giovedì 27 maggio 2021
Il cantautore porta sugli schermi lo show registrato al Teatro del'Opera di Roma con un “cast” di 188 operatori dello spettacolo, racconta il nuovo album, festeggia i 70 anni e si candida all'Eurosong
Claudio Baglioni ha presentato il suo opera-concerto dal 2 giugno sulla piattaforma ItsArt

Claudio Baglioni ha presentato il suo opera-concerto dal 2 giugno sulla piattaforma ItsArt - Ansa

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«Sono andato al Teatro dell’Opera di Roma per capire cosa fare dei 12 concerti previsti a Caracalla e rinviati per la seconda volta, e quando l’ho visto vuoto, ho pensato: ma io ho appena fatto un album che è una storia, e allora perché non raccontarla riempiendo questi spazi? Così ci siamo messi a lavorare e praticamente in 4 giorni è nata questa opera-concerto, un po’ come facevano un tempo i compositori dell’800, tipo Richard Wagner che pensava all’arte totale, a mettere insieme molte discipline diverse».

Così, non senza un filo di comprensibile emozione, Claudio Baglioni in conferenza stampa al cinema Adriano di Roma ha presentato l’opera-spettacolo In questa storia che è la mia, dal 2 giugno, e poi per 6 mesi, sulla piattaforma streaming ItsArt. Uno spettacolo nello spettacolo dedicato anche ai tanti lavoratori che in questi ultimi due anni sono stati costretti a fermarsi. E non a caso Baglioni (e chi altri, se no?) ne ha voluti ben 188 accanto, sul palco e negli altri spazi del Teatro dell’Opera. Ma, a proposito di omaggi, l’artista romano ne ha voluto tributare subito uno a Carla Fracci, nell’immediatezza della scomparsa: «Credo che a Carla Fracci sarebbe piaciuto un esperimento artistico come questo, che coniuga la musica con il cinema, il teatro e la sua danza. E mi piace pensare che lo guarderà comunque, da dove si trova adesso».

Lo spettacolo, come detto, si potrà vedere dal 2 giugno (giorno peraltro nel quale Baglioni verrà anche insignito della onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica) sulla piattaforma ItsArt, «un’opportunità che si va ad aggiungere all’essenza degli spettacoli dal vivo», come ha sottolineato il ministro Dario Franceschini, arrivato sul palco a sorpresa per salutare l’amico Baglioni. Ottanta minuti senza mai tirare il freno per quel ragazzo timido che non sapeva se ce l’avrebbe fatta, così come ora ricorda in quest’opera, inframezzandola dagli struggenti passaggi al pianoforte di Non so come è cominciata e che riporta a quel Montesacro ’51 e tutto cominciava, altra traccia autobiografica di un vecchio album.

A proposito di viaggio, altri compagni di questa scorribanda artistica Baglioni li ha trovati in Pierfrancesco Favino, Eleonora Abbagnato, Danilo Rea, Celso Valli e nel figlio Giovanni, grazie alle superba direzione artistica di Giuliano Peparini che ha curato la coreografia assieme a Veronica Peparini e con una regia, firmata da Luigi Antonini, che sorprende ad ogni inquadratura.

Insomma, un inedito film-opera, prodotto da Friends & Partners - Fenix Entertainment, in collaborazione con il Teatro dell'Opera di Roma, che magari potrebbe far da preludio alla direzione artistica dell’Eurovision 2022, per la quale Baglioni ieri si è autocandidato, o «a quel musical a cui penso da tanti anni, tanto più che se vogliamo già “Questo piccolo grande amore” venne pubblicato come una sorta di film musicale. Però qualcosa me la tengo ancora per il tempo che verrà, per fare ancora qualcosa domani o dopodomani».

Un tempo che, attraverso l’artificio di una clessidra che appare e scompare sulla scena insieme a orologi e (mappa)mondi da cambiare, accompagna il concerto «perché tenere il tempo è una sorta di conciliazione che facciamo proprio con il tempo. E lo faccio anche io, come uomo di varietà e di varia età», mentre proprio il ritornello di quest’ultima canzone scorre sui titoli di coda. Ma non è un’uscita di scena, anzi, anche se con il tempo che passa tutti siamo chiamati a far di conto; però è la prospettiva che muta il corso delle cose, e Baglioni canta e rappresenta anche questo, tra la sua espressione musicale che si fa anche facciale, e la faccia triste-allegra di un mimo sul palco «e quando arriverà l’uscita di scena, la scena da me non uscirà».

A 70 anni appena compiuti è una celebrazione che durerà ancora, tipo anno santo> ci scherza su), quel ragazzo che chiamavano “agonia” e che la mamma sarta vestiva come un confetto per i primi concorsi musicali e incoraggiava (<è meglio che canti, che a studiare si diventa ciechi»), l’adrenalina che Claudio da Montesacro prova è sempre la stessa, ogni volta che sale su un palco. Ma qui, in questa opera-concerto, davvero la moltiplica e la trasmette.

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