Un momento della presentazione del libro in Senato - Traboni
La forma del dialogo per entrare nelle questioni aperte, e più urgenti, del nostro tempo. Con l’occhio del teologo e protagonista della vita della Chiesa da un lato, e quello di chi è stato a lungo impegnato nel giornalismo e nella politica, dall'altro. Soprattutto alla ricerca di risposte possibili e plausibili, per “incontrare” così quel futuro delle democrazie e della convivenza umana che appartiene a tutti, al mondo religioso come a quello laico. Proprio i mondi dai quali provengono Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, e Ferdinando Adornato, intellettuale e fondatore di “liberal”, coautori di La libertà che cambia. Dialoghi sul destino dell’Occidente (Rubbettino, pagine 150, euro 16,00) presentato a Roma, presso la Sala Koch del Senato e in libreria da sabato 10 giugno. Un volume agile, ma nella migliore accezione del termine, per la capacità dei due dialoganti di rendere al meglio questioni niente affatto semplici, concetti teologici e filosofici compresi, a partire dall’identità dell’Europa, con lo scontro geopolitico in atto e l’invasione dell’Ucraina. E non crediamo che sia un caso il fatto che il libro si apre e chiude con due punti interrogativi sul primo e il quarto capitolo, ovvero quello appena introdotto del “Tramonto dell’Occidente?” e l’altra questione che si dimena tra “individuo o persona?” e compendia quindi la sfida dei diritti, la tecnica e la morte di Dio. E dietro ognuno di questi temi si staglia, a volte così tremenda e con strumenti sempre più invasivi da arrivare ad irridere la lentezza delle democrazie, l’incedere della civiltà digitale, altro punto cardine del dialogo tra Fisichella e Adornato. E’ dunque la tecnica, ci si chiede in queste pagine, il vero Dio dei nostri tempi? E che fine fa il concetto di libertà se visto alla luce di queste e altre trasformazioni in atto? C’è una perdita di valori dietro il progredire così confuso del digitale, fake news e influencer compresi? (“Se Chiara Ferragni ha preso il posto che un tempo era di Norberto Bobbio, qualcosa vorrà pur dire…”, scrive ad esempio Adornato).
Laici e credenti, come dicevamo all’inizio, sono pienamente coinvolti in queste sfide che hanno il sapore, per fortuna non ancora del tutto artefatto, del futuro. E Fisichella e Adornato seguono – e non di rado si seguono attraverso la forma del dialogo – dei ragionamenti che danno il polso giusto della complementarietà di punti di vista anche differenti. Ed è oltremodo prezioso lo scambio finale di due lettere sul concetto di libertà, con i due Autori che, a partire da Gesù, chiamano in causa testimoni come Socrate, John Locke, Hannah Arendt e Joseph Ratzinger, per tracciare una sorta di bilancio finale delle 140 pagine.Gli interrogativi che il volume pone hanno anche e soprattutto una base di fondo, una sorta di spettro: il nichilismo che non pochi vedono come il colpevole numero uno del tramonto dell’Occidente, laddove mina le democrazie e lascia insinuare il populismo e le autocrazie, indebolito com’è dal relativismo etico e dal venir meno di valori irrinunciabili (due aspetti, questi ultimi, che il libro affronta, ripescandoli da un certo oblìo nel quale erano caduti).
Quella dei due autori è insomma «una sfida», come l’ha definita nel suo intervento - nel corso della presentazione moderata dalla giornalista Franca Giansoldati - il senatore ed ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, per capire «cosa ci ha portato fin qui, dove la morale individuale conta più che l’etica collettiva, per una sorta di irrefrenabile decadenza» e auspicando «un ritorno alla politica senza scorciatoie». Una sfida raccolta, quella del libro, anche rispetto a cambiamenti così veloci, se solo si pensa, come ha evidenziato nel suo intervento l’ex presidente del Senato Marcello Pera, che fino a vent’anni fa neppure si parlava di identità, e della sua difesa, al di fuori del mondo laico. E di identità del cristianesimo in particolare. Cogliendo poi in questo lavoro a quattro mani il merito di soffermarsi anche su alcune possibili cause della crisi, nei binomi benessere e spiritualità (affrontato da Adornato) e più libertà e minore responsabilità (trattato da Fisichella).
Un libro che nasce – come peraltro alcuni lavori precedenti – anche da antica e consolidata amicizia tra Fisichella e Adornato, con quest’ultimo che ci ha tenuto a ringraziare il vescovo per questi dialoghi «con cui ho superato anni di volontaria clandestinità e sono ritornato a far capolino nella vita pubblica. Anche perché vale la pena battersi per questa causa: il destino dell’Occidente e la trasmissione della sua identità. Esisteva una identità X, ma poi la trasmissione si è inceppata per due colpi terribili sferrati all’Occidente: l’agghiacciante aggressione dei totalitarismi nel cuore dell’Europa, militare ma anche filosofica e culturale. E poi il relativismo etico che dice che non c’è nessuna verità, e quindi il problema è risolto alla radice, e che ha compiuto il sogno del totalitarismo. Siamo aggrediti dal passato – con il ‘900 che torna a bussare alle porte con la guerra - e al contempo dal futuro, con l’intelligenza artificiale, e non è una bella sensazione», così come preoccupa «la nebbia che c’è attorno al concetto di libertà e a quello di pace», chiosando sul fatto che «qualcuno nega che il cristianesimo debba avere cittadinanza, ma è alle tavole della Legge che dobbiamo fare riferimento per il concetto di bene e di male. Ed è l’unica religione fondata sulla libertà della persona».
Ma se il politico, per sua stessa ammissione “seguace” di Leopardi, offre una visione anche un po’ pessimista, è diversa l’angolatura del teologo: «Le nostre – ha detto monsignor Fisichella - sono due visioni complementari: Adornato è partito dalla libertà, io per la mia storia e identità parto dal termine “verità”. Il grande problema che l’Occidente e l’umanità possiede è la questione della verità e non c’è alternativa, a mio modo di vedere. E proprio perché sono teologo so di quella espressione fondativa: la verità vi farà liberi. Se manca la dimensione veritativa viene meno l’orizzonte sul quale l’uomo può camminare e sul quale costruire le sintesi. Siamo in questo mondo per cercare la dimensione della verità, innanzitutto su noi stessi, sulla nostra esistenza personale», e quindi l’incontro con un Dio che si fa uomo: io sono la via, la verità e la vita.