mercoledì 28 agosto 2019
Da padre Opeka ad Antananarivo al comboniano Moschetti in Sudan, a Sister Serena a Calcutta: un libro di Monica Mondo racconta i tanti religiosi impegnati per gli ultimi - anche nella cultura
Il missionario vincenziano Pedro Pablo Opeka, 71 anni argentino di origini slovene, attivo nella città discarica di Antananarivo

Il missionario vincenziano Pedro Pablo Opeka, 71 anni argentino di origini slovene, attivo nella città discarica di Antananarivo

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Con quei folti capelli, la barba candida e un sorriso contagioso, padre Pedro Pablo Opeka, vincenziano di 71 anni, argentino ma di origini slovene, rappresenta un’icona della figura del missionario impressa nell’immaginario collettivo. Ma, look a parte, padre Opeka è un personaggio straordinario in quanto esempio vivente della potenza della fede che si fa carità. Da lunghi anni opera in una città-discarica, uno slum tra i più grandi e ripugnanti della terra, ad Antananarivo, capitale del Madagascar.

Fin da ragazzino aveva imparato dal padre a lavorare pietra e legno; ha così insegnato a costruire case e dato vita alla “Città dell’amicizia”, con scuole, ospedali e laboratori: una realtà che accogli e restituisce dignità, lavoro e futuro a circa 25 mila diseredati. Per tale progetto, uno dei più rivoluzionari mai realizzati nell’isola, il missionario è stato insignito della Legion d’onore, la massima onorificenza francese. Nel corso del suo prossimo viaggio, l’8 settembre papa Francesco visiterà quel miracolo di fraternità. E c’è da scommettere che, da quel giorno, il nome di padre Opeka diverrà ancor più noto di quanto già non sia.

Tra quanti, in Italia, hanno contribuito a far conoscere la sua bellissima storia, c’è Tv2000, grazie a un’intervista di Monica Mondo, brillante conduttrice della fortunata trasmissione Soul. Ora il testo di quella conversazione, insieme a molti altri, non meno intensi, è pubblicato in Dove solo l’anima arriva. Uomini e donne in missione con Dio, una novità targata Editrice Missionaria Italiana, in libreria da domani (pagine 144, euro 15,00).

Il libro è una galleria di figure ben assortite che restituiscono la varietà e la complessità delle sfide che la missione affronta: dall’inculturazione al dialogo interreligioso, dalla condivisione con gli ultimi all’impegno per la pace e i diritti dei poveri. Più di tanti ponderosi trattati, queste pagine – dove la vita pulsa e rende credibile l’Annuncio – possono aiutare il lettore a vivere nel migliore dei modi il mese straordinario della missione che Papa Francesco ha voluto indire per il prossimo ottobre, a 100 anni dalla pubblicazione della Maximum Illud.

È un autentico giro del mondo quello che propone Dove solo l’anima arriva. Si passa dalla miseria del Sud Sudan col comboniano Daniele Moschetti alla sofisticata cultura giapponese, con cui quotidianamente si misura il saveriano Tiziano Tosolini. Si intuisce la disperazione dei migranti del Messico leggendo il racconto dello scalabriniano Flor Maria Rigoni; si rimane commossi dalla dolcezza di suor Angela Bertelli, saveriana, che per tanti bimbi disabili di Bangkok è una seconda mamma e colpiti dall’entusiasmo di padre Mario Ghezzi, missionario del Pime per anni in Cambogia (dove la Chiesa è un piccolissimo gregge) e oggi direttore del Centro missionario di Milano.

Nel libro incontriamo padre Pepe Di Paola, il prete che accompagnava Bergoglio nelle bidonville di Buenos Aires e sister Serena, che è stata a fianco di Madre Teresa di Calcutta. C’è spazio anche per giganti della teologia e della cultura (non sono forse anche quelle “terre di missione”?) come il domenicano Timothy Radcliffe, già ministro generale dell’ordine, che gira il mondo come una trottola per conferenze e testimonianze e il poeta-teologo portoghese José Tolentino Mendonça.

Al di là della varietà dei contesti, colpisce il fascino della radicalità con cui queste persone vivono in Vangelo laddove sono state chiamate. Come scrive nella prefazione Paolo Ruffini già direttore di Tv2000 e ora Prefetto del Dicastero per la Comunicazione, «Monica Mondo ci fa conoscere, quasi le avessimo accanto a noi, fisicamente vicine, persone che hanno scommesso tutta la vita sulla forza debole di Gesù Cristo, una forza che cambia la vita di chi accetta di incontrarlo attraverso la debolezza del testimone».

Suor Donatella Lessio ne è una dimostrazione concreta. Suora infermiera attiva a lungo presso il Caritas Baby Hospital di Betlemme, costretta a sopportare file interminabili ai controlli di sicurezza per portare i suoi piccoli malati più gravi agli ospedali di Gerusalemme, ha mobilitato le consorelle, lanciando un gesto umile e rivoluzionario: per 15 anni, tutti i venerdì pomeriggio, ha recitato il rosario in una processione dal checkpoint alla casa salesiana.

Interessante osservare come più di una delle vocazioni missionarie narrate nel libro abbiano avuto origine dalla testimonianza di Francesco d’Assisi. Fra Ibrahim Alsabagh, attivo ad Aleppo, racconta: «Avevo letto la Vita di san Francesco scritta da sant’Antonio di Padova: ho abbandonato l’idea della medicina, per la medicina spirituale». Suor Lessio confida: «C’è stato un momento in cui Francesco d’Assisi, attraverso il film di Franco Zeffirelli, è entrato in me». Anche padre Pepe spiega che Fratello sole, sorella luna ha influenzato molto la sua decisione di entrare in seminario.

Ricche anche di gustosi aneddoti (dal pub di Oxford amato da padre Radcliffe, alla visita di Enzo Jannacci ai boat people di Hong Kong nel 1986, grazie a padre Franco Mella del Pime), queste pagine trasmettono efficacemente l’urgenza missionaria: la santa inquietudine di chi sente bruciare sulla pelle il “Guai a me se non evangelizzo” di Paolo. Come testimonia sister Serena, parlando delle sue consorelle dal sari bianco-azzurro: «L’unica sopravvissuta della strage nello Yemen del 2016, che adesso è a Calcutta, chiede costantemente di tornare nella penisola araba. Dice che là i poveri hanno bisogno di noi, che li abbiamo lasciati soli».

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