venerdì 8 marzo 2024
Da quando l'ex capitano della Roma è stato chiamato a sostituire José Mourinho sulla panchina dei giallorossi il nuovo mister ha collezionato risultati record. Perché non è una sorpresa
Daniele De Rossi, allenatore della Roma

Daniele De Rossi, allenatore della Roma - Reuters

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I ventitrè giorni della città di Alba di Beppe Fenoglio, per la scarna letteratura calcistica di questo campionato, dal finale già scritto (scudetto all’Inter per manifesta superiorità), diventano i 50 giorni a Trigoria di Daniele De Rossi. La rivincita della normalità, contro le leggende paranormali degli "specialoni", vedi l’esonerato Josè Mourinho, ex Mago di Setùbal e dell’Olimpico romanista. La coerenza che è dote rara in circolazione, tra gli uomini di calcio diventa una chimera. E la chimera è proprio lui, Daniele De Rossi, classe 1983, la cui coerenza si fonda su tre elementi cardine che da sempre l’accompagnano nel cammino umano e sportivo: passione, dedizione e tradizione.

La passione è quella del talento nato e cresciuto nel vivaio giallorosso. Uomo da una vita una maglia. Sir Alex Ferguson lo avrebbe tanto voluto nel suo Manchester United grandi firme, ma Daniele era predestinato a diventare il giovane campione del mondo giallorosso del 2006 (dopo essere stato espulso al debutto contro gli Usa e rientrando da “veterano” in tempo per alzare la Coppa sotto il cielo di Berlino) la bandiera della Roma e infine il Capitano (ex Capitan Futuro), ereditando la fascia dal suo fratello maggiore di campo, Francesco Totti.

La dedizione è quella che lo ha reso consapevole dei suoi grandi mezzi, ma mai sbandierati, assumendosi le responsabilità del leader silenzioso. Da calciatore, come Totti, era rispettato persino dai tifosi laziali, ai quali non ha risparmiato scenate nevroromantiche in quei derby incendiari in cui, coerentemente, a volte ha anche perso la testa, recuperandola puntualmente a fine partita.

E poi c’è la tradizione, che è quella di famiglia. Tutto ciò che Daniele sa sul calcio lo ha appreso fin dai primi passi seguendo la saggia guida del padre, Alberto De Rossi. Storico educatore, ancor prima che allenatore, De Rossi senior ha cresciuto intere generazioni di calciatori professionisti. Ex mister della Primavera giallorossa e oggi responsabile sviluppo e formazione allenatori squadre nazionali, nel tempo ha mantenuto fede ad un unico coerentissimo imperativo categorico: «Mi sono sempre messo da parte e ho svolto il mio ruolo che è quello di formare i giovani. Trigoria è la mia seconda casa».

Suo figlio Daniele è lo specchio di questo credo famigliare e quando gli chiedono di suo padre e che cosa ne pensa dei suoi successi da allenatore, risponde con un sorriso bello e pulito sopra a quella barba francescana: «L’ho visto due volte da quando alleno la Roma, scappa quando passa vicino al campo dove ci alleniamo. Al bar l’ho beccato e mi ha detto che sarebbe andato via subito... Non mi parlava mai di calcio quando giocavo e lo fa anche adesso. Da lui ho ereditato la passione, le idee calcistiche e sapermi relazionare con la gente. È schivo, ma non veniva allo stadio da quando ho smesso, ora ha ricominciato ad esserci. Si è goduto in silenzio questi 50 giorni».

In 50 giorni a Trigoria ha fatto cose che gli "specialoni" non avrebbero mai immaginato. All’andata Mourinho, con la stessa Roma di Daniele De Rossi, nelle sette gare contro Verona, Salernitana, Cagliari, Inter, Frosinone, Torino e Monza aveva raccolto 11 punti e segnato 11 gol. Il suo successore, arrivato tra lo scetticismo dei più che sottolineavano la sua unica esperienza alla Spal (in B) finita con l’esonero e uno score di 3 vittorie in 17 partite, ha stupito tutti, forse perfino se stesso.

La marcia trionfale di mister DDR, in una squadra che si è messa anche a giocare un gran calcio, vanta numeri epocali, dal 2000 a oggi mai nessuno come lui: 6 partite vinte su sette in campionato (unica sconfitta contro l’Inter) e in 10 gare alla guida dei giallorossi la Roma ha realizzato 26 reti, che sono poi anche i gol stagionali del tandem Lukaku-Dybala, rispettivamente 18 e 8 gol realizzati. Più gol per tutti da quando c’è De Rossi e 4 i giallorossi li hanno appena rifilati in Europa League al Brighton di RDZ, alias Roberto De Zerbi, ipotecando il passaggio ai quarti di finale.

Ora la domanda è: se per un guru della panchina come Pep Guardiola, De Zerbi è «il miglior allenatore emergente d’Europa», e il suo «Brighton una squadra modello», come dobbiamo giudicare questo nostro mister coerenza Daniele De Rossi e la sua Roma che in 50 giorni ha compiuto una piccola rivoluzione culturale? La risposta ai “poster” e poi magari agli specialoni delle panchine.

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