
Il nuovo ct della Nazionale di calcio italiana, Rino Gattuso, 47 anni - ANSA
Provaci ancora Rino. Caro Gattuso, sei il nuovo ct della Nazionale. Sei l’uomo della provvidenza, tu 47enne ex ragazzo di Calabria sei stato l’unico disposto e disponibile ad immolarsi per la patria pallonara (?). Torni in pompa magna a Coverciano a quasi 20 anni dall’impresa mondiale che hai fatto da calciatore a Berlino (Germania 2006) nella finale vinta contro la Francia di Zidane. Quella notte, dopo la testata “provvidenziale” di Zidane a Materazzi e la vittoria alla lotteria dei rigori, hai preso per il collo il tuo padre-ct Marcello Lippi e lo hai scosso in mondovisione, con la solita grinta ringhiosa che ti contraddistingue, come a dirgli: "Guarda cosa ho/abbiamo combinato!" Guarda invece Rino, oggi che prendi in mano la Nazionale, che cosa ti hanno lasciato: macerie.
Devi ricostruire eppure in fretta tutto quello che abbiamo perso. In vent’anni abbiamo vinto un Europeo con ct Roberto Mancini supportato da tutte le congiunzioni astrali possibili e persino l’appoggio degli angeli allora ancora in terra, vedi il carisma spirituale del gemello Gianluca Vialli. Ma con Ventura prima e Mancini poi, siamo rimasti fuori dal Mondiale 2018 e da quello 2022. Figuraccia agli ultimi Europei con Spalletti appena licenziato e un futuro Mondiale, quello del 2026, che dovrai andarti a conquistare, se tuttova bene ai playoff. E’ l’occasione della vita caro Rino: se ce la fai, torni campione del mondo, se fallisci ricominci dal via di una gavetta infinita. Su di te ha scommesso il presidente Gabriele Gravina che è all’ultima chiamata, anche lui, anche perché come capo del calcio italiano non può continuare a nascondersi dietro a un dito e a giustificare i fallimenti della Nazionale con i buoni risultati delle selezioni giovanili. Le Under, comprese l’Under 21 (qualificata ai quarti agli Europei) non vanno male è vero, e qualcosa di meglio della Nazionale A fanno intravedere, ma poi di questi azzurrini "1 su mille ce la fa" ad arrivare a stare in pianta stabile in una prima squadra di Serie A.
I francesi ci sbertucciano ancora per la finale di Champions, Psg-Inter 5-0. Anche loro, i parigini campioni d’Europa, sono zeppi di stranieri, ma ingaggiano i migliori, a cominciare dal nostro portierone azzurro Gigio Donnarumma, ma davanti a lui lanciano millennials a ciclo continuo e questi oltre che titolari in nazionale e nei loro club sono tra i gioielli più pregiati del panorama mondiale. A te Rino hanno lasciato una gioielleria appena svaligiata. Pensa, tu che umilmente ti ritenevi tra i più “scarsi” di quella Nazionale del 2006, dove in effetti giostravano tre palloni d’oro in pectore, Pirlo, Del Piero e Totti, tra gli azzurri di oggi saresti considerato un fuoriclasse, un intoccabile.
Tonali e Barella sono sul tuo livello, ma in Nazionale non incidono come nelle rispettive squadre (Newcastle e Inter). Davanti per grazia ricevuta abbiamo un oriundo capocannoniere in Serie A, l’italoargentino Retegui e un rarissimo figlio d’Africa nato e cresciuto in Italia, Kean, che cinque anni fa era esploso al Paris Saint Germain (13 gol in 26 partite) ma intanto qui da noi se non era per la Fiorentina che l’ha appena rilanciato rischiava di diventare un panchinaro a vita alla Juventus. Tutto il resto è noia caro Rino, e preparati al peggio, perché al momento siamo bollati come la “tribù degli scarsi”. Lo dimostra il fatto che mentre il resto d’Europa esporta i suoi talenti, noi non siamo più in grado di reggere il confronto.
Solo 158 calciatori italiani stanno giocando all’estero (ultimo report del Centro Studi sul Calcio di Neuchatel) e di questi un quinto militano nelle squadre dei “pregiatissimi” campionati di Slovenia e Malta, mentre solo una minoranza è tesserata da un top club dei 4 migliori tornei continentali. Vale a dire la Francia che all’estero esporta quasi 1.200 calciatori, Inghilterra che ne offre 586 al mercato globale, la Spagna 514 e la Germania 475. Noi caro Rino, continuiamo a comprare di tutto e di più alla fiera dell’Est e anche a quella dell’Ovest. Risultato? Un giovane calciatore professionista italiano debutta (se poi debutta) in prima squadra con almeno due-tre anni di ritardo rispetto alla media dei campionati europei suddetti.
Catastrofisti? Può darsi caro Rino, ma almeno tu non cadere dalle nubi quando la piccola Norvegia ci dà lezioni di calcio e ci liquida con un perentorio 3-0. Il loro bomber Haaland ogni anno al Manchester City parte per vincere Premier e Champions e in giro per il mondo circolano 196 calciatori norvegesi. Quasi quaranta più dei nostri e questo è lo specchio della crisi. Ecco, caro ct Gattuso, se riuscirai nella missione di far qualificare la Nazionale ai prossimi Mondiali e alzare almeno a quota 200 i calciatori italiani tesserati nei club internazionali, allora forse potremmo dire di essere fuori da questa assurda crisi del nostro pallone gonfiato. Provaci ancora Rino e se puoi, fallo come sempre, da Ringhio, senza snaturarti mai.