sabato 5 aprile 2014
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A come ateismo. B come Blake (William, il poeta inglese) o Bergman (Ingmar, il regista svedese). C come credenti o Cioran (Emil, il filosofo romeno). D naturalmente come Dio. E via così fino alla Z di Zarathustra, passando magari per la L di Ligabue (il rocker emiliano) o di Leopardi, fino ad arrivare alla doppia W di Wrestling. Il “Cortile dei gentili”, l’iniziativa che fa capo al Pontificio Consiglio della Cultura e che mette in dialogo atei e credenti, svela un volto enciclopedico e originale.Enciclopedico perché l’elenco di voci di cui abbiamo dato un piccolo assaggio è contenuta in una specie di biblioteca virtuale su internet. Sorprendente perché, per conoscerne gli autori, bisogna vedere alla voce “giovani”. Sono loro infatti gli animatori e gli estensori delle singole schede che fanno parte del blog “Studenti nel cortile” (ospitato su www.cortiledeigentili.com). E sono i loro occhi, le loro sensibilità, la loro cultura che intercettano la materia prima del “Cortile” con un approccio per molti versi sorprendente. Questo blog, infatti, è come un scanner che passa in rassegna film, canzoni, musica, libri, poesie, persino fumetti e cartoni animati, sul tema posto dall’eterna domanda: «Ma Dio esiste o no?».«L’abbiamo strutturato in maniera diversa – spiega Sergio Ventura, docente di religione e coordinatore dell’iniziativa –, e infatti al posto del classico botta e risposta, il blog offre ai navigatori del web e a tutti coloro che si interessano del dialogo tra credenti non credenti una serie di schede “pensate” per animare incontri, confronti, dibattiti. Insomma una sorta di biblioteca online in cui attingere materiali difficilmente reperibili altrove».L’idea è piaciuta al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura che ne ha affidato la supervisione a padre Laurent Mazas, suo collaboratore nel dicastero, e la realizzazione pratica a Ventura. E così il “Cortile dei gentili” è entrato nelle scuole anche attraverso un’altra iniziativa: un concorso nazionale sul tema “Scienze umane, naturali e religiose in dialogo: la via della Bellezza” indetto d’intesa con il ministero dell’Istruzione. Quasi 350 gli elaborati pervenuti alla giuria che premierà i vincitori a giugno. Erano ammessi non solo temi, saggi brevi o articoli di giornale, ma anche composizioni musicali (pop o addirittura rap), pitture e fumetti. In sostanza un approccio poliedrico che è comune del resto anche al blog. Ventura ha messo al lavoro gli studenti del liceo classico “Torquato Tasso” di Roma, avvalendosi anche dell’aiuto di Maria Grazia Giordano, una collega del liceo “Orazio”, sempre nella capitale. E così, scheda dopo scheda, il sito si è arricchito di contenuti e di sezioni dai nome evocativi. “Una canzone per te”, “L’In-assente”, “Caro amico ti ho scritto” oppure “Nickname Illumi-mystic”. Quella più originale è forse la sezione che si intitola “Wrestling tra l’ateo e il credente”. Il dialogo visto come una lotta senza esclusione di colpi? «Beh, nulla di nuovo sotto il sole – dicono i promotori –. Nella Bibbia non si racconta di un certo Giacobbe che lotta con Dio o di Giona che si rifiuta di andare a Ninive e ingaggia in un certo senso un duello con il Signore?». Il wrestling di cui parlano i ragazzi è più intellettuale e può prendere spunto per esempio da una poesia di Blake («Sono andato nel giardino dell’amore / e ho visto ciò che non avevo mai visto»), che come scrive Costanza Filippi, «nonostante la sua vena anticlericale, non rinuncia al rapporto con l’infinito e l’indefinito» e lascia intravedere persino «un lato mistico». Oppure da un dramma come Sunset limited, in cui Cormac McCarthy mette in scena un dialogo serrato tra un intellettuale bianco che ha appena tentato il suicidio e il suo salvatore, un ex carcerato nero che ha ritrovato la fede. Salvo poi a invertire i ruoli, ricorda Livia Danese, per cui «il nero non è più l’angelo salvatore, ma anzi il bianco diventa l’angelo tentatore che mette alla prova la fede del credente».A volte il wrestling diventa anche fisico. Ginevra Buratti compila la scheda sul film di Bergman, Il posto delle fragole, e si sofferma sulla scazzottata tra il giovane teologo «che incarna la figura del credente immaturo» e il medico che «indossa la maschera dell’ateo razionalista, il quale cade però in una nuova forma di idolatria». La domanda dell’amica che alla fine della zuffa li provoca con un beffardo: «Allora, Dio esiste o no?» è l’immagine di tanti dibattiti che non approdano a nulla.Il blog invece suggerisce l’idea della ricerca, del confronto, della riflessione, andando ad esplorare territori apparentemente aridi e invece fertilissimi. È il caso delle canzoni dei Good Charlotte, un gruppo pop punk statunitense che nel cd The Chronicles of life and death, riscopre la fede e la canta. Rachele Pecori ne parla nella scheda dedicata a due loro pezzi The river e We Believe. Colpiscono per esempio alcuni versi di quest’ultimo brano: «C’è un amore che potrebbe cadere come fosse pioggia, lascia che il perdono lavi via il dolore». E l’autrice della scheda, rimandando al link di TouTube (cosa che avviene sempre quando si tratta di film o canzoni) annota: «Significative sono le scene del video: uragani, guerra, scontri guerriglie, ma anche persone di ogni età (la nonna con la nipotina in braccio), di ogni razza, lingua e colore insieme; e soprattutto la sbocciare dei fiori».Insomma una dispensa dove attingere ingredienti classici (c’è una scheda sulla religiosità di Leopardi, ad esempio) o nouvelle cuisine (prendete questi versi di una canzone del rapper Dj Mike, Lo spazzacamino, «più dico che all’immagine di Dio non ci credo / più trasparente e fragile mi sento solo e prego») per comporre quella torta profumata che è in fondo il senso della vita. Ingredienti offerti, suggerisce Ventura, nell’introduzione, a tutti quelli che ripetono con Fabrizio De André (la cui foto campeggia sul blog) «senza di te non so più dove andare / come una mosca cieca che non sa più volare» (Spiritual). O che con Giorgio Caproni (altro autore citato dai ragazzi) ingaggiano il più lirico e laico dei wrestling con l’Assoluto: «Dio di volontà, Dio onnipotente, cerca, / (Sforzati!), a furia d’insistere, – almeno – d’esistere».
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