mercoledì 13 luglio 2016
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Una mostra su Alcide De Gasperi alla Camera dei deputati. Si potrebbe dire: niente di nuovo. L’ha organizzata la  Fondazione De Gasperi ed è stata presentata ieri nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio da Maria Romana De Gasperi, dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, dal politologo Lorenzo Ornaghi, dal sottosegretario ai Beni culturali Dorina Bianchi... e anche qui niente di nuovo.  Eppure la mostra, nata come itinerante e fortunatamente destinata a passare di scuola in scuola nei prossimi mesi, è un vero segno di contraddizione, un paradosso culturale meritevole di essere studiato e lungamente meditato da sociologi, antropologi, storici, psicologi e politologi.

(Fotografie dal sito della Fondazione De Gasperi) Per non dire che in quel palazzo, anzi, nel Palazzo, la mostra assume la funzione della fiaba I vestiti nuovi dell’imperatore di Hans Christian Andersen, conosciuta ai più per la proverbiale, svelante e veritiera esclamazione conclusiva: «Il re è nudo». La mostra propone, come capita in questi casi, oggetti personali, fotografie, filmati d’epoca, manoscritti autografi... è stata però ideata e allestita da alcuni ventenni che, come l’impertinente bambino della fiaba, hanno saputo cogliere un inatteso spunto di verità: «La statura morale di un uomo è misurata dagli ideali per i quali ha speso la propria vita». La frase è posta all’inizio del percorso espositivo, accanto all’originale del testamento spirituale dello statista, sul quale appoggiano gli occhiali e la stilografica dell’autore, come fosse appena stato scritto.

Parole del passato, ma proposte come fossero appena state stilate, da ragazzi che hanno colto (in maniera inattesa?) che la vita di una persona si misura nel suo atto finale. Subito dopo viene proposta la prima ed esplicativa sezione della mostra col titolo 'L’identità', alla quale seguono le altre due: 'La vocazione', alla politica e alla fede; 'Il sogno', della democrazia e dell’Europa unita. Tutto, però, deriva da quella prima sezione, nella quale l’identità è messa in relazione con l’amore per la propria terra, l’amore per la moglie (viene proposta anche una commovente 'lettera d’amore') e per la famiglia, l’amore per la fede. Poi, e anche il poi è interessante, la vocazione per la politica viene posta in relazione con la vocazione alla vita cristiana. Quindi, in sequenza: la terra d’origine (questione essenziale per un europeista come De Gasperi, ma dimenticata da questa Europa), la famiglia, la fede (accanto alla sua Bibbia personale spiccano la Divina Commedia e l’ Imitazione di Cristo di Tommaso da Kempis), la vocazione politica.

Anche qui qualcuno potrebbe dire niente di nuovo. Che l’uomo De Gasperi e la sua esperienza politica fossero costruiti su questi elementi è cosa nota. La stessa Maria Romana ha sottolineato che suo padre non può essere onestamente raccontato e compreso senza il triplice amore per la sua terra, la fede e la famiglia. Anche Angelino Alfano ha sottolineato che l’appellativo «uomo politico» per De Gasperi va inteso nel senso di «uomo come 'sostantivo' e politico come 'aggettivo'». La cosa nuova è che a rispiegarlo con tanta eloquenza siano dei ventenni. Dei ragazzi che nel Palazzo della politica ricordano che il bilancio di una vita si fa sulla base della fedeltà ai valori e che (in una società che predica il contrario) la vita pubblica non può che essere lo specchio della vita privata. Parlando con questi ventenni (e con Giovanni Farese, lo storico dell’Università europea di Roma che li ha coordinati), emerge il loro interesse per gli aspetti della vita privata che hanno ispirato l’impegno politico, ma anche per la ferrea volontà di De Gasperi di dedicare alla famiglia una parte importante del suo tempo: «Maria Romana ci ha raccontato che lui poteva lavorare anche tutta la notte, ma alle 8 di sera, quando si sedevano a tavola, staccava il telefono e non c’era per nessuno». La famiglia allo stesso livello dell’Europa. «Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto» (Lc 16,10). E il re è nudo.

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