domenica 30 aprile 2023
Parla l’olandese ex difensore azzurro anni ‘80 e leggenda degli Oranje: «Con l’Ajax ho vinto tutto, a Napoli è stato il più bel periodo della mia vita. Spalletti ha fatto un capolavoro»
L’olandese Ruud Krol, al Napoli dal 1980 all’84

L’olandese Ruud Krol, al Napoli dal 1980 all’84

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La mia generazione, i ragazzi del muretto degli anni ’80, ha scolpito nella memoria di cuoio l’immagine elegante, statuaria - con cavigliera bianca su calzino azzurro - di Ruud (Rudy) Krol: libero di ruolo e di fatto. Prima dell’epopea maradoniana, c’è stata “l’era Krol”. L’olandese volante, classe 1949, arrivato al Napoli per volontà, e scommessa vinta da Totonno Juliano, dal Canada (giocava nel Vancouver Whitecaps). Per l’opinione pubblica, la bandiera dell’Ajax tre volte campione d’Europa (consecutivamente dal 1970 al ‘73, con due finali di Coppa dei Campioni vinte contro Inter e Juventus) e il due volte vicecampione del mondo con l’Olanda, in Germania nel ’74, e ad Argentina ’78, era sbarcato a Capo di Chino in un pomeriggio d’estate dell’80. Quattro anni prima dell’avvento del Pibe de Oro, il San Paolo si riempì solo per lui, per dare il benvenuto al prode Rudy. Il sole della città e il calore dei napoletani regalò a Krol un quadriennio di seconda giovinezza. E adesso che è uno splendido settantenne che ha allenato in mezzo mondo (dalla Tunisia al Sudafrica) si scalda al sole spagnolo di Malaga dove lo rintracciamo alla vigilia dell’odierno primo matchball-scudetto del Napoli di Luciano Spalletti.
Krol, se oggi il Napoli vince il derby con la Salernitana potrebbe essere il grande giorno. È pronto?
Non tanto – sorride - ho viaggiato tutta la settimana e non sapevo che il Napoli avrebbe giocato domenica pomeriggio. Io purtroppo non ci sarò allo stadio domani (oggi, ndr). Sono tornato a Napoli dieci giorni fa con l’amico attore e imitatore Roberto Valentino e ho avvertito, come sempre, un entusiasmo contagioso… Se vinciamo - sorride divertito - prepariamoci a sette giorni senza andare a lavorare.
Massimo Troisi aveva previsto questo giorno con il titolo di un suo film dell’83, Ricomincio da tre. Ma con questo e i due scudetti maradoniani sarebbero potuti essere quattro i tricolori, perché nell’era Krol quel terzo posto fu un tricolore sfumato…
Vero, il nostro nella stagione 1980-‘81 poteva essere il primo storico titolo. Ma eravamo una squadra di combattenti, senza nazionali. Tanti buoni giocatori, un giovane promettente come Luciano Marangon e un paio di ottimi attaccanti come Antonio Capone e Gaetano Musella. Antonio è uno che il suo talento l’ha un po’ buttato in mare… E poi comunque la Juve che vinse quello scudetto era più forte di quella di adesso.
All’epoca lei era passato da un “Rino” all’altro: da Rinus Michels grande anima dell’Ajax, a Rino Marchesi tecnico di quel Napoli che fece la corsa-scudetto.
Michels è stato un genio, ha inventato il calcio totale e una creatura incredibile come l’Ajax. Marchesi è stato un buon allenatore per quel Napoli che gli permise di andare poi ad allenare la Juventus e quindi continuare a lottare per lo scudetto... Noi invece gli anni seguenti abbiamo sofferto e lottato per non retrocedere. Ricordo però con affetto i mister Giacomini e Pesaola e la passione del presidente Ferlaino che poi con Maradona si è tolto tante soddisfazioni.
Se Maradona fosse arrivato un anno prima, Krol sarebbe diventato campione d’Italia?
I campioni come Maradona a Napoli o Cruijff all’Ajax, fanno sempre la differenza, ma i grandi fuoriclasse come loro sapevano anche che non si vince mai da soli. Il Napoli di Spalletti non ha dei fuoriclasse, ma un gruppo così unito e organizzato che il tecnico è stato capace di far diventare una macchina perfetta…
