venerdì 9 giugno 2017
L'originale disciplina sportiva nata negli Usa ora sta conquistando anche i “guerrieri” italiani: una prova di resistenza per piccoli e grandi fra maratone, pareti da scalare e corse nei boschi
Ecco i nuovi eroi di Sparta
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Sono molti di più dei “Trecento” di Leonida, l’eroico sovrano di Sparta che cadde sul campo di battaglia alle Termopili contro l’esercito del re persiano Serse (agosto del 480 a.C.); infatti sono migliaia i gladiatori moderni della “Spartan Race”. Una gara per uomini duri, ma non solo. Di sicuro ad assistere alle imprese di manager, impiegati e casalinghe che vi si sottopongono, si tratta di una prova di forza per saggiare limiti fisici e resistenza. Ma il tutto avviene in una gara aperta anche alle donne e ai bambini. Una kermesse agonistica in salsa classica, trasportata dalla macchina del tempo nel terzo millennio e brevettata negli Stati Uniti da due fantasiosi marine a riposo. Nel 2007, Joe De Sena e Andy Weinberg, vennero ispirati dalla visione del film di Zack Snyder 300. Non potendo più essere attivi come prima per problemi fisici derivati dalle missioni militari a cui avevano partecipato, decisero di dar vita a questa che è ormai considerata una disciplina sportiva derivata dall’addestramento e dalla pratica militare. Il debutto della “Spartan Race” avvenne a Pittsburgh un decennio fa. «I primi partecipanti? De Sena e Weiberg invitarono a gareggiare amici, reduci dell’esercito americano ed ex atleti ». A raccontare le origini della più spettacolare delle sfide sportive è Giuliana Zomegnan, figlia di Angelo, ex patron del Giro d’Italia, che dal 2013, con Olivier Castelli (responsabile “Spartan Race” per l’Europa) ha acquisito le licenze americane per poter organizzare le disfide guerriere sul suolo italiano. Un fenomeno in rapida ascesa: partito da Roma nel 2014 con 2.800 iscritti, è arrivato ai 7.200 dell’ultimo appuntamento del 2017, quello di Orte, insignito del titolo di miglior tracciato europeo.

«Negli Stati Uniti vige una sorta di professionismo, pertanto organizzano una “Spartan Race” ogni settimana, circa cento eventi a stagione. Vi prendono parte tra i 12mila e i 40 mila concorrenti. Noi stiamo crescendo gradualmente: da tre “Spartan” siamo passati a quattro e per i parametri europei contiamo di arrivare a un massimo di sei stagionali». Iscriversi ha un costo, e la tariffa varia a seconda del tipo di gara. Per la Sprint, 6 chilometri da percorrere, 15 ostacoli e sette natural sessionda superare, si pagano dai 49 ai 90 euro. Partecipa- re alla Super che comprende 31 ostaacoli, costa dai 69 ai 110 euro. I bambini dai 4 ai 12 anni prendono parte alla Junior con una quota di iscrizione di 15 euro e sono esentati dal pericolo del filo spinato («sostituito da delle corde»). Uno degli ostacoli più impervi da evitare, e questi vengono studiati e aggiornati da ingegneri militari. Certificati negli Usa gli ostacoli sono dati in dotazione alle varie organizzazioni internazionali, e comprendono un ventaglio tale da scoraggiare spesso anche i più temerari. Per affrontarli, bisogna impratichirsi nelle sessioni di allenamento seguiti da dei coach che insegnano le tecniche per muoversi sulCargo net «l’arrampicata su una rete di plastica» o a inoltrarsi nel Farmers Carry «di corsa nel bosco con in mano un masso o un sacco di sabbia ». Si rischia di scivolare giù mentre si tenta di scalare la Slitt wall «la parete liscia e appositamente bagnata». Ed è necessario avere uno spirito da Batman per uscire indenni dall’Olympus «una parete in cui si passa appesi al contrario, come dei pipistrelli, e in cui con la forza delle braccia si riesce a a spuntarla solo con l’ausilio degli appigli». E non c’è mica ristoro al Monkeys Bars perché il “il bar delle scimmie” «è una gabbia di ferro» dove poi gli spartani del Race si tuffano nell’amata pozza di fango che va comunque guadata con tutta l’energia rimasta in corpo prima dell’atto finale. Il passaggio allo Spear Throw «lancio del giavellotto» saltellando tra i tizzoni ardenti e tenendosi per mano con i compagni di squadra. Perché al di là di tutto, questa frenetica maratona muove da uno spirito di gruppo pacifista e di reciproca solidarietà che è tipico della filosofia marine.

