mercoledì 30 settembre 2020
Dalla Fraternità di Romena un viaggio in tre puntate: dal coraggio all’amore, dalla gioia alla fiducia. Pilastri da cui ripartire in era post-Covid
L'attore e cantautore Simone Cristicchi

L'attore e cantautore Simone Cristicchi - Gianluca Gasbarri per Tv2000

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Quante sono le cose che contano davvero nella vita? Poche, si contano sulle dita di una mano. Anzi, di due mani come, dal 7 ottobre, l’inedita coppia formata da Simone Cristicchi e don Luigi Verdi, spiegherà su Tv2000.

Lo farà in tre serate evento intitolate, appunto, Le poche cose che contano e in onda dalla Fraternità di Romena, fondata trent’anni fa da don Gigi in una pieve del Casentino. Cristicchi lì è di casa: «Ci sono andato per la prima volta quattro anni fa. Mi avevano invitato come ospite a un convegno con il mio monologo Il secondo figlio di Dio dedicato a Davide Lazzaretti, il predicatore fondatore del movimento giurisdavidico», ricorda il cantautore, che non nasconde la sua iniziale diffidenza: «Anche solo il nome “Fraternità” mi lasciava perplesso. Invece a Romena ho trovato un’umanità molto forte e, soprattutto, tante persone in ricerca come lo ero io».

Da quel momento, tra l’artista e il religioso, è iniziato un rapporto di amicizia che è cresciuto nel tempo, alimentato dal dialogo intorno al valore delle cose e all’amore per la bellezza: «Don Gigi prende gli scarti e li trasforma in opere d’arte – prosegue Cristicchi –. È qualcosa che è molto vicino a ciò che io faccio con il mio teatro: dare luce a persone che non hanno la possibilità di essere visibili nella società».

Don Luigi Verdi aggiunge: «Simone ha un’energia che scuote il corpo e il cuore, è la sorgente di una freschezza nascosta con cui ti fa volare. Tengo molto alla sua amicizia. Quando l’ho conosciuto mi sono chiesto: cosa c’è di simile in noi? A lui, come a tanti altri che incontro, credenti e non credenti, mi accomuna l’essere visionari, avere gli occhi all’orizzonte. E, poi, essere mendicanti: i missionari di oggi dovrebbero essere mendicanti che dicono ad altri mendicanti dove hanno trovato da mangiare».

Da questa amicizia, rafforzata anche dalla particolarità del luogo in cui è nata («Chiunque passi da Romena non riesce a non innamorarsene per la bellezza del luogo e per la sua semplicità », assicura don Gigi) sono nate le tre serate de Le poche cose che contano che sono state registrate ai primi di settembre.

Il filo conduttore è il racconto di dieci parole dalle quali ricominciare per cambiare noi stessi e il mondo che ci circonda: «Mi ha stupito la grande partecipazione emotiva di tutta la produzione, eravamo tutti immersi in un’atmosfera immensa – racconta Cristicchi –. Si sentiva che stavamo facendo qualcosa che era controcorrente. Tv2000 ha avuto un grande coraggio perché questo modo di fare televisione è davvero inedito: non si alza mai la voce e si cerca di trasmettere valori. Eravamo don Gigi ed io, ciascuno con la sua storia». Don Gigi aggiunge: «La formula è bella: una pieve romanica asciutta e un alternarsi di musica e parole».

La prima parola scelta è «coraggio»: «Don Abbondio, nei Promessi sposi, sbaglia quando dice che il coraggio chi non ce l’ha non può darselo. Certo che può ma deve essere il coraggio vero, che per averlo bisogna avere fame ed essere un po’ pazzi e innamorati», spiega il religioso. Poi, aggiunge, ci sono le altre parole: «Umiltà, dignità, fragilità, creatività, perdono, fedeltà, gioia, amore. Ci sono servite per campare, soprattutto in questo periodo».

Il periodo cui si riferisce don Gigi è, naturalmente, quello del Covid: «Non credo che se ne uscirà migliori, come sostengono molti. Il virus ha tirato fuori solo la punta di qualcosa di più grande. Viviamo soli, muti nel dolore. Si vive con ritmi folli che separano mente, corpo e anima». Una via d’uscita, però, c’è, assicura il religioso: «Le crisi sono una depurazione, si vede ciò che serve e ciò che non serve. Il cambiamento, certo, è lento ma spero si possa tornare più sinceri e ammettere che stiamo vivendo da stupidi».

Anche Cristicchi parte dalla parola «coraggio» : «Il concetto alla base di tutto è ricominciare, nella fase post-Covid ancora di più. Ogni giorno è un nuovo inizio, un’occasione per creare qualcosa di nuovo. Per questo ci vuole coraggio, saper andare oltre la paura che ci blocca perché la creatività è alla base della vita: noi siamo immersi nel creato e, nello stesso tempo, siamo creatori».

Persino in tempo di pandemia: «Durante il lockdown ho avuto una grave perdita economica per la chiusura dei teatri. Eppure ho guadagnato tanto: ad esempio, il tempo per scrivere dodici nuove canzoni (due di queste, Le poche cose che contano e Dalle tenebre alla luce, le eseguirà nel programma, ndr). È una lezione che non dimenticherò: ho rimesso in gioco tutti i miei rapporti».

Don Gigi conclude: «Una parola che non c’è tra le dieci scelte è tenerezza. Questo tempo ha ucciso la tenerezza, la bellezza. Parole che hanno un’energia rivoluzionaria». Parole che papa Francesco ci ricorda spesso: «Sentirle pronunciare da lui è una gioia immensa ». Potrebbero essere il punto di partenza di una nuova serie di serate? «Simone ed io siamo disponibili. L’importante è portare alle persone cose che hanno senso». A Le poche cose che contano partecipano Francesco Pannofino, Cecilia Dazzi, Amara, Simona Molinari, l’Orchestra Instabile di Arezzo e la Kataklò Dance Theatre.

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