Lo sciatore Luca Palla: dal dramma al sogno paralimpico

L'azzurro, nella categoria amputati, punta Milano Cortina: «A 18 anni un incidente mi ha portato via una gamba. Ma ho trovato nuovi stimoli come i Giochi»
December 10, 2025
Lo sciatore Luca Palla: dal dramma al sogno paralimpico
Luca Palla, sciatore paralimpico nella categoria standing amputati
La bandierina d’Italia nell’ouverture della stagione sarà piantata da Luca Palla e Davide Bendotti, gli unici azzurri al via nella combinata di Steinach am Brenner, prima tappa della coppa del mondo di sci paralimpico. Entrambi nella categoria in piedi, ma in due sottocategorie diverse: LV2 e LV4. Codici alfanumerici non indifferenti, giacché è da questi che scaturisce il coefficiente cronometrico che consente di equiparare la quarantina di atleti appartenenti alla Standing. È proprio per una questione di numeri che Palla e Bendotti sono in gara oggi: «Siamo entrambi al limite del primo gruppo di merito, quindi per confermare le posizioni in vista delle prove italiane ci tocca impegnarci a Steinach. Essere nei primi 15 cambia tutto, perché col sistema del sorteggio integrale, se sei sedicesimo puoi anche pescare il 40 come pettorale di partenza», racconta Palla, che in Austria rimarrà appena ventiquattro ore. «Mi sono allenato tra il Falzarego e Cortina, ho attraversato il passo del Brennero e sono arrivato qui, per una gara Fis in superG e la combinata di Coppa. Poi, a prova ultimata, raggiungerò Roma per siglare ufficialmente il mio ingresso nel Gruppo sportivo paralimpico della Difesa». Una nuova vita sulla soglia dei 39 anni, per un uomo che mai avrebbe immaginato tale traguardo quando da adolescente frequentava la scuola a Longarone e sognava di diventare un calciatore o un ciclista. 
Ci si è messo di mezzo un gravissimo incidente sul lavoro, capitatogli sulla sua neve, quella di Arabba, mentre lavorava come operaio addetto al gatto delle nevi. «Avevo 18 anni, era il 2005, e in quella terribile notte mi tranciai la gamba. Ebbi la freddezza di recuperarla e dopo un po’ mi venne riattaccata sotto il ginocchio». Per 15 anni Luca continua a vivere con la sua gamba, alternando nelle sue giornata lavoro («Ero un operaio generico»), sport («Mi dilettavo con le gran fondo di ciclismo e lo sci») e una passione mai sopita: «Adoravo allenare, soprattutto gli sciatori di alpinismo». Eppure non tutto scorreva liscio: «La gamba riattaccata continuava a darmi problemi, ho resistito fino a quando la situazione non è degenerata e nel gennaio 2021 ho deciso di farmi amputare l’arto sotto il ginocchio e di farmi inserire una protesi transtibiale». Così dopo tre lustri di vita comunque normale («Non avevo sensibilità al piede e alla caviglia, ma gareggiavo comunque tra i normodotati e non mi pensavo come sportivo paralimpico, sebbene avrei potuto esserlo»), Luca cambia lavoro («Sono stato assunto da un’azienda nel settore dell’occhialeria, dove ho lavorato fino allo scorso 30 novembre, data in cui mi sono licenziato»), mette su famiglia: «Sono sposato con Paola e ho due bambini, Giulia di quattro anni e Filippo di due. Abitiamo a Livinallongo del Col di Lana, nel bel mezzo delle Dolomiti bellunesi, a mezz’ora da Cortina» e comincia l’avventura paralimpica, che a partire da domani sarà anche il suo nuovo lavoro.
«Le mie prime gare tra gli amputati sono state nel 2022, quando sono stato classificato tra gli LV4 (sciatori con protesi, amputati sotto il ginocchio, che usano entrambi gli sci, ndr) nella categoria Standing. Ho esordito in coppa del mondo esattamente un anno fa a Steinach e a febbraio nel Mondiale di Maribor ho conseguito il mio miglior piazzamento, un ottavo posto in slalom». Il tutto in una stagione caratterizzata da due cadute e altrettanti periodi di pausa forzata: «La prima volta sono caduto in gara a dicembre a St. Moritz, fratturandomi l’omero sinistro. Ho fatto in tempo per rientrare ai Mondiali, ma la settimana successiva, mentre mi allenavo ad Arabba sono caduto in maniera simile alla precedente e mi sono rotto l’omero destro». Sciatore polivalente «La specialità preferita è lo slalom, perché ci vuole meno coraggio. In discesa si sfiorano i 130 chilometri all’ora») la qualificazione olimpica è stata strappata abbassando il punteggio Fis gara dopo gara. «Da quando sono approdato nella squadra A sono tranquillo perché nella mia categoria siamo in tre, io, Davide Bendotti e Federico Pelizzari, perciò almeno nelle specialità tecniche sono sicuro di gareggiare ai Giochi». 
Eppure le Paralimpiadi non rappresentano un sogno, ma solo un obiettivo: «Da quando ho avuto l’incidente mi sono creato dei traguardi nella testa, per dare un senso alla mia vita. Dapprima ho voluto diventare maestro di sci, poi allenatore, infine atleta paralimpico. Di sicuro se non ci fosse stata l’opportunità di Milano-Cortina 2026 non sarei qui a parlarne, perché è stato proprio grazie alla rassegna in Italia che mi sono potuto avvicinare a questo mondo». E siccome c’è entrato a pieno titolo, il bello viene adesso: «L’altra mia grande passione oltre allo sci è il ciclismo, pertanto mi piacerebbe esplorare insieme al Gruppo sportivo eventuali strade per comprendere se sia possibile abbinare strada e neve, pedali e sci, magari iniziando pure un percorso che possa portarmi ai Giochi paralimpici estivi. Quelli sì, sarebbero un sogno». Ci sarà tempo per pensarsi, intanto più a breve termine le prossime tappe dopo Steinach («Dove mi piacerebbe avvicinarmi al podio, sfruttando le assenze dei big»), saranno le due discese di Santa Caterina e i due giganti di St. Moritz, «dove probabilmente salterò lo slalom del 21, perché il 22 dovrò essere a Roma. Insieme a Mazzel, De Silvestro, Bendotti e Casal farò parte infatti della delegazione che salirà al Quirinale per ritirare il tricolore dal Presidente della Repubblica». Nella categoria in piedi il fuoriclasse è il francese Bauchet. Alle sue spalle la lotta è aperta: «Dipenderà molto dai tracciati delle piste, dalle condizioni della neve e dalla pendenza. Sui tratti ripidi perdo rispetto agli altri, ma nei piani recupero tanto. La pista di Cortina mi piace e vorrei fare bene per dedicare la prestazione a chi mi è stato vicino e a tutto il popolo del Col di Lana che tifa per me». È un uomo adulto di 39 anni eppure si sta divertendo come se fosse un diciottenne. Essere atleta paralimpico ringiovanisce.

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