mercoledì 19 marzo 2014
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Una «clinica dell’anima». La citazione, riferita al Salone del Libro di Torino, è del cardinale Gianfranco Ravasi. È relativa a un racconto dello storico greco Ecateo di Abdera, vissuto fra IV e II secolo a.C., che in Egitto, alla corte di Tolomeo I, viene portato a visitare il complesso di Ramesse II, il più grande dei faraoni, vissuto dieci secoli prima. Ecateo chiede spiegazioni sui geroglifici. In una grande sala vede una scritta molto grande e breve. La guida gliela traduce in greco antico con due sole parole: «Clinica dell’anima», sottolineando che si trattava della biblioteca del faraone. In questo senso, ha detto Ravasi, «l’espressione può essere una buona definizione anche per il Salone di Torino». Una sorta di buon auspicio: «In un’Italia in cui la lettura non è parte dello scorrere del tempo quotidiano i libri sarebbero un’ottima clinica, un ospedale necessario».Il cardinale Ravasi ha presentato ieri a Roma la partecipazione della Santa Sede al Salone internazionale del libro di Torino (7-12 maggio), quale ospite d’onore (dal 2001 è tradizione la presenza di una nazione straniera come ospite), illustrando le caratteristiche dell’originalissimo padiglione e le numerose iniziative culturali annesse. Con Ravasi c’erano, moderati dal direttore della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi, il direttore della Libreria Editrice Vaticana don Giuseppe Costa, il presidente della Fondazione per il libro, la musica a la cultura Rolando Picchioni e il direttore editoriale del Salone, Ernesto Ferrero. Presenti, in sala, anche il sindaco di Torino Piero Fassino e il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota.Dicevamo del padiglione della Santa Sede. Si tratta di una grande cupola di libri progettata dall’architetto della Città del Vaticano Roberto Pulitani riprendendo il progetto per la Basilica Vaticana realizzato da Donato Bramante, del quale l’11 aprile si celebrano i cinquecento anni dalla morte. Alla base della struttura, sui banconi che riprendono la pianta bramantesca, saranno esposte alcune significative opere d’arte provenienti dal Vaticano e custodite da alcune delle istituzioni pontificie ed ecclesiali rappresentate al Salone: oltre alla Lev, anche la Biblioteca vaticana, l’Archivio segreto, i Musei vaticani, la Pontificia commissione di archeologia sacra, le varie Accademie pontificie, l’Ufficio filatelico e numismatico, la diocesi di Torino. Fra i pezzi di maggior interesse, sempre relativi ai libri e alla lettura, un disegno di Botticelli raffigurante l’Inferno come illustrazione della Divina Commedia; alcuni documenti storici relativi al Piemonte, in particolare alcune lettere a Pio IX scritte da Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II e don Bosco; volumi con disegni e litografie di grandi artisti contemporanei come il Cantico delle creature di san Francesco illustrato da Miró; alcuni frammenti marmorei fra i quali due interessanti bassorilievi provenienti da catacombe in cui sono rappresentate figure intente alla lettura di testi sacri. La Lev dal canto suo, ha spiegato don Giuseppe Costa, presenterà due nuovi volumi di papa Francesco: un testo che raccoglie due scritti sull’educazione dell’allora cardinale di Buenos Aires e un volume sul dialogo interreligioso di Francesco con Abraham Skorka e Marcelo Figueroa. Il ragionamento introduttivo di Ravasi sull’importanza dei libri per la crescita non solo culturale, ma anche morale e «dell’anima» del nostro Paese, è stato ripreso da Ernesto Ferrero, che ha parlato di «crisi morale e culturale», con «l’irrisione dei valori primari su cui si regge una società civile», e di cui gli aspetti economici e finanziari «sono una diretta conseguenza». Crisi che ha prodotto, secondo gli ultimi dati, un calo del 21% delle spese relative alla cultura negli ultimi tre anni. «E sarebbe stato ancora peggiore se non ci fosse stato il boom editoriale dei testi su Bergoglio». Insomma, «la cultura non è più sentita come il necessario propellente per la crescita personale e collettiva», non solo da parte dei singoli cittadini, ma anche e colpevolmente dalle amministrazioni e dai governi. «Ma come dimostra la cupola di libri dello stand della Santa Sede al Salone c’è uno stretto nesso fra cultura, lettura, etica ed elevazione dell’anima, nella considerazione che i libri non sono un privilegio per pochi, ma un bene comune accessibile a tutti. Ed è interessante rilevare che lo scorso anno il numero dei visitatori del Salone del Libro ha fatto registrare un 7% in più».
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