venerdì 10 giugno 2022
Il Nobel irlandese era nato vicino a Dublino ma sin da bambino fu affascinato dalla contea di origine della madre. Luoghi che percorrono la sua opera
Il Benbulben visto da Strandhill con la bassa marea

Il Benbulben visto da Strandhill con la bassa marea - WikiCommons

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Il vento dell’oceano soffia forte sulla Wild Atlantic Way, la strada che percorre per duemilacinquecento chilometri l’intera costa occidentale dell’Irlanda. In cima al litorale c’è la regione che catturò il cuore e l’anima di un gigante della letteratura mondiale, diventato un’icona nazionale e una delle voci più amate del suo Paese. William Butler Yeats, premio Nobel per la letteratura nel 1923, amò la contea di Sligo al punto da farla diventare il fulcro della sua immaginazione poetica, il genius loci di cui si trova traccia in tutte le sue opere: nelle poesie, nei drammi, nelle fiabe, nei racconti. Non il suo luogo di nascita (era nato infatti nel 1865 a Sandymount, nei dintorni di Dublino) ma piuttosto il centro di gravità della sua infanzia, la patria spirituale che lo spinse a esplorare fin da giovanissimo le antiche leggende irlandesi e i misteri delle saghe celtiche. Da bambino aveva vissuto a Dublino e poi a Londra ma i suoi più bei ricordi d’infanzia albergavano a Sligo, «la terra del desiderio del cuore», la regione selvaggia che lo ispirò per la straordinaria bellezza di un paesaggio naturale fatto di campagna, di oceano, di cielo e di montagne ma anche per le storie mitiche dell’Irlanda prima della conquista anglo-normanna che gli raccontava sua madre, Susan Pollexfen, originaria di una nota famiglia di commercianti di Sligo. Nell’intangibile magia di questa terra e dei suoi mutevoli cieli avrebbero preso forma gli eroi dei suoi drammi più famosi: da Cathleen ni Houlihan a Cuchulainn, da Conchubar a Laegaire. Ci si accorge di essere arrivati nella cosiddetta Yeats’ Country ('la regione di Yeats') quando all’orizzonte spunta la piatta sommità del Ben Bulben, la montagna del poeta, sulla quale lui stesso salì molte volte da giovane. Sorge su un territorio pianeggiante a ridosso della baia di Donegal, con i suoi 527 metri è poco più di un’altura ma ha la forma di una montagna addormentata. Secondo la leggenda fu lo scenario della morte di Dermot, il mitico guerriero raccontato nel ciclo feniano, uno dei capisaldi della mitologia irlandese risalente al III secolo. Yeats dedicò al Ben Bulben la sua ultima poesia - che uscì postuma sei mesi dopo la sua morte e decise di restare ai suoi piedi per l’eternità. Nel 1948 la sua salma fu traslata in Irlanda con tutti gli onori dal piccolo cimitero francese di Roquebrune, la cittadina dov’era morto il 28 gennaio 1939, e inumata all’ombra del monte, seguendo la volontà del poeta. Da allora William Butler Yeats riposa qui, nella piccola necropoli della chiesa neogotica di San Columba a Drumcliff, dove il suo bisnonno fu parroco nella prima metà del XIX secolo. La pietra tombale nel sagrato reca il famoso epitaffio contenuto nei tre versi conclusivi della poesia: «Cast a cold eye / on life, on death / Horseman, pass by» («Getta un freddo sguardo/ sulla vita, sulla morte. /Cavaliere, prosegui il tuo cammino»). Qui lo spirito del poeta è ovunque e scendendo verso sud ci si imbatte nella minuscola cittadina costiera di Rosses Point, affacciata su un promontorio, dove Yeats era solito trascorrere le estati da bambino, in compagnia dei cugini e del fratello Jack, che sarebbe diventato uno dei più importanti pittori irlandesi del XX secolo.

