martedì 13 settembre 2022
Persino organizzazioni religiose se ne sono fatte portabandiera: eppure è una risposta che non apre orizzonti, ma che ingabbia le aspettative umane. Uno studio di Tosolini
Una foto di scena del film "Naqoyqatsi" di Godfrey Reggio

Una foto di scena del film "Naqoyqatsi" di Godfrey Reggio - Ansa

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Perché rinunziare all’anima? Esattamente vent’anni fa fece discutere un libretto dello studioso Andrea Vaccaro, pubblicato dalle Edb, che per la prima volta pose in maniera significativa la questione della sfida delle neuroscienze alla teologia. Filosofi della mente e teorici dell’intelligenza artificiale da tempo peraltro avanzavano teorie e visioni antropologiche per cui l’uomo è senz’anima, individuando nel cervello «un aggregato di molecole». E poiché la mente è pura materia, per i seguaci di Marvin Minsky, il primo a parlare nel 1956 di intelligenza artificiale, non si vede perché un altro tipo di materia, debitamente assemblato e organizzato, non possa svolgere al meglio le medesime funzioni della materia cerebrale. Si legge nel suo saggio più famoso, La società della mente (1986): «Per quanto mi riguarda, il cosiddetto problema mente-corpo non racchiude alcun mistero. La mente è semplicemente ciò che fa il cervello. Le menti sono macchine? A questo non oppongo alcun dubbio, mi chiedo solo: che genere di macchine? E benché i più ritengano degradante essere considerati macchine, spero che questo libro faccia germogliare in loro il pensiero che è meraviglioso essere macchine dotate di poteri così mirabili». Ma oggi è il transumanesimo a inquietare il mondo delle religioni, come traspare nel volume di Tiziano Tosolini A nostra immagine, da poco edito da Emi (pagine 102, euro 10). Il miraggio dell’immortalità, raggiungibile col semplice transfer dei dati del cervello su un supporto elettronico non deperibile come il corpo umano, è la promessa di questo movimento filosofico che finisce in realtà per negare ogni spiritualità. Grazie allo sviluppo tecnologico, saremo in grado di superare i limiti posti dall’evoluzione alla natura umana e, con la fusione dell’ingegno umano contenuto nel cervello e della tecnologia che realizza computer sempre più elaborati e pensanti, di cancellare il nostro destino di morte. Che colpirà solo il nostro corpo ma non quanto abbiamo appreso e immagazzinato negli anni della nostra esistenza umana. È il passaggio dall’Homo sapiens all’Homo tecnologicus quello che viene pronosticato. «L’idea più pericolosa del mondo», ha commentato il filosofo Francis Fukuyama, perché elimina da ogni scenario futuro ogni idea di uno sviluppo spirituale dell’uomo e riduce la vita umana alle informazioni che ognuno di noi possiede nel proprio cervello. Secondo Tosolini sono le religioni orientali, buddhismo, induismo, taoismo e shintoismo a essere quelle che più possono essere avvicinate alle visioni tecnoscientifiche dei transumanisti, con l’annotazione curiosa che la maggior parte dei sostenitori di questa corrente filosofico-scientifica provengono dalla cultura ebraica, come il fondatore della Singularity University Ray Kurzweil. Due obiettivi avvicinano il buddhismo al transumanesimo: l’eliminazione della sofferenza e il miglioramento progressivo della condizione umana. «In entrambi - sottolinea l’autore - vi è la consapevolezza che al raggiungimento di questo ideale ultimo della vita umana il corpo (e le sue funzioni) non è assolutamente più necessario: o perché è stato rimpiazzato da altri supporti artificiali molto più durevoli su cui impiantare i dati del nostro cervello, o perché, nel conseguire il nirvana, la fiamma del desiderio si è finalmente estinta». In realtà, come rileva ancora Tosolini, prolungare la vita per un tempo indefinito non ha senso per i buddhisti, il cui scopo finale non è certo la longevità. Anche per gli induisti lo scopo è liberarsi da ogni illusione e desiderio pervenendo alla fusione del sé con il tutto, per cui è irrilevante la preservazione della propria identità. Il tecno-animismo shintoista sembra più conciliabile con il principio dei transumanisti dell’unione fra tecnologia e uomo, anche se mai questi ultimi si sognerebbero di sostenere che la materia ha un proprio spirito. Se ebraismo e islam mantengono una posizione favorevolissima al progresso scientifico che può aiutare lo sviluppo dell’uomo, ma non dimenticano la verticalità dell’elemento divino, è il mormonismo paradossalmente la visione religiosa più assimilabile a quella transumanista, con la sua convinzione che le Scritture invitino l’uomo ad andare oltre se stesso e a trascendere le limitazioni del corpo. Tanto che è sorto un movimento denominato Mormon transhumanist association che mira a utilizzare la tecnologia per giungere alla divinizzazione. Conclude Tosolini: «Di fronte a questa estrema tentazione di onnipotenza, il progetto del transumanesimo sembra fallire proprio là dove le antiche tradizioni religiose traggono ancora la propria vitalità e la propria forza per riproporre i loro credi: nel sapere esattamente perché e dove indirizzare la propria volontà affinché la propria esistenza riscopra in se stessa quel significato che la rende unica, vera e intrinsecamente votata a essere in comunione con il divino».

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