sabato 25 gennaio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Albert Espinosa è l’esempio vivente di cosa può fare un uomo che creda nella forza della vita. Malato di cancro a 14 anni, Espinosa, nato nel 1973 a Barcellona, per dieci anni ha lottato contro la malattia con coraggio, si è laureato in ingegneria chimica ed è diventato uno dei più noti scrittori, registi e autori di teatro e televisione spagnoli. Il mondo giallo è il primo libro che ha scritto raccontando la sua giovinezza segnata dal tumore e la carica positiva con cui lo ha superato. Ora esce in Italia, edito da Salani e Rai Eri, col titolo Braccialetti rossi, che è quello poi della fortunata fiction che lo stesso Espinosa ha scritto per la tv spagnola e da cui nasce la serie di Raiuno.Dove ha trovato Albert ragazzino la forza di combattere la malattia?«Io ho sempre pensato che la mia forza ha a che fare con le vite degli altri che vivono dentro di me. I miei amici ed io avevamo fatto un patto. Avevamo altri amici in ospedale che erano morti all’età di 14 anni, quindi abbiamo deciso che ci saremmo divisi le loro vite, così loro avrebbero potuto vivere dentro di noi. Durante i 10 anni che son stato in ospedale, contando tutti quelli che se ne sono andati, io mi sono ritrovato con un totale di 3,7 vite in più dentro di me».Nel suo libro lei racconta tutto questo con ironia e positività.«La mia autobiografia è piena di humour e desiderio di vita. Ho avuto il cancro fra i 14 e i 24 anni, e durante 10 anni ho perso una gamba, un polmone e una parte di fegato, ma è stato anche un periodo felice. Per esempio racconto quando, su consiglio del dottore, da ragazzino ho dato una festa d’addio per la mia gamba il giorno prima dell’amputazione. Mi ha aiutato a superare quel momento. Io non parlo del cancro, ma di cosa ho imparato dal cancro e mi rivolgo a tutti, malati e non malati». Dal libro alla televisione: ora la vuole anche Spielberg.«Un giorno sono stato ispirato a scrivere la serie tv Pulseras Rojas, tratta dal libro, e la cosa più incredibile non sono i premi che ha vinto e l’enorme audience, ma il fatto che grandi registi come Giacomo Campiotti e Steven Spieberg ne abbiano acquistato i diritti. Negli Stati Uniti la serie sarà prodotta da Fox Television con un adattamento per lo schermo del premio Emmy Margaret Nagle.La versione italiana la soddisfa?«Certo, è molto fedele al mio libro: ho trovato grandi professionisti, ho raccontato i miei giorni in ospedale agli attori, tutti bravissimi, e mi sono innamorato della Puglia dove è stata girata la fiction. Ho sempre pensato che se credi nei sogni, questi poi si avverano. E io mi ritengo una persona fortunata».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: