giovedì 16 aprile 2015
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Dopo Roma, Boston e Amburgo, nei giorni scorsi anche Parigi ha aggiunto la propria candidatura come possibile città ospitante delle Olimpiadi del 2024. Si potrebbe aggiungere anche una città indiana (Ahmedabad), mentre è quasi certo che in corsa ci sarà Baku (capitale dell’Azerbaigian), meno probabili invece Copenaghen e Budapest. Quando si chiuderanno le iscrizioni (il prossimo 15 settembre) saranno al massimo 5 le candidate credibili tra le quali nel 2017 i membri del Cio sceglieranno chi potrà organizzare la XXXIII Olimpiade estiva del 2024.  Il fascino resta insomma, ma non c’è affollamento: organizzare i Giochi costa. E non solo in termini economici. La crisi mondiale ha svuotato gli entusiasmi, oltre alle casse, di tutti. Il rischio di clamorosi insuccessi spinge ovunque alla prudenza e non è un caso se, dopo il ritiro di Oslo, sono solo due, Pechino e Almaty (Kazakistan) le candidate per accogliere i Giochi Invernali del 2022. Anche l’edizione estiva, di certo più appetibile per dimensioni e giro d’affari, non è più quel fantastico oggetto dei desideri di città e governi che era fino a qualche anno fa. A Boston prima ancora che nascesse la candidatura per il 2024, una consistente parte della popolazione ha espresso nei sondaggi una netta contrarietà ai Giochi. È previsto in proposito un referendum pubblico nel 2016, in occasione delle elezioni politiche, ma i media statunitensi riferiscono uno scetticismo di fondo molto forte. La stessa Amburgo, che ha battuto “in casa” la più potente Berlino diventando la candidatura tedesca, malgrado il consenso sia più aperto, dovrà sottoporre la scelta ad un referendum, come impongono le leggi tedesche. Anche il consiglio municipale di Parigi ha acconsentito alla candidatura ponendo la condizione che sia etica ed eco-compatibile, e soprattutto con un budget contenuto, non superiore ai 6 miliardi di euro, che si appoggi fortemente sulle numerose strutture sportive già esistenti nella capitale francese e nei dintorni. Roma è partita per prima, ma la popolarità dei Giochi nella capitale è, al momento - secondo alcuni sondaggi - appena al 30%. Il Coni e il governo italiano ci hanno messo la faccia, investendo già da ora i- dee, progetti e soprattutto la loro credibilità internazionale. La “cabina di regia”, istituita dalla Giunta di Ignazio Marino, ha promesso che inizierà le operazioni di ascolto della cittadinanza, delle categorie, della politica e attenderà il consenso finale del Consiglio comunale. Le perplessità comunque restano, ed è difficile dimenticare i dati elencati nel dossier che convinse l’allora premier Mario Monti a bocciare l’idea della candidatura di Roma olimpica per il 2020, nel quale i tecnici avvisavano che «l’operazione di ospitare i Giochi può rivelarsi vantaggiosa solo a condizione di rispettare la spesa programmata». E qui c’è una cifra che spaventa, o almeno dovrebbe: dal 1960 ad oggi, tutte le edizioni delle Olimpiadi estive sono incorse in uno sforamento del budget.  Senza eccezione alcuna, con un aumento medio del 179%. Malagò in proposito è stato categorico e confortante: la sola candidatura - ha annunciato - costerà tra i 5 e i 10 milioni, gran parte dei quali sarà a carico di aziende private. E l’eventuale organizzazione di Roma 2024 peserebbe per 6-7 miliardi di euro. Due miliardi saranno sostenuti dal Comitato olimpico internazionale. Un’Olimpiade a basso costo dunque? «Sarà questo il tratto distintivo di Roma 2024. Giochi low cost, a impatto ambientale contenuto e con procedure anticorruzione presenti fin dalla candidatura che porteremo al Cio. Non sprecheremo soldi pubblici», ha promesso Malagò.  È anche vero che non c’è stato grande evento in Italia senza appalti corrotti. Ma anche su questo il presidente del Coni ha garantito massima trasparenza: «Per tutta la fase preparatoria ci affiancherà Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Con lui costruiremo modelli di appalto che porteremo subito a Losanna. Le nuove regole Cio aiutano: per avere una candidatura forte non saremo obbligati a costruire autostrade».  Il primo - piccolo ma significativo segnale di trasparenza è arrivato in questi giorni. Nell’annunciare il nome del super-consulente strategico scelto per aumentare le possibilità di successo di Roma 2024, è stato subito precisato l’ammontare del suo compenso. Enric Truno y Lagares, 64 anni, ingegnere e “guru” catalano delle Olimpiadi di Barcellona 1992 un modello e anche un’edizione di successo che ha avuto il merito di cambiare il volto della città catalana (un po’ quello che si spera di fare con Roma) - riceverà 37 mila euro, compresa la diaria, per un incarico che durerà fino al 15 settembre. Per Truno, che aveva già lavorato all’organizzazione di Torino 2006, l’obiettivo è «far crescere la città con i Giochi e cambiare la sua mentalità». Ma ha subito avvertito tutti: «A Barcellona c’erano un sindaco e una squadra e anche a Roma si deve fare questo. Se la città non è in grado di coinvolgere le associazioni civiche, i sindacati, i cittadini, non ce la faremo».  Il Coni intanto sta cercando di ampliare la rete degli sponsor. Molte aziende italiane vogliono essere al fianco di Roma in questa avventura. «C’è una nuova generazione di ragazzi che chiede di trovare lavoro nello sport. Nei prossimi anni ci sostituiremo sempre più ad altri settori nella capacità di creare occupazione: per Roma 2024 potranno essere coinvolte 170 mila persone che genereranno tra 1,5 e 2 punti di Pil», ha spiegato Malagò.  La candidatura italiana punterà quindi su «idee, credibilità, simpatia, considerazione internazionale e la bellezza delle città». A questo proposito, è chiaro che le suggestioni di una città come Roma andranno sfruttate al massimo per sostenere la candidatura. L’esempio più eclatante potrebbe venire dall’utilizzo di piazza San Pietro come campo di gara, magari per il tiro con l’arco, come da più parti si è detto, proposta che sarebbe stata accolta con favore anche in ambienti vaticani. Di certo, qualora non si volesse correre il rischio di legare troppo sport e religione per le implicazioni simboliche che ciò comporterebbe, sotto le finestre del Papa passerebbe almeno la gara della maratona che tradizionalmente chiude i Giochi estivi.
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