domenica 20 aprile 2025
Oggi si disputa la corsa più longeva e iconica, seconda per storia soltanto ad Atene. Qui 50 anni fa per la prima volta un atleta in carrozzina completò i 42 km
Atleti in carrozzina in gara in un’edizione recente della Maratona di Boston

Atleti in carrozzina in gara in un’edizione recente della Maratona di Boston - Alamy

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Oggi si alzerà il sipario sulla 129ª edizione della maratona di Boston, la corsa più longeva e iconica del panorama internazionale, seconda solo ad Atene per storia. A differenza di tutte le altre gare del circuito Awwm (Abbott world marathon majors di cui Boston ne fa parte), le quali vengono disputate la domenica, la maratona di Boston fin dalla sua prima edizione viene disputata il terzo lunedì del mese di aprile. Giorno speciale nel quale gli americani festeggiano il Patriots’ Day, più precisamente negli Stati federati del Massachusetts (di cui Boston è capitale), del Maine e del Wisconsin, con il quale si celebra l’inizio della Rivoluzione americana. Sembra una pura casualità, ma nulla è lasciato al caso. La corsa, istituita nel 1897, è un omaggio al patriota Paul Revere, che condusse i ribelli rivoluzionari contro le giubbe rosse colonialiste britanniche durante la notte del 18 aprile 1775. Duecentocinquanta anni dopo sono ben altri gli uomini e le donne impegnati lungo il percorso di quarantadue chilometri. Runner, questa volta, normodotati ma non solo. Al via ci sarà anche un nutrito schieramento di atleti in carrozzina, testimoni di una rivoluzione cominciata esattamente cinquant’anni fa. Era, come accadrà quest’anno, la mattina del 21 aprile quando il ventiquattrenne Bob Hall di Belmont, Massachusetts, disabile a causa della poliomielite, ottenne il permesso di partecipare ufficialmente alla 75esima maratona di Boston. Seduto su una sedia a rotelle ospedaliera modificata per l’occasione, stava per tentare un’impresa mai tentata prima: completare l’intero percorso di quarantadue chilometri. La Boston Athletic Association, il comitato organizzatore, mise in palio anche una medaglia nel caso l’atleta in carrozzina fosse riuscito a tagliare il traguardo in meno di tre ore e mezza. « Ho sempre avuto grande rispetto per la gara e quindi non mi sono presentato così all’improvviso» - racconta Bob Hall -. «Scrissi a Will Cloney, a quel tempo direttore di gara, che avrei partecipato alla gara conscio delle mie capacità e aspettative». Giunse al traguardo in due ore e cinquantotto minuti, dimostrando che anche gli atleti con disabilità avevano pieno diritto di esserci, competere, scrivere la storia contribuendo definitivamente a spianare la strada per tutti quelli che sarebbero venuti dopo di lui. Due anni dopo, nel 1977 Hall infranse il suo precedente primato del percorso e vinse con un tempo di due ore e quaranta minuti. Fu un’annata storica, non solo per il record infranto, ma fu anche l’edizione in cui la Boston Athletic Association diede inizio alla tradizione di far partire gli atleti in carrozzina con quindici minuti di vantaggio sui corridori normodotati. L’enorme contributo di Bob Hall alle corse in carrozzina non si limitò solo alle gare su strada ma diede anche un grande contributo nella progettazione di carrozzine sempre più performanti. Nel 1978 fondò la sua azienda, la Hall’s Wheels, realizzando artigianalmente carrozzine su misura per ogni singolo cliente, migliorandone le performance sia in termini di velocità che di peso, arrivando a progettare carrozzine dal peso di soli sei chili, che era circa la metà del peso della sua carrozzina usata durante la sua prima maratona. Tutto ciò ebbe un enorme impatto anche nella cultura generale e non soltanto di quella sportiva: il MoMA, il museo di arte moderna di New York, nel 1989 espone per la prima volta un suo esemplare di sedia a rotelle da corsa nella mostra “Designs for Independent Living”, che presentava esempi eccezionali di oggetti ben progettati e prodotti in serie per anziani e disabili. «Quando ho iniziato a gareggiare, non ho iniziato per fare il pioniere» - ha detto Hall -. « L’ho fatto solo per me stesso come atleta, per essere il migliore su una determinata distanza. Col tempo, è diventato molto più grande». Nel 1991, a coronamento di una carriera straordinaria, Hall viene inserito nella National Wheelchair Athletic Association Hall of Fame. «Sono orgoglioso di contribuire al progresso dello sport attraverso il riconoscimento dell’atletismo per disabili». Domani, a cinquant’anni esatti dalla maratona che lo rese celebre, riceverà un ulteriore prestigioso premio: il Dick & Rick Hoyt Award. Padre e figlio noti per aver partecipato insieme a centinaia di gare, inclusa la maratona di Boston, con Rick, il figlio, affetto da paralisi cerebrale in carrozzina, spinto dal padre Dick. Riconoscimento che viene assegnato ogni anno a una persona o a un’organizzazione che esemplifica il coraggio e la resilienza, emulando lo spirito della famiglia Hoyt attraverso il patrocinio e l’inclusione. Corridori in carrozzina provenienti da tutto il mondo accorrono a Boston ogni aprile, dove vengono accolti, abbracciati e ammirati dal pubblico lungo le strade. La leggenda americana delle corse in carrozzina, Scot Hollonbeck, una volta commentò: « A Boston non ti senti disabile, ti senti super-abile. Ho sentito gente dire alle mie spalle “Caspita, vorrei essere lui”».

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