giovedì 25 agosto 2022
La nuova Nazionale di Pozzecco, la carenza di impianti e i giovani talenti che faticano a emergere in un campionato sempre meno visibile sulla TV pubblica
Simone Fontecchio, 26 anni, stella Nba della Nazionale, ha dovuto lasciare l'Italia per affermarsi

Simone Fontecchio, 26 anni, stella Nba della Nazionale, ha dovuto lasciare l'Italia per affermarsi - Ansa

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«Se non fossi cresciuto in Italia non avrei imparato a palleggiare, a tirare con la sinistra e ad avere un corretto movimento dei piedi». Sono parole che ci inorgogliscono quelle del grande e indimenticato Kobe Bryant. Abbiamo dato i “fondamentali” all’ultima icona planetaria di questo sport: ma la pallacanestro in Italia oggi come sta? Se guardassimo solo ai risultati non ci sarebbe certo da stare allegri. L’ultimo successo di un nostro club nella massima competizione europea (l’attuale Eurolega) risale al 2001 (con la Virtus Bologna di Ginobili e Messina). E ormai datate sono anche le ultime gioie azzurre: la medaglia di bronzo agli Europei del 2003 e l’argento alle Olimpiadi del 2004. D’accordo, c’è un ricambio generazionale in corso e stanno emergendo nuovi talenti. Se però il quadro è meno fosco di quel che dicono i numeri, le incognite non mancano. A cominciare dalla nuova Nazionale di Gianmarco Pozzecco. Alla prima partita vera dopo un’estate di esperimenti è arrivata una vittoria più sofferta del previsto contro l’Ucraina, ma importante sul cammino che porta ai Mondiali dell’anno prossimo. Il nuovo ct ha portato senz’altro una carica di entusiasmo ma è difficile dire dove potrà arrivare anche ai prossimi imminenti Europei. Il suo passato da giocatore non si discute: è stato protagonista di quella Nazionale seconda ai Giochi del 2004. Ma la sua designazione, il 2 giugno scorso, mentre era assistente di coach Messina a Milano, è stata un fulmine a ciel sereno anche per lui che ha ammesso: «Mai avrei pensato di diventare ct».

Tanto più che il suo predecessore sulla panchina azzurra non stava facendo male: Meo Sacchetti ci ha riportato ai Mondiali nel 2019 dove mancavamo dal 2006 (partecipazione ottenuta grazie a una wild card) e l’ultima qualificazione sul campo risaliva addirittura al 1998. Ancora più incredibile poi la qualificazione alle ultime Olimpiadi, dopo 17 anni, battendo la Serbia a casa propria e poi il quinto posto ai Giochi di Tokyo a un passo dalle semifinali. Non è un caso che l’esonero di Sacchetti abbia fatto storcere il naso a due grandi saggi della pallacanestro. Come Bogdan Tanjevic: «Io avrei aspettato dopo settembre. L’Italia che ho visto vincere a Belgrado un anno fa e che è andata a Tokyo era degnissima, con un gioco eccellente. Una squadra che stava in piedi ». Ancora più diretto Valerio Bianchini: «Spero che Pozzecco se la cavi ma nominare coach della Nazionale, ovvero guida e ispiratore degli allenatori italiani un quasi debuttante senza risultati di rilievo in campo internazionale mi sembra un grave vulnus per la categoria». Non sarà facile per il “Poz”, ma se non altro potrà contare sulla supervisione autorevole di un suo ex coach, proprio quel Charlie Recalcati che da ct ci ha regalato le ultime medaglie e che ora è stato richiamato in Nazionale come senior assistant. Le prime uscite della nuova Nazionale hanno messo in mostra un gruppo in cui accanto a senatori affermati come Gallinari, Melli, Datome e Polonara, stanno crescendo i protagonisti di domani come Nico Mannion. È una squadra che può giocarsela con chiunque ma solo mettendo in campo il massimo della concentrazione.

Un’Italia in cui brilla il talento di Simone Fontecchio, pronto a sbarcare negli States con gli Utah Jazz, ma la cui scalata la dice lunga sulle tante difficoltà che incontrano i giovani italiani nel nostro campionato. Fontecchio, 26 anni, ha dovuto lasciare la Serie A dopo stagioni in cui ha fatto tanta panchina e pochi minuti sul parquet a Milano prima di finire in prestito a Cremona e poi a Reggio Emilia. Deluso e arrabbiato, ha lasciato il nostro Paese ma ha trovato gloria in Germania e in Spagna giocando alla grande anche in Eurolega. Trascinatore della Nazionale già dall’estate scorsa, vola in Nba senza aver mostrato tutto il suo valore in Italia in cui i quintetti titolari sono per lo più tutti stranieri e i vivai vengono da anni snobbati. Perché certo costa di più andare a scovare i talenti ma anche perché come ha spiegato di recente lo stesso Recalcati mancano gli impianti: «Non mi riferisco alle arene più o meno grandi, ma proprio agli impianti di base. Non ci sono le palestre per allenare i futuri giocatori e campioni. Se mancano gli impianti diventa difficile anche fare reclutamento».

Un vero peccato, anche perché a fronte di un basket italiano sempre meno visibile nella Tv in chiaro (tuttora non è prevista nemmeno la diretta di una partita sulla Rai) i numeri dell’ultimo censimento del Coni dicono che la pallacanestro è quella che ha retto di più all’emorragia di tesserati del primo anno di Covid. Senza dimenticare che l’ultimo Draft in Nba, la porta d’ingresso al campionato statunitense, ha già “benedetto” i nostri Gabriele Procida, 20 anni, scelto dai Detroit Pistons e Matteo Spagnolo, 19 anni, selezionato dai Minnesota Timberwolves. E soprattutto Paolo Banchero prima scelta assoluta Nba del 2022, da parte degli Orlando Magic. Nato e cresciuto a Seattle, ma naturalizzato italiano grazie ai bisnonni liguri, ha già espresso il desiderio di giocare con la maglia azzurra dal 2023: potrà essere lui l’asso nella manica della Nazionale di Pozzecco. Tutti segnali di speranza che compongono un piccolo tesoro custodito oggi in un vaso di coccio, una luce in fondo al tunnel che chi ha a cuore e dirige le sorti di questo sport deve stare molto attento a non spegnere.

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