mercoledì 7 febbraio 2018
La band con "Una vita in vacanza" è la vera sorpresa del Festival di Sanremo 2018 e il candidato outsider alla vittoria, come Gabbani l'anno scorso. Grazie anche alla trovata della "nonna danzante"
Lo Stato Sociale al Festivale di Sanremo 2018 (Ansa)

Lo Stato Sociale al Festivale di Sanremo 2018 (Ansa)

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I nomi, anzi i nomignoli, Albi (Cazzola), Bebo (Guidetti), Carota (Roberto), Checco (Draicchio) e Lodo (Guenzi), sembrano usciti dalle pagine mocciose di Tre metri sopra il cielo più che dal palco del Festival di Sanremo, su cui hanno portato una acrobatica nonnina danzante. Ma possiamo garantire che questi cinque giovani favolosi della band indipendente Lo Stato Sociale, nati tra il 1982 e l’86, in una Bologna con meno poeti e cantori di ieri («non si può più parlare di scuola bolognese ma ci sono diversi giovani musicisti che possono emergere», tengono a sottolineare) non hanno nulla a che vedere con l’insostenibile leggerezza dei giovani di Moccia.

Cinque ragazzi allegri e vivacissimi, compagni di scuola, di radio e di vita, fieramente appartenenti al “Collettivo” che viaggia verso il decennio di attività, cominciata con due Ep di dissacrante dirompenza Welfare Pop e l’Amore ai tempi dell’Ikea. Titoli e testi di un gruppo «molto verboso», cresciuto a pane e tortellini ma anche tanto Gaber e Jannacci, Guccini, Dalla («Lucio… non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo ma gli abbiamo dedicato in tributo la versione reggae di Come è profondo il mare») Skiantos, Elio e le Storie tese e Rino Gaetano, al quale rimanda il loro brano sanremese Una vita in vacanza. «È un invito alle nuove generazioni a provarci e a non mollare. Le cose si possono fare e se questa società sta andando a fondo forse la colpa è proprio di quella generazione che ha sempre pensato che noi giovani non sappiamo fare niente».

Va all’attacco e dribbla il collettivo, lo fa con classe, altruismo e fantasia, come Garrincha, al quale è intitolata la loro etichetta (Garrincha Dischi). Il loro successo, frutto di un popolo di fan che si ritrova con il tam-tam dei social (nell’ultimo tour in 5mila al PalaDozza di Bologna e 10mila al Forum di Assago) se lo spiegano nella capacità di «esserci inseriti in un momento in cui manca il coraggio di opporsi alle imposizioni. Noi lo facciamo da un palco in cui abbiamo cominciato a salire per invitare i ragazzi a uscire di casa per incontrarsi, a essere più socievoli e non esclusivamente social. La felicità passa per le passioni che diventano progetti concreti da realizzare. Una vita in vacanza è anche un invito a cercare di fare della propria passione un mestiere, cosa che non è sempre facile. A volte sembra impossibile ed è allora che nasce il disagio, il male di vivere».

Un malessere sociale che tra Amore, lavoro e altri miti da sfatare (album del 2017, seguito ai tre anni di pausa dalla sala di registrazione) denunciano con la grinta degli ultimi autarchici. «Nessuno si prende la responsabilità di scrivere che i giovani della borghesia bolognese sono tornati a drogarsi con l’eroina. Ma in tanti invece pensano che molti dei nostri problemi derivino dalla presenza degli immigrati nelle nostre periferie, dove possiamo assicurarvi, per esserci nati e cresciuti, che l’unica cosa che accade è il nulla…».

Ai vuoti a perdere della società e alla mortificazione del nulla quotidiano, questi cinque infaticabili eclettici si oppongono con la musica e non solo. «Lodo, professione scenografo teatrante, il mese prossimo reciterà all’Arena del Sole nel Giardino dei ciliegi di Cechov», «Albi e Bebo scrivendo Il movimento è fermo, il nostro primo libro (Rizzoli)», «Carota producendo musica a tempo pieno e curando la riscrittura melodica delle nostre canzoni», «Checco è l’unico che per il momento ha un mestiere vero… – sorridono –: è ricercatore informatico all’Università».

Questa è la meglio gioventù della canzone d’autore che mostra il sorriso sornione, come i denti digrignati dello scimpanzè in copertina a Primati, il loro nuovo album, in uscita, che contiene tre inediti – compreso il brano sanremese –, un duetto con l’amico Luca Carboni e la nuova versione di Sono così Indie. «È una raccolta, “differenziata” – spiegano mentre si preparano per la serata del debutto –. I Primati, ovviamente sono le scimmie».

Nulla a che vedere con la scimmia di Gabbani, anche se questa band è nuda e cruda, ma duetterà (venerdì) pure con il coro dell’Antoniano. Ma la “parolina impronunciabile” del loro testo ai bambini del coro Mariele Ventre verrà tagliata? «Sorpresa… Siamo Lo Stato sociale, siamo qui per sorprendervi».

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