lunedì 26 marzo 2018
Conoscevo bene Fabrizio. Nei nostri incontri finivamo sempre per parlare dei figli. L'ultima volta che ci siamo sentiti gli avevo promesso un rosario benedetto da papa Francesco.
Quando Frizzi mi diceva: ho paura di non vedere mia figlia diventare grande
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Stamattina la notizia della morte di Fabrizio Frizzi, a 60 anni, non mi ha colto di sorpresa come è accaduto a tanti. Ieri sera avevo ricevuto la telefonata di una collega: “Sembra che Frizzi sia in coma, ne sai niente?”. Non lo sapevo ma solo la possibilità che quella notizia fosse vera, ha scatenato, insieme alla paura per quello che poi è realmente accaduto qualche ora dopo, una tempesta di ricordi.

Ho conosciuto Fabrizio tanto tempo fa. Era la metà degli anni Novanta: io mi occupavo da un po’ di televisione e lui era già nel pieno della carriera: Scommettiamo che…?, La partita del cuore, Luna Park, Telethon, solo per citarne alcuni. Un’intervista, poi un’altra e un’altra ancora, finché alle chiacchiere per lavoro si sono sostituite quelle per piacere di due persone che avevano scoperto di avere alcuni valori in comune. A partire dalla lealtà, nella vita e sul lavoro.

L’anno scorso Fabrizio mi aveva confidato che un collega stava tentando di soffiargli la conduzione de L’eredità o, almeno, condividerla con lui. Naturalmente era molto arrabbiato, ma non per il programma in se stesso quanto perché quell’azione veniva da qualcuno che si professava suo amico…

Condividevamo anche il valore della famiglia: nei nostri incontri finivamo sempre per parlare dei figli. Del mio, Francesco, al quale lui, quando era piccolo, aveva voluto fare una sorpresa che ancora oggi, a quasi 18 anni, ricorda: conoscendo la sua passione per il film d’animazione Toy Story, Fabrizio lo aveva chiamato al telefono con la voce del personaggio che aveva doppiato: “Ciao, Francesco, sono Woody, il tuo sceriffo preferito” gli aveva detto, lasciando letteralmente a bocca aperta mio figlio che a scuola aveva, poi, raccontato con orgoglio ai suoi amichetti che gli aveva telefonato Woody. E poi, naturalmente, parlavamo di sua figlia Stella, nata dal matrimonio con Carlotta Mantovan (dal primo, con Rita Dalla Chiesa, non aveva avuto figli). Stella di nome e di fatto perché quando ne parlava a Fabrizio brillavano gli occhi. Amava quella bambina di quell’amore un po’ speciale che hanno i papà non più giovanissimi: “Un altro figlio? Carlotta vorrebbe ma io non me la sento. Ho quasi sessant’anni, finirei per essere il nonno e non il padre” mi ha detto una delle ultime volte che ci siamo visti.

La sua paura più grande, soprattutto da quando aveva saputo di essere malato, era proprio quella di non poter vedere Stella crescere e diventare grande. Anche per questo, dopo il malore che lo ha colpito durante la registrazione di una puntata de L’eredità, gli avevo scritto dicendogli che avrei avuto piacere di regalargli un rosario benedetto da papa Francesco: “Se riusciamo ad organizzarci sarà un piacere e un’emozione averlo” mi aveva risposto. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a organizzarci.


La camera ardente di Fabrizio Frizzi sarà allestita domani, martedì 27 marzo, nella sede Rai di Viale Mazzini 14 dalle ore 10 alle ore 18. I funerali si terranno invece mercoledì 28 marzo alle ore 12, a Roma, nella Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo.

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