lunedì 4 marzo 2024
Trent'anni dopo "Ferie d'agosto" il regista riprende il filo con le due famiglie che si ritrovano in vacanza con tanti ideali sepolti: «Un film di bilanci dove si parla di morte ma anche di rinascite»
Il regista Paolo Virzì alla presentazione del film "Un altro ferragosto" dal 7 marzo nelle sale

Il regista Paolo Virzì alla presentazione del film "Un altro ferragosto" dal 7 marzo nelle sale - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Sono circa 28 anni che a Paolo Virzì viene fatta da spettatori, giornalisti e anche attori sempre la stessa domanda: a quando il sequel di Ferie d’agosto? Il film, pensato nel 1994 e arrivato nelle sale nel 1996, vincendo il David di Donatello come miglior film, fece molto discutere. Ma il regista toscano non si sentiva un tipo da sequel e ci sono voluti quindi quasi tre decenni per convincersi a realizzare Un altro ferragosto, nelle sale dal 7 marzo con 01 Distribution, che dopo l’Italia di Berlusconi fotografa quella degli influencer e di una sinistra sempre più in crisi.

Le due tribù, la comitiva Molino e la famiglia Mazzalupi, tornano quindi a Ventotene, i primi per trascorrere un’ultima estate con Sandro, malato terminale, e i secondi per festeggiare un matrimonio molto social. A Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Laura Morante, Gigio Alberti, Tiziana Cruciani, Raffaella Leborroni, Rocco Papaleo si aggiungono, tra gli altri, Christian De Sica, Vinicio Marchioni, Anna Ferraioli-Ravel, Andrea Carpenzano, Emanuela Fanelli (premio per il miglior monologo).

«Il film – dice Virzì, che lo ha scritto insieme al fratello Carlo e a Francesco Bruni e che ha presentato proprio ieri, il giorno del suo 60° compleanno – nasce da una pressione fortissima, affettuosa e ostinata, quasi ossessiva, ma a me sembrava una furbata e poi nel frattempo erano morti Piero Natoli ed Ennio Fantastichini. Quando però uno spettatore mi ha chiesto perché temessi il tema della morte e quando i confinati di Ventotene, tra cui Sandro Pertini, mi sono apparsi in sogno, ho capito che il lutto della famiglia Mazzoleni poteva essere una parte importante dl racconto. Un altro Ferragosto è anche un film sulla morte, che fa parte della vita, ma si parla pure di nascite e rinascite, innamoramenti e amori mai finiti. Di papà diventati perfetti e di mamme imperfette. Quindi ci troverete anche il tema della genitorialità».

La struttura è la stessa del film precedente – le vicende dei due gruppi si alternano per poi incrociarsi – ma l’Italia di oggi è diversa. «Nel 1996 raccontavamo un’epoca che si è ormai conclusa lasciando il posto a un’altra. Per i personaggi è tempo di bilanci, l’occasione per riflettere sul tempo che passa, sulla vecchiaia che non vuol dire maturità, sulla scoperta delle proprie fragilità. Ferie d’agosto era il mio secondo film, era girato male, mi interessava solo raccontare i desideri e le paure dei personaggi. Oggi sono tecnicamente più bravo, ma non sono più il trentenne di allora. Anche Ventotene è cambiata, ma resta il simbolo dell’idea fondativa della convivenza civile del dopoguerra. E tornarci oggi era importante, mentre esplodono le guerre e la democrazia è in crisi... Forse non tutto è perduto: magari quel bambino che ascolta i racconti su Ventotene sarà il prossimo leader della sinistra».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: