martedì 10 aprile 2018
Aveva 92 anni. Difensore della squadra di Valentino Mazzola, a causa di un infortunio al ginocchio non era sull'aereo precipitato a Superga il 4 maggio 1949
Sauro Tomà in allenamento in una foto d'epoca

Sauro Tomà in allenamento in una foto d'epoca

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È morto all'età di 92 anni Sauro Tomà, ultimo superstite del grande Torino. A dare la notizia il club granata su Twitter: "Hai raggiunto i tuoi compagni in cielo. Ciao Sauro, ultimo degli Invincibili".

Tomà, difensore della squadra di Valentino Mazzola dal 1947, vinse due scudetti con il Torino. A causa di un infortunio al ginocchio non partecipò alla tragica trasferta di Lisbona che costò la vita ai suoi compagni morti nel disastro aereo di Superga il 4 maggio 1949. Con lui era rimasto a terra anche il secondo portiere Renato Gandolfi, scomparso nel 2011.

Giocò con In maglia granata fino al 1950, collezionando 77 presenze. Aveva esordito a La Spezia, città dove era nato il 4 dicembre 1925 e dove lavorava come "tracciatore navale di sala" all'Arsenale. Poi era passato in prestito a Rapallo e a Voghera. «Fin da piccolotifavo per il Genoa, ma quando arrivarono i dirigenti del Torino non stavo nella pelle - aveva raccontato alcuni anni fa ad Avvenire - perché sapevo che andavo a giocare nella squadra piùforte del mondo. Non per vantarmi, ma quelli del Toro per avermi diedero 5 giocatori allo Spezia in cambio: 3 presi dalla Pro Vercelli e due della Primavera».

Tomà ricordava la splendida accoglienza che gli riservarono Valentino Mazzola e compagni. «Erano ragazzi fortissimi e rispettosi in campo, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni. Mazzola aveva un carisma incredibile, il giocatore più forte che abbia mai visto. Valentino era la sintesi dell’uomo squadra, la miscela perfetta di concretezza e geometria. Dopo la tragedia ritrovai negli spogliatoi un suo biglietto in cui mi scriveva: “Ti ringrazio Sauro per essere stato l’unico ad aver capitole mie scelte familiari. Ti auguro di riprenderti al più presto dall’infortunio, perché sei un ragazzo e un calciatore con un grande futuro...”».

Dopo Superga non riuscì a risollevarsi dalla tragedia, giocando sempre con il pensiero di essere sopravvissuto. «Quando mi rimisi in piedi lasciai il Toro per andare nel Brescia, ma ormai la mia carriera era andata». Dal 1953 al 1955 giocò nel Bari, con cui vinse lo scudetto Dilettanti. Nel 1998 scrisse i suoi ricordi nel libro Me Grand Turin.


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