.jpg?width=1024)
Elisa in concerto a San Siro - Foto di Giulia Bersani
Una grande festa per la star più ecologista della musica italiana. E, al tempo stesso, un esperimento coraggioso fortemente voluto dalla stessa Elisa per provare a cambiare, in termini ecologici, il modo di fare concerti in Italia. Luci a San Siro, ma green, quindi in una serata di ben tre ore, quella appena conclusa, con tutti i più grandi successi della ultraventennale carriera della cantautrice di Monfalcone, festeggiata dai big della musica italiana. Una grande festa, delicata e potente al tempo stesso, che ha avuto picchi di entusiasmo con i duetti con Cremonini, Jovanotti, Ligabue, Giorgia, Sangiorgi e Dardust.
Elisa entra di peplo biancovestita e circondata da edere ed enormi fiori sul palco a ricordare il rapporto con madre terra, intona i grandi successi in inglese Labyrinth, Rainbow, Heaven out of hell, che la lanciarono nei primi anni 2000 e alla chitarra sembra quasi una Joan Baez contemporanea, Poi si passa alla dolcezza dell’italiano con Ci sarà e, sulla sua inconfondibile voce, partono i cori da parte dell’intero stadio che la accompagnano per tutta la sera. Un’infilata di brani che tutti conoscono, fra poesia, amore, delicatezza e grinta, interpretati con un virtuosismo raro. Non manca anche il momento punk rock “aggressive” nerovestita e catenata (vedi It is what it) accompagnata da una superband.
Con l’età Elisa ha visto aumentare maturità, consapevolezza, e anche bellezza, e a San Siro ha dato il meglio su tutti i fronti. “Mi vien da piangere, è il mio primo” dice emozionata per il suo debutto, meritatissimo, nello stadio di San Siro che tiene perfettamente in pugno con energia. “Avevo tanta paura di questo giorno mi avete regalato un sogno” dice emozionata. Il talento non è acqua, se poi aggiungiamo una voce senza paragoni unita ai valori con cui l’artista è coerente, vale doppio. "San Siro sarà un grande abbraccio, ma anche un segnale – aveva detto Elisa – perché oggi non si può più scindere la bellezza dall’attenzione al mondo che ci ospita".
Poi arrivano i fuochi d’artificio degli straordinari duetti con i big della canzone italiana venuti ad omaggiarla "a sorpresa". Duello di ugole con Giuliano Sangiorgi in Ti vorrei sollevare e poi gli incroci magici: Elisa arruola Dardust per Se piovesse il tuo nome scritta con Calcutta, e poi lo stadio si trasforma in discoteca, luci stroboscopiche e cassa dritta su Seta per far ballare i 54mila di San Siro. Poi tra le ovazioni Jovanotti si aggiunge a Dardust per Palla al centro e lo stadio trema, poi ancora di seguito arriva Cesare Cremonini che si aggiunge al pianoforte a Jovanotti ed Elisa: il trio delle meraviglie incanta ne Le tasche piene di sassi per fare bis con Poetica e poi Nonostante tutto. Non ci si fa in tempo a riprendersi da divertimento, battimani ed emozione che arriva il capolavoro Luce, con cui la cantante vinse Sanremo nel 2001, e la delicata dedica de L’anima vola a Elena Dellepiane, scomparsa a febbraio a 18 anni, unica paziente in Italia (tra i 24 registrati al mondo) affetta da una rarissima malattia neurodegenerativa, la mitocondriopatia geneticamente determinata dovuta a una mutazione del gene NUBPL.
Ciliegiona sulla torta, Giorgia ed Elisa (che ha dato ormai tutta la sua voce fino in fondo) che mandano in visibilio lo stadio con La cura e poi mandano un messaggio forte con il brano contro le atrocità della guerra e le dittature Together: “Abbiamo sempre bisogno di pace” grida Elisa e appare sullo schermo la bandiera palestinese con scritto "Free Gaza". A chiudere questa festa che davvero dimostra quanto sia bella la musica italiana quando è bella, i bis con Elisa e Ligabue e la loro Gli ostacoli del cuore.
A precedere l’entrata in scena messaggi degli attivisti che raccontano i danni del cambiamento climatico, dal deserto del Sahara al Myanmar passando per gli oceani. Sullo schermo passano sfondi montagne, coloratissimi fiori e acqua sulle note da brivido di Waves sino l’affascinante richiamo alla madre terra affinché risvegli il popolo umano della cantante maori Nauria. Elisa risponde innalzando al cielo eterea una Halleluja di Leonard Cohen mai sentita così. Anche gli abiti che cambia in scena sono dei manifesti, dal kimono in seta Ahimsa, prodotta senza violenza sui bachi da seta, agli abiti fatti con materiali di recupero o antichi centrini, o in denim Coreva, il primo stretch biodegradabile al mondo.
Il debutto di Elisa a San Siro non è stato solo un evento musicale, ma anche un'importante tappa nel percorso di sostenibilità della musica dal vivo. Il concerto è a impatto ambientale ridotto, grazie a scenografie realizzate con materiali riciclabili, uso di energia pulita e iniziative di sensibilizzazione green, in linea con l’impegno di Elisa come ambasciatrice ONU per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Il progetto punta a migliorare la mobilità sostenibile (con trasporti pubblici potenziati), a ottimizzare la raccolta differenziata e a ridurre le emissioni tramite biocombustibile HVO. Verrà calcolata la carbon footprint dell’evento con criteri scientifici certificati. Come eredità per Milano nascerà Plantasia – Parco Sonoro, un’area verde recuperata con fitobonifica, che diventerà il primo parco sonoro della città, in cui natura e musica convivono. Il progetto, co-finanziato da fondi pubblici e crowdfunding, vuole essere un modello replicabile per futuri eventi. Elisa continua così il percorso già iniziato con tour sostenibili e protocolli ESG, contribuendo a definire nuovi standard per il settore musicale in Italia.