giovedì 1 febbraio 2024
Nella grotta di Ilsenhöhle, in Germania, sono stati trovati i più antichi fossili di Homo sapiens in Europa centrale: i nostri antenati vissero qui millenni prima della scomparsa dei Neanderthal
Un cranio e una ricostruzione facciale dei primi Sapiens (a sinistra) comparati con un Neanderthal (a destra)

Un cranio e una ricostruzione facciale dei primi Sapiens (a sinistra) comparati con un Neanderthal (a destra) - archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Un gruppo internazionale di ricerca ha portato alla luce prove straordinarie dell'arrivo degli Homo sapiens nelle gelide latitudini dell'Europa settentrionale diversi millenni prima della scomparsa dei Neanderthal. I risultati - pubblicati su "Nature e Nature Ecology & Evolution" - documentano i fossili di Homo sapiens più antichi in Europa centrale e nord-occidentale svelando per la prima volta gli artefici del complesso tecnologico Lincombian-Ranisian-Jerzmanowician (LRJ).

Il team di ricerca ha annunciato la straordinaria scoperta di fossili di Homo sapiens nel sito della grotta di Ilsenhöhle a Ranis, in Germania. Datati direttamente a circa 45.000 anni fa, questi reperti sono associati a punte di selce allungate sagomate su entrambi i lati (conosciute come punte fogliate bifacciali), caratteristiche del complesso tecnologico Lincombian-Ranisian-Jerzmanowician (LRJ).

La grotta di Ilsenhöhle

La grotta di Ilsenhöhle - WikiCommons

Questo tecnocomplesso archeologico è temporalmente situato tra il Paleolitico Medio associato ai Neanderthal e il Paleolitico Superiore realizzato dagli Homo sapiens. Gli strumenti in pietra LRJ ritrovati a Ranis rinvenuti anche in altre località in Europa, dalla Moravia e dalla Polonia orientale alle Isole Britanniche, rivelano un arrivo anticipato di gruppi di Homo sapiens nel nord-ovest dell'Europa avvenuto diversi millenni prima della scomparsa dei Neanderthal nel sud-ovest europeo.

"Questo dimostra che anche questi primi gruppi di Homo sapiens, in espansione attraverso l'Eurasia, avevano già una notevole capacità di adattarsi a tali condizioni climatiche avverse", afferma Sarah Pederzani dell'Università di La Laguna e del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, guida dello studio paleoclimatico del sito.

"Fino a poco tempo fa, si riteneva che la resistenza alle condizioni climatiche fredde si manifestasse solo diversi millenni dopo; quindi, questo risultato si presenta come affascinante e sorprendente. Forse le steppe fredde con mandrie più grandi di animali preda erano ambienti più attraenti per questi gruppi umani di quanto si pensasse in precedenza".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI