giovedì 15 giugno 2017
S’intitola “Taxidi”, in greco “viaggio”, il cd del chitarrista degli Avion Travel scomparso a soli 64 anni il 30 marzo. A giorni l'uscita: “Il suo capolavoro, un'eredità per tutti noi”
Mesolella, l'ultimo disco che non ha potuto ascoltare
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«Ancora non ho ascoltato una nota del nuovo disco ma sono sicuro che come sempre mi spiazzerà, ci sarà anche solo una nota nella quale sarà racchiuso un mondo». Ferruccio Spinetti, contrabbassista di spicco della canzone colta italiana fra Musica Nuda e Avion Travel, commenta così l’uscita a breve nei negozi di Taxidi, in greco “viaggio”, ultimo lavoro realizzato dal chitarrista Fausto Mesolella prima dell’improvvisa scomparsa avvenuta il 30 marzo scorso a 64 anni appena compiuti. Non era da molto che Mesolella aveva deciso di incidere album da solista: il primo uscì nel 2012, dopo ben 35 primavere da musicista, e l’artista campano l’aveva annunciato dicendo: «Vorrei farmi il piccolo regalo di un disco di chitarra ma anche senza metterlo in vendita, solo a ringraziare tutti quelli che con stima e affetto mi hanno permesso di fare il chitarrista». Mesolella aveva scelto la chitarra per «compagna di vita», da sua stessa definizione, nell’adolescenza: quando nel convitto dove viveva iniziò a trascorrere le ricreazioni solo e sempre suonando. Poi era stata subito musica vera: il che significò prima band fondate e vissute per crescere (Condor, Coronilla Varia, La prima pagina, i Mediterraneo che incisero persino un lp per il Giappone); poi lavorare in studi di registrazione facendo musica con e per colleghi di genere disparato, sempre senza pregiudizi (lavorò con Augusto Martelli, Umberto Napolitano, Paolo Belli, Mino Reitano, Tricarico, Fiorella Mannoia, Mannarino, Maria Nazionale…); infine arrivarono Avion Travel e successo, di critica come di pubblico, fra un Sanremo vinto nel 2000 e innumerevoli riconoscimenti conferiti dagli addetti ai lavori praticamente a ogni disco del gruppo.

Nel tempo Mesolella era cresciuto anche come compositore e arrangiatore/orchestratore, sempre dicendo «non amo urlare, voglio far musica senza slogan o chiasso» e firmando da solista prima appena un audiolibro ( I piaceri dell’orso), poi colonne sonore (su tutte Lascia perdere Jonny di Bentivoglio, ispirata anche alla sua vita, vincitrice del premio Morricone). Indi, finalmente, a maturità artistica pienamente raggiunta, album compiuti: Suonerò fino a farti fiorire appunto nel ’12, Dago Red con Raiz degli Almamegretta nel ’14 e CantoStefano per diffondere la scrittura di Stefano Benni nel ’15. Tutto ciò, compresi lavori colti come quello sul folk di Matteo Salvatore o il progetto (rimasto incompiuto) di musicare poesie di Salvatore Palomba, senza mai rimpiangere il non aver cercato la celebrità per sé donandosi negli anni anche a Bocelli, Laquidara, Nannini, quella Rita Marcotulli con cui realizzò un progetto di rilettura dei Pink Floyd e quel trio di Nada con cui, ancora assieme a Spinetti, ha inciso album d’alto profilo come l’appena uscito La posa. «Io senza feste di piazza o matrimoni non avrei imparato nulla, il mio primo ingaggio fu il matrimonio del parrucchiere Ugo», si schermiva Mesolella. «E la gavetta mi ha insegnato che non c’è musica alta o bassa ma solo musica che sa toccare cuore, cervello, muscoli: e musica che non tocca niente». Va da sé che lui, Mesolella, voleva dunque esprimersi da solista solo se pronto davvero a giungere alla prima e solo a quella, e che pure per questo Taxidi è nato l’ottobre scorso, solo chitarra ed effettistica del pedale, ripreso all’impronta senza ritocchi successivi, nel- l’acustica naturale dell’antica cantina del Palazzo di Scoto di Semifonte, a Certaldo Alto: registrato e prodotto da Giulio Cesare Ricci per l’Audiophile in Super Audio Cd (ben altra faccenda rispetto agli mp3) anche se addirittura, per Mesolella, destinato al solo vinile. Il vinile di Taxidi invece uscirà in settembre, mentre già ora si è ritenuto opportuno testimoniare in cd l’inconsapevole addio dell’artista, quel suo ultimo “viaggio” senza partiture né limiti di minutaggio: perché – dice Paola Liberato, assistente alla registrazione – «Fausto suonava esprimendo arte e anima in libertà, cercando di restituire tutte le emozioni profonde della sua musica e della sua chitarra, L’Insanguinata ». Il 21 giugno, al Carroponte di Sesto San Giovanni, Fausto Mesolella avrebbe dovuto salire sul palco in una serata capace di unire il debutto estivo del Leggera Tour dei Musica Nuda di Petra Magoni (con lui in CantoStefano) e Spinetti, e poi il ritorno dei suoi Avion Travel: nel Re-Tour che da qualche tempo riuniva lui e Ferruccio a Peppe Servillo, Duilio Galioto, Peppe D’Argenzio, Mimì Ciaramella.

«Ora la serata è invece un onorare Fausto», dice la band: «E restituire l’immagine che di sé dava come artista nelle canzoni». Di Taxidi i colleghi poi aggiungono: «È chiaro, Fausto ha voluto ancora una volta affidare a un disco l’idea che aveva della musica e della vita, per poi smentirla e ricomporla nella lunga tela dei suoi concerti. Lungo il lavoro corre l’annuncio della sua chitarra lucida e vibrante, e noi proviamo a indovinarla ancora». Spinetti, dal canto suo, ricorda: «Il nostro era uno scambio alla pari per confrontarci, aiutarci, condividere. Sono d’accordo con Pacifico, che poche ore dopo la sua morte ha scritto, pensando a un suo concerto, “Lui ha toccato la chitarra, un accordo ed è cambiato tutto, eravamo dove voleva lui”». Taxidi è un disco necessario per conoscere e non scordare l’anima alta e buona di quel Fausto Mesolella che noi ricordiamo bene a Viareggio, al Festival Teatro Canzone dedicato all’immenso Gaber: accompagnava una collega eppure di tutti gli artisti presenti fu lui, unico senza ombre di divismo, a lasciare segni forti. Stava in disparte, silenzioso, sorridente, abbracciato alla sua chitarra: e quanto pareva stonato nell’ambiente del pop quell’uomo gentile, che però sapeva declinare in note umanità e sensibilità, e fra anima e chitarra di una canzonetta faceva arte.

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