venerdì 3 aprile 2015
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Taranto, nei giorni del triduo pasquale, ritrova se stessa. Per qualche ora mette da parte il dramma del lavoro che manca e del risanamento ambientale dell’Ilva. Fede e tradizione si uniscono nelle processioni dell’Addolorata e dei Misteri, considerate tra le più antiche d’Italia. Alla mezzanotte del giovedì la prima attesissima processione, promossa dalla confraternita dell’Addolorata, nella città vecchia di Taranto. Il rito vuole riprodurre le ore di smarrimento vissute da Maria che arriva dalla Betania cercando in tutta Gerusalemme il Cristo. L’antica tradizione, che risale al 1839. I confratelli che animano la processione sono chiamati “perdoni”. I confratelli, incappucciati, portano la Madre in cerca del figlio per le viuzze del borgo antico, superano il ponte girevole percorrendo alcune delle strade principali del centro per ritornare alle 13 del venerdì santo, all’interno della chiesa di San Domenico che tutto l’anno custodisce il simulacro a cui la città è devotissima. La seconda processione parte alle 17 del venerdì santo. Il 4 aprile del 1765 don Diego Calò, nobile della città dei due mari, dona alla Chiesa del Carmine le statue di Cristo Morto e della Madonna Addolorata trasformando un rito privato in quella che sarebbe diventata la processione dei Misteri vera e propria, organizzata a partire da quel momento dalla Confraternita della Madonna Del Carmelo.
Quattordici ore di cammino per solo due km percorsi nel borgo cittadino: è il passo della “nazzicata”. Durante il tragitto si susseguono, intervallate dalle “poste”, le 22 coppie di perdoni incappucciati, e dai “mazzieri”, che scandiscono i tempi della processione, le statue che rappresentano i vari momenti della passione del Signore. Questo però sarà un anno particolare. Per commemorare i 250 anni dalla donazione delle statue da parte di Calò, solo per il 2015, l’arcivescovo Santoro ha concesso che la pelegrinatio si tenga nel borgo antico e che possa passare proprio sotto il palazzo appartenuto un tempo ai Calò. LE FOTOGRAFIESei persone comuni, unite dalla passione per la fotografia, si incontrano durante i riti della Settimana Santa di Taranto. Ne esce il ritratto di una città che si aggrappa alla fede. Una Taranto che soffre e nel sacrificio di una lunga processione prega senza perdere la speranza. Ecco i loro nomi Cosimo Giacinto, socio fondatore del circolo fotografico Controluce di Statte. Ciro Giuliani, fotoamatore di Crispiano (TA) Francesco Giusto, classe ’83, ingegnere di Taranto. Maurizio Greco, fotografo freelance. Ha recentemente pubblicato il libro “Tradizioni di ieri e di oggi”, un reportage sui festeggiamenti del patrono di San Marzano Jonico (TA). Andrea Palumbo, Statte (TA) dipendente del Ministero della Difesa. Mimmo Pappone, nipote d’arte, il nonno Carlo è stato lo storico fotografo di Statte. Operaio, nel tempo libero si dedica alla passione di famiglia, la fotografia. Presidente del circolo fotografico Controluce di Statte. Coordinamento e scelta degli scatti a cura di Felice Russo
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