sabato 28 agosto 2010
Protettrice degli insidiosi viaggi verso le Americhe, che pullulano di chiese a lei dedicate, la Virgen è una statua piccola come una bambola racchiusa in uno scrigno barocco, in un paese sperduto dell’Estremadura.
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Arrivando da Nord percorri strade di montagna tortuose lungo crinali di boschi. Ulivi, castagni, gole; colline che si susseguono, senza tracce di uomini, all’infinito. Guadalupe appare all’improvviso, in un avvallamento. Già da lontano la mole squadrata della basilica si mostra imponente. Due torri quadrate da fortezza, e in cima all’ampia scalinata di pietra chiara la facciata gotica mudejar che splende sotto al sole torrido della Estremadura. Nostra Signora di Guadalupe ti si para di fronte come un altare, come un mausoleo di trionfo: innalzato alla Vergine da uomini grati di remote memorabili vittorie, di straordinarie conquiste.Guadalupe è il santuario mariano dell’età d’oro della Spagna. Qui venne, nel 1340, re Alfonso XI, a ringraziare d’avere sgominato in battaglia il Saladino. Centocinquant’anni dopo, il 14 febbraio 1493, sul diario di bordo di una caravella che tornava dall’Atlantico verso la Spagna fu scritto un voto: andrò a Guadalupe a ringraziare la Signora, per le nuove terre che mi ha concesso di scoprire. Cristoforo Colombo mantenne la promessa.E secoli di storia della Spagna, dalla Reconquista allo svelarsi del Nuovo Mondo, all’affluire degli ori delle Americhe, stanno scritti, come sospesi fra le poderose mura di questo antico santuario, in un piccolo sperduto paese di duemila anime. Nel chiostro più antico, l’impronta mudejar dell’arte islamica è forte negli archi dei portici, nelle fontane preziose. Il chiostro gotico della Hospedaleria è invece austero, ascetico. Mentre nella Sacrestia sfolgora la ricchezza del Barocco: ori e colori cupi, e larghe ombre che suggeriscono l’anima inquieta della Controriforma in Spagna, intrisa dello sgomento di un Aldilà severo.Ma la storia della Virgen di Guadalupe, della Madonna nera piccola come una bambola che troneggia in basilica dall’alto di un retablo barocco tutto fregi e ori, è più antica ancora. Affonda in tempi così remoti che sconfina nella leggenda. La leggenda di una Madonna dipinta da san Luca, e insieme all’evangelista seppellita. L’immagine passò per Costantinopoli, arrivò a Roma, fu donata da papa Gregorio Magno a san Leandro, arcivescovo di Siviglia. L’invasione araba è del 711. Mentre i Mori avanzavano, dei chierici portarono via la Madonna e la nascosero lontano, nel cuore aspro della Spagna, nei boschi della Estremadura.Passarono cinque secoli. Un giorno un giovane di Caceres che pascolava vacche al rio Guadalupe si vide apparire davanti una Signora: «No temas, que yo soy la Madre de Dios». La Signora ordinò che si scavasse in quel luogo. Sepolta sotto terra fu trovata un’icona della Virgen. La Signora ordinò che si costruisse una piccola chiesa: «Ma un giorno – profetizzò – qui sorgerà un grande tempio, e verrà una moltitudine di pellegrini».Il primo miracolato di Guadalupe fu il figlio del pastore. La madre a casa ne stava piangendo la morte. Il pastore pregò la Signora, e il bambino si alzò, vivo. Il clamore del miracolo: una folla di uomini e donne cominciò ad accorrere nel bosco come una fiumana. La fama della Virgen si allargò in tutto il paese. Vennero in Spagna, in ginocchio; vennero i mendicanti. Vennero i malati. Fu fondato un monastero. I frati dell’Ordine di San Geronimo allestirono un ospedale e una scuola di medicina; e laboratori di miniatura, dove splendidamente