Ha citato Cruijff, forse con lui in campo la sua Olanda avrebbe vinto il Mundial d’Argentina ‘78... Ma è vero che non venne per paura di essere rapito?
Troppe leggende sull’assenza di Cruijff al Mundial del ‘78. Non c’erano ragioni politiche, perché in Olanda lo sport non ha mai avuto intromissioni da parte dei nostri governanti. Johan fece le qualificazioni e poi disse che non se la sentiva di vivere 6 settimane lontano dalla famiglia. Come ho reagito? Mi è dispiaciuto, ma eravamo forti ache senza di lui, e infatti siamo arrivati in finale con l’Argentina.
Era un’Argentina ostaggio del regime di Videla che fece sparire nel nulla 30-40mila desaparecidos. Voi non avevate capito nulla?
Noi, penso come tutti i partecipanti al Mundial, abbiamo saputo dopo quanta morte aveva seminato la dittatura. Ricordo solo la scorta dei militari che ci accompagnava allo stadio e i tifosi argentini che prima della finale bloccarono per 20 minuti il nostro pullman prendendolo a pugni. Volevano intimidirci, non ci riuscirono. Poi ha vinto l’Argentina amen… L’’anno dopo però, mi sono preso la rivincita.
Sarebbe a dire?
Sono tornato a Buenos Aires nel ‘79 con la formazione del Resto del Mondo che sfidava i campioni in carica dell’Argentina. La nostra squadra era allenata dal mio grande amico Enzo Bearzot. Il ct argentino Menotti lanciò il 18enne Maradona che fece un gol di sinistro spettacolare. Con noi c’erano Falcao e Boniek , poi anche in dieci, per l’espulsione di Tardelli (fallo su Maradona), alla fine vincemmo 2-1 con una rete di Zico.
Tutti stranieri della mitica Serie A anni ‘80. Fenomeni che adesso non si vedono, anche se il Napoli forse due ce l’ha: Osimhen e Kvaratskhelia.
Osimhen è un buon goleador e Kvaratskhelia è un grande dribbling-man ma non sono due giocatori del livello di Messi o Cristiano Ronaldo. La loro fortuna è che hanno alle spalle Lobotka, Anguissa, Zielinski, Di Lorenzo e anche Kim che fa sempre il suo errore di posizione ma alla fine ha giocato un ottimo campionato e non ha fatto rimpiangere Koulibaly.
Il centrale olandese ex Ajax De Ligt era arrivato alla Juve come “l’erede di Krol”, ma poi è stato dirottato al Bayern Monaco…
De Ligt è un buon difensore, ma non mi somiglia. Io prima di chiudere da libero al Napoli avevo giocato terzino destro, sinistro, stopper… sapevo costruire il gioco e difendere come pochi al mondo. De Ligt è un ragazzo che ancora deve mangiare parecchi polli prima di arrivare ad essere Krol.
Scusi ha detto, “pollo”, quindi è vero che dopo ogni partita lei mangiava un pollo?
Non solo dopo la partita, ma anche prima. Il nostro chef era fantastico e il cameriere di allora, l’amico Tommaso Maresca, non si dimenticava mai di servirmi un buon pollo che mi dava la giusta energia per affrontare tutte le sfide.
Davvero formidabili quei suoi anni napoletani.
Io dico sempre che all’Ajax ho vinto tutto, ma il periodo più bello e formativo della mia vita l’ho vissuto a Napoli. Ho conosciuto a fondo la città, ho toccato con mano i problemi, la povertà, ho parlato con gli scugnizzi e con i pescatori di Mergellina. E lo faccio ancora ogni volta che torno, riprendo sempre il discorso dove lo avevo interrotto quarant’anni fa.
Il terzo scudetto, scaramanzie inutili a parte, ormai il Napoli ce l’ha in tasca ma si aprirà un ciclo vincente oppure i tifosi dovranno aspettare altri 33 anni per festeggiare?
Il presidente Aurelio De Laurentiis ha salvato il Napoli quando lo ha preso in serie C, lo ha reso sempre più competitivo e in futuro non credo che smetterà di rinforzarlo. L’anno prossimo con Spalletti proveranno ancora a vincere lo scudetto e ad andare in fondo alla Champions e pensare questo mi rende felice perché i napoletani sono un popolo unico al mondo e meritano di vivere questa grande gioia, grazie al calcio.

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