sogni, gioie, emozioni e anche sconfitte, con un popolo intero. Che poi era e rimarrà, per sempre il suo amato pubblico.

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