gli amanuensi copiavano e illustravano i sacri testi. Guadalupe diventò Santuario Reale. Simile a un feudo, con le sue terre, i granai, i contadini. Cittadella scaturita in una terra abbandonata, fra i castagni, e le pecore, da un’immagine sepolta.Quando la Spagna mosse alla conquista delle Americhe, la Virgen diventò la protettrice di quei viaggi perigliosi verso l’ignoto. Condottieri e marinai venivano prima di partire, e tornavano poi a ringraziare. Portavano con sé nell’oceano le immagini di quella Madonna; e arrivati nelle Americhe costruivano nuove chiese, con la Virgen di Guadalupe sull’altare. Il Sudamerica è una costellazione di chiese che portano quel nome. Lo stesso grande santuario messicano sembra il luogo del connubio fra la fede indios e quella spagnola, con una Madonna così simile a quella venerata dai colonizzatori. Reina de las Españas, solo di Spagna, ma "delle" Spagne che si allargarono nel Nuovo Mondo. Poi, la storia macinò altri secoli. Nel 1835 Guadalupe venne espropriata come tutti i beni ecclesiastici, i frati cacciati. Mura e convento si avviarono alla rovina. Solo all’inizio del Novecento arrivarono i Francescani; e pietra su pietra riportarono tutto alla gloria antica.Oggi, Guadalupe è regale e splendida. Ma lo straniero che arriva in questo luogo aspro, per strade dove ti insegue solo il volo dei corvi, può faticare a leggere la sua storia. L’imponenza della basilica, la sua mole d’altare trionfale e le ombre scure del convento sembrano parlare di un cristianesimo a noi remoto. La Virgen appare così piccola e lontana, nella Chiesa. Bisogna salire verso il Camerin carico di ori barocchi; allora un giovane frate gira l’immagine verso i pellegrini, che si inchinano e la baciano. Poi, la Virgen ruota di nuovo su se stessa, quasi voltasse le spalle – come una regina che concluda l’udienza. Troppi secoli, troppa storia e troppa gloria, ti chiedi, faticano a lasciarti comprendere l’anima di questo cuore della Spagna?Ma incontri, a spiegarti cos’è stata Guadalupe, uno straordinario cronista. Nella Sacrestia si allineano otto tele di Francisco Zurbarán, un grande del Barocco spagnolo. Zurbarán, originario della Estremadura, dipinse la vita dei monaci di San Geronimo. Eccoli, allineati nella penombra, con i sai bianchi e neri, e i volti pallidi di lunghe veglie di preghiera: frate Martin de Vizcaya che distribuisce il pane ai poveri; e frate Gonzalo de Illescas che sembra seguire ovunque con lo sguardo profondo il visitatore – così che della Sacrestia è detto il Guardiano. E frate Juan de Carriòn, che si congeda dai confratelli prima di morire. Occhi intensi, ombre nette, e il silenzio del monastero come stampato, impresso sulle tele. Miracoli: l’apparizione di Cristo a frate Andrés de Salmeron. Tentazioni: frate Diego de Orgaz che caccia nelle tenebre della notte fiere immonde, e maligne ungulate creature. Cronache, ti dici incantata davanti a quella sfilata di volti così lontani, eppure così vivi: ecco cos’era questo posto, nei suoi secoli d’oro.Nella pace del chiostro mudejar, fra fiori sgargianti e profumatissimi, Guadalupe esce dalle sue ombre e si fa improvvisamente carnale e viva. Ma le scale in stile plateresco che conducono al Coro di nuovo sembrano così arcane – come portassero molto lontano. Fede e storia, grazia e mistero annodati inestricabilmente nel cuore della Spagna. Fra gli ulivi e i castagni, in terre impervie dove mai, ragionevolmente, nessuno avrebbe pensato che moltitudini di uomini, e condottieri e re venissero, pellegrini, a inginocchiarsi.
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