«Aiutarsi l’uno con l’altro e curare il compagno sul campo di battaglia sono le regole base del militarismo americano e vengono riprodotte nella “Spartan Race” dalle squadre che ormai, dopo una prima fase “individualista”, rappresentano l’80% degli iscritti». Le donne, il 40% delle partecipanti «sono le più competitive, molto più attente degli uomini al gesto tecnico », puntualizza la Zomegnan. E lo stesso vale per i bambini «compreso quel piccolo monello che in una recente sfida si divertiva a scaraventare giù dal muretto i suoi avversari impedendogli di raggiungere il traguardo». Episodi da piccole e simpatiche canaglie, le cui quote di iscrizione servono a raccogliere fondi da destinare a progetti solidali per i loro coetanei. «A Orte abbiamo portato un pullman di bambini terremotati di Amatrice e domani, nel prossimo appuntamento di Cardano al Campo ( Varese) nelle vicinanze dell’aeroporto di Malpensa, stiamo già pensando a come destinare parte dei fondi in beneficenza». Per prendere parte alla “Spartan Race” arrivano da tutta Italia e gli iscritti coprono ogni fascia d’età: «Il principe dei veterani ha 68 anni e abbiamo donne cinquantenni, età al limite perché non stanno andando a una passeggiata ecologica. Atleti in attività ovviamente non possono partecipare per via del rischio infortuni, qualche slogatura o i graffi da filo spinato è il massimo degli incidenti che possono capitare. Ad ogni nostro appuntamento è sempre presente un grande campione del calcio, Paolo Di Canio. Così come sono ormai dei “guerrieri fissi” amministratori delegati e dirigenti di grandi aziende che considerano la Spartan un antistress».

Alle tappe del Belpaese arrivano anche dall’estero e perfino dei “maestri” americani. «Una squadra di tre marine hanno cambiato turno in caserma e dopo un viaggio blitz di 48 ore, andata e ritorno New York-Milano, hanno sostenuto una gara da 6 e 13 chilometri». Vince chi fa il miglior tempo nelle batterie che partono ogni 15 minuti, e non si perde in penalità che comportano fino a «30 flessioni complesse e un salto se gareggi da solo, in squadra anche la penalità vengono equamente condivise». Il premio, la medaglia spartana, va ai primi tre classificati per ogni categoria. Chi si iscrive alla categoria Elite nazionale entra nella classifica che dà punteggio per accedere ai campionati Europei e Mondiali di “Spartan Race”. Ma stiamo parlando del 10% dei praticanti. La maggioranza affronta questa disciplina con cautela, massimo rispetto e anche la giusta dose di romanticismo.

«Molti portano la compagna o il compagno a una gara con “l’inganno”. Domani per esempio un gruppo “regala” a un loro amico l’addio al celibato iscrivendolo a sua insaputa alla gara varesina», dice ridendo Giulia Zomegnan. Siamo curiosi di vedere l’effetto che fa. Così come sarà interessante assistere «alla proposta di matrimonio che ci ha detto vuole fare un concorrente al termine della gara di Cardano al Campo». Sperando che la fatica della Spartan non faccia cambiare idea alla sposa che al traguardo, come tutti i partecipanti, arriverà completamente inzaccherata dal fango. Ma la doccia, per una prima sgrassatura, è gentilmente offerta dalle «canne d’acqua» piazzate lungo il percorso, di questa sana follia chiamata “Spartan Race”.

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