
Rino Gattuso, 47 anni, qui ai tempi in cui giocava in Nazionale, ora potrebbe diventare il nuovo ct del calcio azzurro
Nel momento di maggiore fragilità del calcio azzurro servirebbe un "Urlo" di Munch, che in Norvegia c’è stato, ma è stato l’urlo dell’Italia intera davanti all’orrore del 3-0 inflitto dalla nazionale di casa che all'Italia di Luciano Spalletti che alla fine della gara è stato esonerato. Unico ct al mondo il Luciano da Certaldo che da licenziato dalla Figc è tornato a bordo campo anche nella successiva sfida di qualificazione ai prossimi Mondiali con la Moldova.
E il blando 2-0 non ha fatto certo tornare sui suoi passi il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina che sta terminando l'affannoso e disperato casting per convincere qualcuno a fare il ct azzurro. Dopo il “no” di Claudio Ranieri, Gravina fiutando il clima di disfattismo generale che serpeggia su tutta la nazione, ancor prima che nella Nazionale, ha sondato gli ex campioni del mondo del 2006: Daniele De Rossi, Fabio Cannavaro e dulcis in fundo l’uomo dell’urlo, anzi del "ringhio", Rino Gattuso.
Con quest’ultimo, reduce dal 3° posto nel campionato croato alla guida dell’Hajduk Spalato, siamo quasi alla firma, è imminente ma il condizionale con la Federcalcio di questi tempi è d'obbligo. Perché c’è una parte di opinione pubblica, molto rosea, che fa pressing in queste ore sulla Figc e caldeggia il ritorno di Roberto Mancini. L’ex ct dell’Arabia Saudita, a nome anche della mamma, se venisse ricevuto a Canosssa prima che a Coverciano con tanto di scuse di Gravina allora forse potrebbe riprendersi il suo posto di selezionatore azzurro. Ruolo che ha onorato con un sorprendente titolo europeo nel 2021, vanificato poi con la figuraccia con la Macedonia del Nord e la mancata qualificazione, la seconda di fila per la Nazionale, ai Mondiali del Qatar.
Tra il Roberto d’Arabia e il verace 47enne Rino da Schiavonea, noi scegliamo assolutamente il secondo. L’ex ragazzo di Calabria è uno che da calciatore per la maglia della Nazionale ha dato l’anima arrivando sul tetto del mondo con la solita grinta e la generosità da gregario di lusso-. E da ct siamo certi che sarebbe disposto a mettere in campo gli stessi attrezzi del mestiere. La critica, sempre molto rosea, gli rinfaccia diversi "fallimenti" nella già lunga e non facile gavetta da tecnico cominciata nel 2013 con gli svizzeri del Sion, per poi rispondere alle sirene di Palermo del “mangiallenatori” Maurizio Zamparini che, pace all’anima sua, non poteva non inserire anche Gattuso nella sua pregiatissima collezione degli esonerati speciali.
Come un Ugo Foscolo del pallone, poeticamente Rino, da Palermo si era autoesiliato nelle acque greche, all’Ofi Creta, da cui si dimetterà presto ma a furor di popolo, per poi risalpare verso un’altra repubblica marinara, Pisa. Qui i pisani non dimenticheranno mai il Ringhio mondiale che li ha riportati in B e che come in Grecia provvedeva di tasca propria a saldare gli stipendi arretrati dei giocatori. Ringhio resiste ed insiste, ma il crac pisano non gli evita la retrocessione in C. Il Milan si ricorda del suo “figliol mai prodigo” e lo chiama per allenare la Primavera. Ma con la cacciata di Vincenzo Montella, inizia la sua seconda grande stagione rossonera da allenatore sottolineando alla piazza: “Io sono più milanista di Galliani”. Ma quello era un Milan cinese, lontano anni luce anche da quello odierno dove riuscì comunque a centrare un 6° e un 5° posto.
Ma non bastò a salvare il suo di posto. Dunque, ritorno gradito al Sud con il Napoli che con lui in panchina in Champions bloccò sull’1-1 il Barcellona di Leo Messi e poi ha conquistato la Coppa Italia 2019-2020 battendo la Juve in finale – con dedica a un angelo che lo guida sempre da lassù, la sorella Francesca – . Settimo e 5° posto con il Napoli, senza potere mai utilizzare la stella Osimhen infortunato. Alibi? No perché Rino non fa mai giri di parole e le sue conferenze stampa sono delle lezioni di schiettezza e fairplay, a volte stile anglosassone di chi, non a caso, il primo contratto da professionista, a 18 anni, lo firmò con i Rangers Glasgow.
Un uomo libero Gattuso, capace di ringhiare anche a Matteo Salvini che si “occupava” del suo Milan: "A Salvini dico di pensare alla politica, perché abbiamo problemi molto più grandi da risolvere in Italia". Rino è uno dei rarissimi tecnici che non ha procuratori e quando si è avvicinato, per pura consulenza, al potentissimo lusitano Jorge Mendes si è scottato. Come a Napoli, anche quando venne chiamato dal tycoon calabroamericano Rocco Comissso alla Fiorentina, hanno iniziato a straparlare alle sue spalle. Gattuso non ha mai fatto rimettere un euro ai suoi presidenti, eppure a Firenze è stato accusato di agevolare gli interessi di Mendes già in fase di mercato. Ennesima falsità su un uomo verticale quanto scomodo, che ha dribblato sul nascere le maldicenze e alla Fiorentina il suo mandato è scaduto ancor prima di iniziare.
Con alti e bassi Gattuso è ripartito da Marsiglia, poi Valencia fino a sbarcare a Spalato. E’ un uomo di mare – la sua impresa ittica in Calabria e la pescheria di Gallarate lo confermano – ma anche da bosco e all’occorrenza anche da prateria, il più idoneo al momento anche per quella poco fertile di Coverciano. Può farcela a risanare il calcio azzurro? Ringhio ha una grande dote, sa accontentarsi e lavora sempre a testa bassa con il materiale che ha a disposizione. Sa soffrire in silenzio e onorare i suoi impegni, vedi le giornate in cui continuava ad allenare la squadra nonostante la marcatura fastidiosa della miastemia oculare che lo aveva colpito. Rino è uno che sa rimettersi continuamente in gioco e il suo arrivo in Nazionale potrebbe essere un bene reciproco anche per lo spaesato Gigi Buffon che finora non ha capito bene che cosa significhi essere il direttore sportivo della Nazionale.
Da capire anche la nuova nomina di Gravina: Cesare Prandelli direttore tecnico di tutte le nazionali. Il buon Cesare è un altro pezzo di Italia buona, sana e trasparente, proprio come Gattuso, ma al calcio etico i 60 milioni di ct sparsi per il Paese chiedono anche risultati immediati. E allora se Ringhio prenderà il timone della Nazionale i primi 3 punti dovrà assolutamente conquistarli il 5 settembre a Bergamo contro l’Estonia. Partita dal risultato scontato, visto che nei 7 precedenti con gli estoni, l’Italia ha sempre vinto e segnato 20 gol subendone solo 2. Poi l’8 settembre ci sarebbe la sfida dai contorni, purtroppo anche politici, contro Israele, da giocare in Ungheria, sul campo neutro di Budapest. E per allora, la rosea opinione pubblica sarà schierata in prima fila per tentare di mettere in difficoltà il non sempre diplomatico Rino, al quale, comunque vada a finire la questione Nazionale, fin da ora auguriamo di rimanere sempre fedele alla sua calabra filosofia di vita: “Chi nasce tondo, non può morire quadrato”.