martedì 8 marzo 2022
Sostenibilità ed ecologia al centro dell’album “Ritorno al futuro/Back to the future”. A maggio sarà in concerto all’Arena di Verona per sensibilizzare
Elisa ha pubblicatp il nuovo doppio album "Ritorno al futuro / Back to the future"

Elisa ha pubblicatp il nuovo doppio album "Ritorno al futuro / Back to the future"

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Elisa vestita di bianco intona il suo inno d’amore O forse sei tu, con cui è arrivata seconda all’ultimo Festival di Sanremo, fra i boschi e il mare intorno alla sua Monfalcone, dove vive. Sono gli stessi boschi in cui era ambientato il video di Luce - Tramonti a Nord Est con cui nel 2001 trionfò all’Ariston. Vent’anni dopo il tema dell’ambiente è sempre più urgente, e spesso sono le donne a guidare la battaglia per una maggiore consapevolezza. Elisa è stata scelta come testimonial della campagna Onu sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, e anche direttrice artistica di Heroes Festival 2022, la terza edizione dell’evento che si terrà dal 28 al 31 maggio a Verona, quest’anno totalmente dedicato alla lotta ai cambiamenti climatici. Nell’occasione Elisa tornerà live con tre grandi concerti all’Arena di Verona (28, 30 e 31 maggio) e sarà promotrice di una serie di iniziative sviluppate sotto il patrocinio di organizzazioni nazionali e internazionali.

Ma l’ambiente è anche al centro del suo nuovo, bellissimo, doppio disco, Ritorno al futuro/Back to the future, entrato nella top10 di Spotify degli album più ascoltati a livello globale. Uscito per Island Records, è un doppio album, con un disco di canzoni in italiano e uno in inglese, per un totale di 25 pezzi in cui la splendida voce di Elisa duetta anche con Jovanotti, Elodie, Rkomi, Giorgia e Rochelle in un album musicalmente eterogeneo. «Dopo i due anni che abbiamo passato, quello di fare un lavoro di “sfogo”, estroverso, era una necessità. Questo è il mio album di reazione a tutto quello che abbiamo vissuto» ci racconta Elisa. Al centro di tutto, temi importanti: l’ambiente e la necessità di cambiamenti radicali per preservarlo, il desiderio di un mondo meno frenetico e «l’esigenza di una rivoluzione umana guidata da valori non materiali». Nella splendida Fire, atmosfere alla Enia dei tempi d’oro, o in Let it go to waste on me, si critica «quel tipo di capitalismo in cui sono cresciuta negli anni 80 quand’ero bambina – aggiunge Elisa –. Quella corsa sfrenata partita in massa ovunque nell’Occidente, oggi raggiunge un picco di crisi senza precedenti. Crisi di identità degli esseri umani, crisi di valori. Arrivata a questa età, avendo una mia propensione su certi temi, come l’ambiente e la sostenibilità, ho deciso di cantarli. Durante la pandemia sono diventate emergenze molto evidenti, quindi mi sembrava doveroso alzare un po’ la voce».

Anche i prossimi concerti di Elisa saranno ecosostenibili. «Io sto con quelli che credono, sono una sognatrice e idealista, anche artigiana, vengo da una famiglia di operai – aggiunge –. Le giovani generazioni stanno cambiando radicalmente, si rendono conto della vulnerabilità del sistema. Avendo due figli me ne rendo conto». L’ambiente ha molto a che fare anche con la fragilità e con gli ultimi. In Drink to me «immagino una giovane immigrata che cerca di entrare in Europa, che ci riesce e arriva in una grande metropoli. Immagino la sua forza rispetto ad un’adolescente occidentale di quell’età che non ha vissuto cose altrettanto pericolose. Chi ha perso tutto lo sa molto bene cosa significa sopravvivere. E alla fine si brinda alla sua vittoria e alla sua nuova vita meravigliosa» L’ambiente è al centro anche di Show’s rollin’, che apre Back to the future: qui entra pulsante il tema della crisi climatica. «Vorrei tornare nel futuro ma vorrei tornarci cambiando qualcosa. Salvando quello che è prezioso e lasciando andare quel superfluo in cui si rischia di annegare, di perdersi» aggiunge la cantante. Il brano è una sorta di manifesto delle intenzioni, un gospel moderno incentrato molto sui cori. E poi ci sono I feel it in the Earth, dove Elisa canta il dolore della terra con un ritornello profetico («Lo sento nella terra / inzuppata di odio / e questa violenza / non la posso accettare / non posso tornare all’inferno /non posso tornare /a dove abbiamo sbagliato così tanto»), mentre Hope usa invece l’idea di una casa che cade a pezzi come metafora per il nostro pianeta. «Il mio con la natura è un rapporto innato – rivela –. Ho amici che sono andati a vivere in città, io invece abito in campagna. Fin da piccolina mi piacevano la natura, i fiori, gli alberi. Se fossi andata bene a scuola avrei fatto la biologa, perché già da piccola ero preoccupata dell’ambiente, delle guerre che vedevo, e che purtroppo ancora vedo, con dolore al tg».

Elisa Toffoli oggi ha 44 anni ed è diventata una donna decisa, oltre che una grande cantautrice. «C’è una specie di cerchio che si chiude col tempo e con l’età – riflette – . Mi interessa fare quello che mi piace e che mi interessa e spendere il tempo in cose in cui credo e farle per me stessa. Le canzoni emotive sui sentimenti sono il mio centro. È un dono. Ma devo avere linfa per andare avanti, lo trovo nel condire la scrittura con parti più sperimentali». Come te nessuno mai, è il pezzo più difficile per la cantante, «lo abbiamo scritto io e Davide Petrella durante il lockdown a novembre 2020, nel periodo più buio: mi commuove, è emozionante e struggente. Racconta un bisogno di essere amati. È il trionfo dell’animo umano: io ho fiducia e speranza». E la voglia di vivere esplode in Quando arriva la notte e nella ritmatissima Palla al centro in duetto con Jovanotti. Infine Luglio canzone sulla sorellanza e l’amicizia al femminile, gara di voci con Giorgia, Rochelle, Elodie. «La musica può tenere acceso un faro sulla violenza contro le donne – conclude Elisa –, deve essere rinnovata l’attenzione, e occorre cercare di sostenere i centri anti violenza cose che abbiamo fatto e faremo. E sarebbe da iniziare una raccolta firme. Le famiglie di oggi sono lasciate molto sole, occorre insegnare nelle scuole l’educazione e i diritti umani. E che vengano insegnate non solo bambini, ma soprattutto ai genitori. Non ci sarebbe il vuoto dell’ignoranza che crea tanti problemi».

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