martedì 30 maggio 2023
Ampio spazio del giornale del Papa al film: «Oggi un caso Mortara non potrebbe più ripetersi perché la libertà religiosa sancita dal Concilio Vaticano II ha contribuito a cambiare prospettiva».
Una scena del film di marco Bellocchio "Rapito" sul caso Mortara. L'attore Paolo Pierobon è Papa Pio IX

Una scena del film di marco Bellocchio "Rapito" sul caso Mortara. L'attore Paolo Pierobon è Papa Pio IX

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«Oggi un caso Mortara non potrebbe più ripetersi perché la libertà religiosa sancita dal Concilio Vaticano II ha contribuito a cambiare prospettiva»: lo sottolinea l'Osservatore Romano che dedica ampio spazio all'ultimo film di Marco Bellocchio, Rapito, che ripercorre la vicenda di Edgardo Mortara, il bambino ebreo di 7 anni che nel 1858 a Bologna, dopo essere stato battezzato di nascosto da una domestica, viene sottratto dall’Inquisizione alla famiglia per educarlo alla fede cattolica. «Rapito di Marco Bellocchio è il classico film che finisce per far parlare d'altro. Per esempio della libertà di coscienza e di culto, di Chiesa e Modernità, di Chiesa, Italia e Risorgimento, di Chiesa e antigiudaismo, del rapporto tra la Chiesa e le altre religioni... tutti temi molto importanti e molto complessi, e tutti presenti tra le righe del film», sottolinea il direttore del quotidiano, Andrea Monda, che parla del caso Mortara come di «una storia drammatica quanto ingiusta». «Si intuisce che il tema che cova sottostante per tutto il film - scrive ancora Monda - è quello dell'amore e quindi della libertà».

Il film, ora nelle sale, ha fatto molto parlare di sé all'ultimo Festival di Cannes, sollevando alcune polemiche che il giornale d'Oltretevere, giustamente, ridimensiona attraverso una analisi attenta ed equilbrata tanto del film dal punto di vista artistico, come fa Monda, quanto storico, ricostruzione che spetta al direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli, per il quale un caso Mortara non potrebbe ripetersi oggi perché, dopo il Concilio, la prospettiva è profondamente cambiata: «I credenti vivono la stessa fede con una diversa coscienza, come dimostra il significativo cambiamento sulla pena di morte, un tempo praticata anche dallo Stato Pontificio e oggi dichiarata inammissibile nel Catechismo della Chiesa cattolica dopo un cammino di riflessione inaugurato da Giovanni Paolo II e concluso da Francesco». Tornielli nella sua analisi storica ricorda anche le convinte posizioni dello stesso Mortara da adulto e cita anche l'analisi effettuata su Avvenire del film di Bellocchio: «Agostino Giovagnoli, sul quotidiano Avvenire, ha osservato che Papa Mastai "fu prigioniero di una concezione errata circa l’uso della forza materiale per imporre un bene spirituale". Oggi un caso Mortara non potrebbe più ripetersi, perché, pur essendo rimasti fondamentali il battesimo e la fede nella trasformazione ontologica che il sacramento porta nel battezzato, la libertà religiosa sancita dal Concilio Vaticano II ha contribuito a cambiare la prospettiva».

Il giornale del Papa ospita, sull'argomento, anche un interessante contributo di Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico—Cristiane che ringrazia Bellocchio per aver realizzato questo «splendido film». «Rapito - scrive - riaccende l’interesse su un fatto tutt’altro che isolato nella storia delle relazioni tra la Chiesa e gli ebrei e che non riguarda solo le conversioni forzate e in particolare dei bambini ebrei sottratti alla famiglia, battezzati e rinchiusi per impedire loro di ritornare alla religione dei padri, ma in generale l’idea stessa della conversione degli ebrei». «Perché Edgardo quando Roma viene liberata non si libera pure lui, non ritorna alla sua famiglia e all’ebraismo? Bellocchio - sottolinea - ha la capacità di non dare una risposta, lascia a quella scelta tutta la sua misteriosa ambiguità, non appiattisce le complesse dinamiche culturali e psicologiche su una tesi precostituita». Rapito diventerà un’occasione di polemiche tra ebrei e cristiani? «Mi auguro di no», continua Cassuto Morselli. «E le reazioni che il film susciterà negli ambienti cattolici diventeranno una cartina di tornasole della recezione degli insegnamenti di Nostra Aetate e della diffusione delle acquisizioni del dialogo ebraico-cristiano. Non piu’ perfidi giudei, ma fratelli maggiori, fratelli e sorelle».

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