mercoledì 14 maggio 2025
I blucerchiati in C dopo 66 campionati di Serie A, un titolo nazionale, una Coppa delle Coppe e una finale di Coppa dei Campioni (persa con il Barcellona). Ora servono 50 milioni o sarà serie D
Il calciatore della Samp Nyang disperato per la retrocessione in C viene consolato dagli avversari

Il calciatore della Samp Nyang disperato per la retrocessione in C viene consolato dagli avversari

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Adesso per la Samp è davvero balorda nostalgia come canta il suo tifosissimo Olly campione in carica del Festival di Sanremo. Un cuore doriano Olly, uno dei tanti che non si capacitano di come “questa cosa qua (per pudore e rispetto della storia non la chiamano neppure Samp) sia potuta finire in C”. Masochistico, per stima e affetto di intellettuali prestati al racconto doriano, come il collega Stefano Rissetto a lungo inviato del Corriere Mercantile e oggi voce e volto di Telenord (“stamattina mi sento orfano – dice Rissetto con un filo di voce dopo una notte insonne - Partivamo ogni domenica in treno da Sestri con mio padre per andare a Marassi”), ho voluto assistere, dalla tv, agli ultimi minuti dello psicodramma in diretta Juve Stabia-Samp.

Uno squallido 0-0 giocato senz’anima dagli 11 balordi genovesi in maglia bianca, come la bandiera della resa che andavano ad ammainare, condannati a vincere per non retrocedere. Ma al fischio finale il verdetto è stato impietoso: Samp in C. “Come loro nessuno mai in 79 anni di onoratissima storia blucerchiata”. Una squadra senza né capo né Coda. Anzi no, Massimo Coda, vecchia volpe della cadetteria (classe 1988, anche ex Genoa) l’avevano anche comprato, dalla Cremonese del divin gemello Luca Vialli, ma non è servito per mettere in salvo questa bagnarola di formazione che in estate era stata spacciata per un Amerigo Vespucci. Al timone avevano messo un campione del mondo, Andrea Pirlo, esonerato a fine agosto (dentro Sottil) con la Samp ultima in classifica ma ancora tronfia di incomprensibili ambizioni da vecchia gloria pronta, solo a parole, a risalire la classifica.

Missione impossibile sia per Sottil che per il subentrante Semplici. Alla fine con il povero Bubu Evani, che verrà ricordato solo come il consolatore dei derelitti di Castellammare, in panchina si sono alternati quattro strateghi che non sono riusciti a raddrizzare una zatterona che faceva acqua fin dai pali della porta. Tre portieri si sono alternati nelle prime cinque giornate: Ghidotti, Vismara e Silvestri. Poi alla Samp hanno giocato la carta Perisan, ma il ragazzo si infortuna al debutto e così al mercato di gennaio dal Monza è stato preso un ex talento come Cragno che a 30 anni sperava di rilanciarsi alla grande e invece adesso si ritrova in C.

Forse proprio Cragno, se accettasse di restare, potrebbe essere uno dei pochi elementi su cui basare il piano di rilancio di una società a cui non è bastato neppure il gran cuore dei suoi ex dello scudetto del 1991. Tranne Gianluca Vialli che non c’è più, trascinati da Roberto Mancini tutto il gruppo tricolore dei figli dello zio Boskov erano accorsi al capezzale di Bogliasco per rianimare la loro Samp. Papà “Mancio” lo ha fatto anche per evitare il clamoroso flop al figlio Andrea Mancini, direttore sportivo e garante del piano di salvataggio nel mare aperto dei cadetti affidato al nostromo Bubu Evani.

Cronaca di una morte annunciata, iniziata parecchio tempo fa con la scandalosa gestione del fantomatico presidente Massimo Ferrero al quale i Garrone avevano ceduto la Samp per 1 euro, continuandola pure a finanziarla. Misteri gloriosi dello showbusiness del pallone italico. Il “Viperetta”, a sua volta, personaggio da B-Movie e uomo da 200 milioni di buco finanziario ha dissanguato un club che già non navigava nell’oro da anni. Eppure anche in questa stagione la Samp si è concessa il lusso di un monte ingaggi da 20 milioni di euro che per la B sono cifre da Real Madrid. La Samp grandi firme in campo si è sciolta al sole mettendo assieme la miseria di 8 vittorie a fronte di 13 sconfitte e una sequela di pareggi (17) che alla fine l’hanno condotta negli abissi. Non è bastato nemmeno il calore dei 30mila di Marassi e le processioni dei tifosi per le vie della città per far sentire che la Samp si ama comunque, ma adesso è dura perché dietro l’angolo c’è lo spettro della D di cui quasi nessuno parla.

“Servono 50 milioni per iscriversi al campionato di C altrimenti si ricomincia dai dilettanti. E quei soldi chi li mette?”, chiede un tifoso doriano che non vuole si metta il suo nome per rispetto della sua storica famiglia blucerchiata. Il tifoso della Samp si sente tradito e deriso, da tutti. Nella notte i genoani hanno subito colto l’occasione storica e festeggiato il nefando 13 maggio doriano: in piazza Alimondi è andato in scena un funerale con tanto di bara e stemma della Samp. D’accordo, fatto salvo il diritto di sfottò (il genoano ha dimenticato che vent’anni fa il Grifone era in C?) una Samp in terza serie (o in D) e un derby della Lanterna che in A potrebbe mancare per anni nel calendario, è una sconfitta perla città di Genova ma anche per tutto il calcio italiano.

La Samp nei suoi 66 campionati di massima serie ha vinto uno scudetto storico con quella scapigliatura doriana che aveva stregato Paolo Villaggio e i giovani Fabio Fazio e Maurizio Crozza, quest'ultimo vanta trascorsi nelle giovanili blucerchiate e adesso non può che buttarla sul ridere per non piangere. Quella Samp scudettata, guidata da un padre-patron di alto lignaggio come il Presidente Paolo Mantovani, era una formazione rock che riuscì a conquistare anche una Coppa delle Coppe e una finale di Champions (allora Coppa dei Campioni) contro il Barcellona, Coppa sfumata solo per una bomba su punizione esplosa dall’olandese Koeman. E quel tonfo atomico di Koeman i vecchi tifosi della Samp, inorriditi, l’hanno risentito ancora nelle loro orecchie al fischio finale della gara di Castellammare. Un tonfo al cuore per l’intero popolo doriano, sprofondato nella notte in un mare di solitudine e sì, anche di balorda nostalgia. Così, al risveglio triste all’alba, fissando il Cielo tutti hanno invocato: "Adesso Presidente Mantovani e Luca (Vialli) pensateci voi, a riportarci a galla".

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