lunedì 2 maggio 2022
Viene presentato domani alla Biblioteca Nazionale di Napoli un libro che contiene il manoscritto, datato 1814, in cui il 16enne poeta recanatese dà prova di perizia filologica su un autore "scomodo"
Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi - Archivio

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Il Fondo leopardiano conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli non smette di offrire importanti sorprese: è tornato alla luce un suggestivo autografo del giovane Giacomo Leopardi, con ogni probabilità del 1814, in cui studia la figura di Flavio Claudio Giuliano, l’ultimo sovrano latino dichiaratamente pagano, soprannominato Giuliano l’Apostata. Il manoscritto, finora inedito, è stato identificato dagli studiosi Marcello Andria e Paola Zito che ne hanno curato la pubblicazione per i tipi della casa editrice Le Monnier Università. Leopardi e Giuliano imperatore. Un appunto inedito dalle carte napoletane, questo il titolo del volume, sarà presentato domani alla Biblioteca nazionale di Napoli. Nel “quadernetto” Leopardi - appena sedicenne, ma già assiduo frequentatore della biblioteca del padre Monaldo nel palazzo di famiglia a Recanati - realizza un accurato spoglio dell’opera omnia dell’imperatore Giuliano, ricorrendo all’autorevole edizione di Ezechiel Spanheim, apparsa a Lipsia nel 1696.

Il manoscritto inedito di Giacomo Leopardi conservato nel fondo della Biblioteca Nazionale di Napoli

Il manoscritto inedito di Giacomo Leopardi conservato nel fondo della Biblioteca Nazionale di Napoli - Ansa

L’autografo ci mostra come, benché giovanissimo, Leopardi sia già uno studioso provveduto e curioso e abbia già un accurato metodo di lavoro, caratteristica costante del suo percorso. Gli anni in cui il giovane Leopardi si accosta alla lettura di Giuliano rappresentano una tappa significativa nel percorso di rivalutazione della figura dell’Apostata, fino alla metà del XVI secolo offuscata dalla condanna pressoché unanime degli storici e riscoperta nel Settecento soprattutto dagli illuministi (Montesquieu, Diderot, Voltaire), ma accolta in Italia fra attestazioni di stima e dichiarata ostilità. Richiami all’opera dell’imperatore filosofo neoplatonico ricorreranno in seguito nell’opera leopardiana, in particolare nelle Operette morali (nei Detti memorabili di Filippo Ottonieri) e nello Zibaldone, in alcune esercitazioni di carattere filologico.

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