La statua di Yeats realizzata a Sligo da R.Gillespie

La statua di Yeats realizzata a Sligo da R.Gillespie - R.Michelucci

L’itinerario dedicato al poeta prosegue costeggiando il Lough Gill, un lago contornato di castelli e puntellato da una ventina di piccole isolette lacustri. Yeats aveva appena ventritré anni quando nel 1888 compose L’isola del lago di Innisfree, lo struggente poema ispirato al piccolo lembo di terra circondato dall’erica dove sognava di costruirsi una capanna di canne d’argilla e andare a vivere nella solitudine della natura, tra il ronzio delle api, come un personaggio di Thoreau. Sul versante occidentale del Lough Gill si trova il pozzo sacro di Tobernalt, venerato già al tempo dei Celti. Nel XVII secolo, quando le Leggi penali resero illegale il cattolicesimo nell’isola, i sacerdoti venivano qua a dir messa di nascosto. Ancora pochi chilometri in mezzo alla campagna e si arriva finalmente a Sligo, definita da Yeats «il luogo che più di ogni altro ha influenzato la mia vita», la cittadina in cui trascorse lunghi periodi dell’infanzia e tornò periodicamente anche da adulto. Per essere una piccola realtà urbana con meno di ventimila abitanti, Sligo colpisce per il numero di gallerie d’arte. Almeno una dozzina, forse anche di più, nascoste tra le case affacciate sulle stradine antiche e sul porto incorniciato dalle colline. Il centro storico è delimitato da moderni palazzi di vetro come l’avveniristico Glasshouse hotel e da ponti di pietra che attraversano il Garavogue, «quel fiume che suscitava in lui un tumulto di immagini e meraviglie» come scrisse Yeats nel racconto John Sherman -, sul cui fluire rimbalzano di notte le luci artificiali formando un gioco magnetico di colori. Nella parte alta del centro cittadino spicca la cattedrale anglicana di Santa Maria Vergine e San Giovanni Battista in cui il 10 settembre 1863 si sposarono i genitori di Yeats, e dove si trovano le tombe dei suoi familiari. A pochi isolati dal fiume spiccano invece i resti in rovina dell’abbazia medievale del XIII secolo, unica superstite di quel periodo in cui Sligo era un fiorente porto commerciale. Ha ancora qualche elemento originale, anche se molte strutture risalgono al ’400, quando venne convertita in un convento domenicano. L’incendio che la distrusse nel 1642 è stato narrato da Yeats in un racconto contenuto nella sua raccolta La rosa segreta. Al poeta è stata dedicata una grande statua in bronzo che si trova all’angolo tra Stephen Street e Markievicz Road, di fronte all’edificio della banca centrale cittadina. «Fu collocata proprio qui nel 1989, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Yeats, perché quando il poeta ricevette il Nobel per la letteratura paragonò il palazzo reale svedese all’edificio della banca di Sligo», ci spiega Susan O’Keeffe, direttrice della Yeats Society. È lei ad accompagnarci a visitare la sede della società, che si trova proprio sull’altra sponda del fiume in uno splendido edificio di tre piani in mattoni rossi risalente alla fine dell’Ottocento. Al piano terra ospita una piccola mostra sul poeta con molti oggetti originali appartenuti a lui e alla sua famiglia. Di sopra si trovano invece una biblioteca con migliaia di volumi, un grande archivio audiovisivo e la Hyde Bridge Gallery, uno spazio espositivo aperto agli artisti emergenti. «La Yeats Society è nata nel 1959 per tenere viva la memoria del poeta e custodire un pezzo di storia della letteratura – ci spiega O’Keefe – ma vogliamo essere anche un luogo vivo, rivolto al futuro, che intende accogliere gli artisti e i letterati contemporanei promuovendo le loro opere. Per questo ogni anno ospitiamo accademici, studiosi e semplici appassionati provenienti da ogni parte del mondo. La nostra attività culmina in estate con la Yeats International Summer School, un grande festival letterario dedicato alla vita e all’opera del premio Nobel».

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