
Carlo Conti che premia Olly vincitore del 75° Festival di Sanremo assieme al 2° classificato Lucio Corsi - Pool Sanremo 01 / ipa-agency.net
“Vorrei, vorrei, vorrei…”, non è solo il refrain di Balorda Nostalgia, la canzone di Olly che ha vinto il 75° Festival di Sanremo. No, questo è il volere comune e il desiderio che attraverso la musica ha unito, forse come non mai, padri e figli. I Conti questa volta tornano sul serio, caro Carlo. E non sono quelli dei 60 milioni di pubblicità, dello share stellare e degli ascolti da 13 milioni di telespettatori per cinque serate da ricordare. Quelli contano certo, altrimenti lo show non sarebbe più "must go on", ma questo Festival ha dimostrato, specie a chi ancora non è connesso con il Paese e il mondo reale, che la prima cosa bella che abbiamo avuto dalla vita è davvero il sorriso giovane.
Il sorriso dei giovani. “Vivere la vita. È un gioco da ragazzi”, ricorda al fanciullino che vive in affitto dentro ognuno di noi, quel folletto delizioso di Lucio Corsi.
Olly & Lucio, una premiata ditta emozionale e sorprendente. Sono loro i nostri piccoli supereroi, un 23enne e un 31enne – entrambi solo all’anagrafe -, che hanno riaperto un dialogo interrotto. Calato il sipario dell'Ariston, la sensazione forte e diffusa è che grazie a questi due ragazzi sia arrivata, un po’ in tutte le case, la voglia di dialogo tra genitori e figli. Quel dialogo che sembrava inesorabilmente giunto al blackout è miracolosamente ripreso ascoltando le canzoni dal divano. Gli sdraiati si ridestano. Un dialogo ricominciato dal palco sanremese con un appello accorato: “Vorrei, vorrei, vorrei…”. Questo desiderio d'amore è coinciso con l'urgenza necessaria di parlare, di confrontarsi su cose semplici. Semplici sono le anime di Olly & Corsi che vuole essere solo Lucio nel villaggio fatato da sono solo canzonette. Da lì il dialogo riaffiora e lo fa in un tempo che più sbandato non potrebbe essere. Un tempo pieno di guerre nel mondo e di speranze disperse tra le macerie, a cominciare dalle nostre case, dove troppe volte ci sono almeno 100 metri quadrati di separazione tra un padre e un figlio.
E allora vorrei, vorrei, vorrei… vedere sempre più ragazzi come Olly & Lucio, che non sono soltanto il primo e il secondo classificato del Festival di Sanremo 2025 (anche perché per loro “la musica non è competizione” e lo dicono in coro) ma dei piccoli grandi esempi di resistenza alla superficialità, alla semplificazione, spesso immorale dell’esistenza. Olly & Lucio sono due portatori sani di tenerezza che con le loro parole e la loro musica arrivano dritti al cuore di tutti. In primis nei cuori dei loro coetanei e scendono giù fino a quelli di un’adolescenza prolungata, quanto fragile, ma sincera, che ha solo l’urgenza di essere ascoltata, perché ha bisogno di sorrisi e di abbracci che troppo spesso gli vengono negati. Chiedono quell’abbraccio in cui Olly & Lucio si sono stretti, dal momento del verdetto sanremese che decretava il vincitore, fino all’uscita dall’Ariston, per tornare, lentamente (“perché c’è bisogno di tempo per capire e per capirsi”, Olly & Corsi docet) nel loro mondo. Un universo che è fatto di silenzi e di paure, come per tutti, ma anche di una fame incredibile di incontri, di progetti, di concerti. Ma prima viene la fame di sogni e di “topi che sanno volare”, come ha detto Lucio al suo amato Topo Gigio. Spente le luci lì sul palco, Olly torna da “Mà e da Pà” nella sua Genova e Lucio va a Castiglion della Pescaia a riabbracciare quella madre che gli ha insegnato che “la vita è un gioco da ragazzi” e dalla nonna che per tutta la settimana del Festival ha tenuto chiusa la cucina del ristorante per vedere e ascoltare suo nipote.
Perché la vita vera è fatta di disconnessioni da cellulari, da impegni fintamente improrogabili, da corse affannose e insensate, a volte senza meta finale, e invece è ancora piena di connessioni con le persone più care, quelle che ancora ci guardano con gli occhi dell’amore e che ci ascoltano, perché sono adulti ancora capaci di sintonizzare il proprio battito con quello di un figlio o di un nipote. Olly & Lucio a loro volta hanno ascoltato il fratello maggiore Simone Cristicchi che ha fatto piangere ogni figlio italiano con Quando sarai piccola: una poesia dedicata alla madre che vale quanto i versi filiali di Pasolini e di Quasimodo (ragazzi andate a cercare e a rileggere anche quelli, vi prego!). Olly & Lucio hanno immaginato un futuro da padri all’ombra de L’albero delle noci dell’altro fratello maggiore Brunori SAS che ci ricorda che un po’ tutti “siamo cresciuti in una terra crudele dove la neve si mescola al miele. E le persone buone portano in testa corone di spine”. Toglierci quella corona dolorosa, curarci le ferite e affrontare gli anni feroci, quelli passati e anche quelli che verranno, sarà il compito futuro di genitori e figli, uniti. Vorrei, vorrei, vorrei… che fossimo una cosa sola, dal parlare all’ascoltare anche la stessa musica, per arrivare insieme alla fine del viaggio e dire con Olly “ed è stata tutta vita” e con Lucio che “vivere la vita. E' un gioco da ragazzi”.