venerdì 1 settembre 2017
Torna la manifestazione che richiama migliaia di appassionati. Anche se il maltempo potrebbe guastare la festa. Una bella iniziativa che, come la Maratona delle Dolomiti, aiuta a spingere il turismo
Stelvio Bike Day, tutto il passo aperto ai ciclisti
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Le previsioni del tempo non sono state clementi con gli organizzatori dello Stelvio Bike Day di quest'anno (sabato 2 settembre). Le temperature vicine allo zero, con possibilità di qualche grado sotto la soglia critica, e il rischio di neve hanno già spinto ad annullare i punti di ristoro sul versante lombardo con relativo consiglio a non salire in bicicletta da Bormio. Gli organizzatori decideranno cosa fare sul versante altoatesino con partenza da Prato allo Stelvio. Una delusione per oltre diecimila appassionati della manifestazione che consente di salire senza la fastidiosa compagnia di auto e moto ai 2.758 metri del secondo valico più alto d'Europa (l'Iseran lo precede con appena 12 metri di altezza in più), sicuramente il più affascinante: il paradiso di ogni ciclista.

Un anno fa erano stati 8.415 i partecipanti dal versante altoatesino e 2.986 da quello lombardo. Quasi 11.500 valorosi. In Val Venosta in questi giorni gli hotel erano esauriti fino a un'ora di distanza dalla partenza: una vera manna per gli albergatori che possono prolungare il pienone di agosto dopo il rientro in città dei turisti. Un indotto economico che conoscono bene nelle Dolomiti: sono addirittura 20.000 i ciclisti che trasformano il Sella Ronda Bike Day di giugno in una gigantesca festa popolare lungo i quattro mitici passi: Sella, Pordoi, Campologongo e Gardena. Un'invasione che si ripete a luglio con la Maratona delle Dolomiti e qualche chilometro più a ovest in Lombardia con la Re Stelvio Mapei (in questi ultimi due casi si paga un'iscrizione perché le prestazioni sono cronometrate, in occasione di Sella Ronda e Stelvio Bike Day invece no, la partecipazione è libera).

Queste sono le opportunità più conosciute di strade chiuse per tutta la durata della competizione lungo le salite alpine nel nostro Paese. Le altre numerosissime Gran Fondo, organizzate in Italia, invece garantiscono strade chiuse a tutti per la prima ora, dopo solo per i primi della gara. I tentativi di ampliare il novero delle manifestazioni simili a Stelvio e Sella Ronda Bike Day si scontano spesso con la miopia di amministrazioni locali e commercianti. «Sarebbe invece ora che tutti capissero che questi ritrovi ciclistici rappresentano occasioni uniche per albergatori, ristoratori e negozi», spiega Paolo Tagliacarne, fondatore dell'associazione sportiva Turbolento di Milano che ha tentato di applicare il modello "bike day" al mitico Passo del Ghisallo, simbolo del giro di Lombardia (e da ultimo ha preso a cuore il ripristino della vecchia strada del Colle del Nivolet nel Parco Nazionale del Gran Paradiso). Niente da fare: nonostante il sostegno dell'Ente Fiera di Erba, l'idea non è passata a causa dell'opposizione di tanti ristoratori di località del Lago di Como che temevano di perdere gli automobilisti in gita per il pranzo della domenica, ancorati all'idea ormai un po' anacronistica del ciclista che si porta il panino da casa. «Non hanno capito che sarebbero arrivati migliaia di cicloturisti da tutta Europa che non vedono l'ora di fare il Ghisallo con la strada aperta solo alle biciclette».

Impressionanti le potenzialità di queste iniziative. La Ride London, manifestazione che si svolge a fine luglio nella capitale britannica, è diventata il riferimento mondiale: 35.000 partecipanti con la metropoli quasi completamene chiusa al traffico per consentire ai ciclisti di completare un percorso da 160 chilometri, 60 dei quali lungo le strade cittadine. Non è solo una questione di civiltà verso mezzi di trasporto più sostenibili, ma anche lungimiranza per un movimento che rappresenta una ricchezza dal punto di vista economico. Tra Londra, Passo dello Stelvio e Dolomiti lo hanno capito bene. Ora tocca ad altri metabolizzare questo concetto.

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