martedì 7 maggio 2019
Polemiche e defezioni per la presenza dell’editore “sovranista” Altaforte tra gli stand del Lingotto
Un'immagine d'archivio del Salone del Libro di Torino (Ansa)

Un'immagine d'archivio del Salone del Libro di Torino (Ansa)

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Il Salone del Libro di Torino, che apre giovedì prossimo, è scosso dalla polemica sulla presenza dell’editore “sovranista” Altaforte tra gli stand del Lingotto. Sabato si è dimesso lo scrittore e insegnante Christian Raimo dal ruolo di consulente editoriale per i commenti a un suo post in cui definiva «neofascisti e razzisti» alcuni editori e giornalisti, spingendo per un «Salone militante e antifascista». Domenica sono arrivate le defezioni del collettivo di scrittori Wu Ming e del saggista Carlo Ginzburg. «Mai gomito a gomito con i neofascisti: Altaforte è di fatto la casa editrice di CasaPound», ha spiegato Wu Ming. E Ginzburg ha sottolineato, di «condividere pienamente» le motivazioni: «Annullo la mia partecipazione, per una scelta politica, che non ha nulla a che fare con la sfera della legalità. E esprimo la mia solidarietà a Raimo». Il collettivo Wu Ming è critico con il comitato d’indirizzo del Salone: «Nel comunicato hanno detto in sostanza che CasaPound non è fuorilegge, dunque può stare al Salone, basta che paghi. Come spesso accade, ci si nasconde dietro il “legale” per non assumersi una responsabilità politica e morale».

Il comitato d’indirizzo, presieduto da Maurizio Rebola, direttore della Fondazione Circolo dei Lettori, aveva spiegato che «spetta alla magistratura giudicare se un individuo o una organizzazione persegua finalità antidemocratiche» e ribadendo il «diritto per chiunque non sia stato condannato per la propaganda di idee fondate sulla superiorità e l’odio razziale di acquistare uno spazio al Salone e di esporvi i propri libri». Allo stesso tempo rivendicava «l’altrettanto indiscutibile diritto di chiunque di dissentire, in modo anche vibrante, dalla linea editoriale perseguita da un editore». Anche il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha detto che «la scelta dei vertici del Salone è l’unica che si possa fare, fermo restando che l’attività di questa casa editrice non mi è gradita, come non è gradita la sua presenza dal Salone». Fra le novità editoriali che Altaforte presenterà a Torino c’è il libro-intervista Io sono Matteo Salvini.

Entrando nella polemica con un lungo post il direttore del Salone Nicola Lagioia aveva fatto notare come lo stand di Altaforte occupa 10 metri quadri su 60 mila e che la sua partecipazione non rientra «in nessun incontro nel programma ufficiale su 1.200 previsti», ribadendo però di credere «che la comunità del Salone possa sentirsi offesa e ferita dalla presenza di espositori legati a gruppi o partiti politici dichiaratamente o velatamente fascisti, xenofobi, oppure presenti nel gioco democratico allo scopo di sovvertirlo». Tra le defezioni si segnala anche quella di Carla Nespolo, presidente nazionale dell’Anpi, che il 10 maggio avrebbe dovuto presentare il volume di Tina Anselmi La Gabriella in bicicletta, edito da Manni.

Altri hanno invece confermato la scelta di essere presenti. Michela Murgia (che recentemente aveva polemizzato via social network con Salvini) ha lanciato l’hashtag #iovadoatorino con queste ragioni: «Se CasaPound mette un picchetto nel mio quartiere che faccio, me ne vado dal quartiere? (...) No, non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove». Andrà a Torino «non 'nonostante' la presenza di case editrici di matrice dichiaratamente neofascista ma proprio 'a motivo' della loro presenza».

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