lunedì 21 aprile 2014
​Rubin "Hurricane" Carter ebbe la carriera stroncata da una sentenza razzista e ingiusta. In carcere da innocente per 19 anni con l'accusa di omicidio. Il ricordo di Benvenuti.
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Rubin "Hurricane" Carter, sfidante al titolo mondiale dei pesi medi e pugile dal micidiale gancio sinistro, icona nera che ispirò canzoni e film, è scomparso ieri nella sua casa di Toronto, a 76 anni, per un tumore alla prostata. Lo hanno riferito alcuni suoi amici, tra i quali quel John Artis che venne accusato di essere stato suo complice, al New York Times. Incolpato ingiustamente di aver ucciso due uomini e una donna (tutti bianchi) in New Jersey nel 1966, trascorse oltre 19 anni in carcere, prima di essere dichiarato innocente con due distinte sentenze che dimostrarono la sua totale estraneità. All'epoca, a favore della sua causa si mobilitarono in tanti, politici, organizzazioni a favore dei diritti civili come Amnesty International, campioni dello sport e star del cinema e della musica. Per anni il suo nome divenne il simbolo di una cattiva giustizia di stampo razzista: il suo fu infatti un caso di discriminazione legata al colore della pelle. Basandosi sulla sua storia, Bob Dylan, compose la celebre canzone intitolata appunto con il suo soprannome, 'Hurricanè, che divenne un successo internazionale nel 1976. Molti anni più tardi, anche Hollywood si occupò della sua triste vicenda: nel 1999 uscì un film di Norman Jewison, basato sull'autobiografia dell'ex pugile "The 16yh Round", dal titolo anche questa volta "The Hurricane", interpretato da Denzel Washington, che per la sua performance ricevette una nomination agli Oscar. Carter viveva da anni Canada dove si occupava della sua associazione "Innocence International" a favore delle persone in prigione perchè vittime di errori giudiziari. Della sua vicenda Carter era solito dire che "avevano incarcerato il mio corpo, ma non sono mai riusciti a farlo con la mia mente". Il ricordo di Nino Benvenuti "Rubin Carter sarebbe diventato un grande del ring. Avrebbe dato filo da torcere a tutti se non avesse avuto quella sfortuna. Aveva una potenza incredibile". È il ricordo di Nino Benvenuti dell'ex pugile statunitense scomparso ieri a 76 anni, un probabile campione il cui percorso sportivo, e anche umano, fu spezzato da 19 anni di detenzione inflittagli per un'ingiusta accusa di omicidio. "Hurricane ha avuto davvero una grande sfortuna, tra di noi se ne parlava molto a quei tempi - ha ricordato Benvenuti, campione olimpico e campione mondiale dei pesi medi - Certo lui era un tipo vivace, ma ha pagato un prezzo troppo alto finendo in carcere per degli omicidi che non aveva commesso. A quei tempi un pugile di colore era comunque visto con maggior sospetto, forse se fosse stato un campione di basket non sarebbe successa la stessa cosa".
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