mercoledì 4 luglio 2018
Il corridore siciliano sembra l'unico in grado di far saltare il banco al giro di Francia che scatta sabato
Vincenzo Nibali, il corridore siciliano vincitore del Tour de France nel 2014

Vincenzo Nibali, il corridore siciliano vincitore del Tour de France nel 2014

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Il caso Froome è servito per accendere prepotentemente le luci sul Tour de France. Che questo sia stato voluto resta un mistero, di certo male non ha fatto in un periodo in cui in Francia e nel mondo si parla di futbol.
Domenica scorsa la presa di posizione della Grande Boucle: Froome è sgradito, vi invitiamo a lasciarlo a casa (articolo 29 del regolamento della corsa: tutela d’immagine). Pronta la risposta del team Sky, la formazione del sudafricano bianco, che ha impugnato immediatamente la decisione presentando appello d’urgenza alla camera arbitrale del Comitato olimpico francese. La decisione sarebbe dovuta già arrivare, ma lunedì, con tempestività provvidenziale quanto sospetta, è arrivata dopo quasi dieci mesi di dibattimenti e perizie legali per la vicenda legata al «risultato analitico avverso» sul salbutamolo riscontrato lo scorso 7 settembre alla Vuelta dopo analisi delle urine di Froome, la tanto agognata e sospirata nonché risolutiva assoluzione. Fine delle discussioni: il corridore della Sky non ha violato alcuna norma antidoping. «Un solo campione di urina non è un indicatore affidabile della quantità inalata», la spiegazione del tribunale dell’Uci.

Cosa fatta, capo ha. Da sabato si corre. Il Tour parte dalla Vandea, da Noirmoutier-en-l’Ile con Chris Froome che sfoggerà come da regolamento il numero 1 sulle spalle, essendo il numero uno e l’ultimo vincitore. Dopo aver ottenuto la vittoria forse più importante della sua importante carriera in un’aula di tribunale, Froome insegue a questo punto la storia, che è già adesso ricca e luminescente, visto che può mostrare quattro Tour, una Vuelta e un Giro.
Ma davanti a sè ha tre settimane di corsa, 21 tappe, 3.351 km più una serie di record da inseguire. Per esempio la doppietta Giro-Tour che non riesce dal 1998, anno di grazia di Marco Pantani. Il quarto grande Giro vinto consecutivamente nella stessa stagione (al momento è a tre: Tour 2017, Vuelta 2017, Giro 2018) come solo Eddy Merckx tra il 1972 e il 1973 è stato capace di fare. E ultimo ma non ultimo, insegue la cinquina, il quinto Tour de France, alla maniera di Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault e Miguel Indurain.
A sfidarlo, praticamente tutti i migliori specialisti del mondo, a cominciare dalla corazzata Movistar che si schiererà con tre punte come Quintana, Valverde e Landa. Poi Bardet, Barguil, Alaphilippe, Pinot e Guillaume Martin speranze di una Francia che non vince la sua corsa dal 1985, gli olandesi Mollema, Kruiswijk e Dumoulin, il russo Zakarin, il polacco Majka, l’australiano Porte, il colombiano Uran, il danese Fuglsang, l’irlandese Daniel Martin. Il mondo si sfida per conquistare la Francia.
E l’Italia? Sarà tutta sulle spalle di Vincenzo Nibali che, dopo aver conquistato la Sanremo, ha messo nel mirino il Tour e la storia. Sì, la storia perché i numeri hanno un peso: dal 1980 solo un corridore di 33 anni ha vinto il Tour. Ci riuscì Joop Zoetemelk in quell’anno, poi solo Cadel Evans nel 2001. E prima di loro bisogna risalire al 1952 per la seconda impresa di Fausto Coppi. Più vecchi, solo Henri Pelissier nel 1924 e Gino Bartali nel 1948, per entrambi 34 anni compiuti. I numeri hanno un peso e danno un senso speciale all’impresa cui punta Vincenzo Nibali che di anni ne compirà 34 il 14 novembre prossimo.
La partenza da Noirmoutier-en-l’Ile propone 110 km (sui 201 totali) lungo le coste della Vandea, affacciate sull’Oceano Atlantico. Dopo una prevedibile volata (attenti al vento) a La Roche-sur-Yon, lunedì 9 luglio sarà la volta della cronosquadre: 35,5 km lungo un percorso esigente che propone diversi cambi di ritmo e addirittura una salita nel finale prima di tornare a Cholet.
La prima settimana del Tour si conclude con la tappa in assoluto più temuta dai big, quella del pavé con l’arrivo a Roubaix. Quindici settori di pietre per un totale di 21,7 chilometri compreso quello - decisamente impegnativo - di Camphin-en-Pévèle di 1800 metri.
E poi tante montagne. Prima le Alpi, poi il Massiccio e infine, nell’ultima e decisiva settimana i Pirenei. Dai 21 storici tornanti che portano all’Alpe d’Huez, al Col d’Aspin, il Tourmalet e l’Aubisque. Nella Saint-Pée-sur-Nivelle - Espelette, unica cronometro individuale del Tour (31 km) per nulla adatti agli specialisti, si chiuderanno i giochi.
Nibali ce la può fare? Questo è il vero interrogativo. Non sarà facile, ma il siciliano è l’unico che ha la statura per poter ambire ad un grande risultato. La cronosquadre non gioca a suo favore (favoritissima la Sky di Froome, che ha la possibilità, già alla 3° tappa, di mettere in cascina un bel vantaggio), ma Vincenzo, se ispirato e in condizione, è capace di qualsiasi cosa. Se ci sarà battaglia - da parte di tutti -, Nibali è in grado di far saltare il banco, di inserirsi e approfittare delle situazioni. Se regnerà invece la paura di sbagliare e l’attendismo, ci sarà poco da sperare e attendere: Froome ha già vinto.

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