mercoledì 26 dicembre 2018
Dopo il restauro la pala è stata ricollocata nel suo luogo originale, sull'altare Buonarroti nella Basilica di Santa Croce
Dopo il restauro. Andata al Calvario e incontro con Veronica, di Giorgio Vasari

Dopo il restauro. Andata al Calvario e incontro con Veronica, di Giorgio Vasari

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Un regalo di Natale per i tanti visitatori che anche in questi giorni di fine anno affollano la Basilica di Santa Croce a Firenze: la pala di Giorgio Vasari per Michelangelo, Andata al Calvario e incontro con Veronica, è tornata al suo posto, sull’altare Buonarroti, dopo un lungo e complesso restauro condotto dall’Opera di Santa Croce attraverso il progetto di fundraising “In the name of Michelangelo”.

«Siamo di fronte a un’opera di altissima qualità, la più bella di Vasari, la cui storia è ampiamente documentata e merita di essere raccontata – spiega Claudio Paolini, storico della Soprintendenza archeologia, beni culturali e paesaggio della Città metropolitana di Firenze –. Ci sono una serie di lettere scambiate da Vasari con Lionardo Buonarroti, che aveva commissionato la tavola, e con don Vincenzo Borghini, erudito attivo presso la corte di Cosimo I de’ Medici e responsabile del programma iconografico per i nuovi dipinti che dovevano ornare la rinnovata chiesa di Santa Croce. La tavola fu issata sull’altare il 1º novembre del 1572, assente Vasari da Firenze. Vincenzo Borghini, anche se con un po’ di ritardo, andò a vedere il risultato per riferirlo al maestro, scrivendo dettagliatamente sia della tavola Buonarroti sia di quella realizzata in contemporanea per l’altare della famiglia Guidacci: “Hiersera fui in Santa Croce et vidi su tutte le due nuove tavole; et parmi che tornino molto bene, et quella del Buonarroti anche un po’ meglio”».

Diverse le sorprese del restauro condotto da Maria T. Castellano. L’opera, un olio su tavola, è stata curata dai danni prodotti nella parte inferiore dall’alluvione del 1966 e liberata da una patina che la oscurava. Ha ritrovato così la luce dei suoi colori e particolari inaspettati come il volto di Michelangelo che, nelle sembianze di Nicodemo, guarda in direzione della sua tomba, e di Rosso Fiorentino, con un copricapo vermiglio, nelle vesti di Giuseppe d’Arimatea.

«Per Michelangelo si sono mobilitati 127 sostenitori di tredici Paesi diversi – spiega il presidente dell’Opera di Santa Croce, Irene Sanesi –. Il restauro ha riguardato la pala dell’altare Buonarroti e la tomba monumentale, entrambe opera di Giorgio Vasari. I risultati del progetto di fundraising hanno superato ogni attesa».

La campagna per la raccolta dei fondi è partita nel mese di settembre 2017. In pochissimo tempo si sono raggiunte le risorse necessarie con donazioni arrivate da Italia, Stati Uniti, Inghilterra, Canada, Filippine, Austria, Germania, Finlandia, Spagna, Norvegia, Repubblica Ceca, Australia e Perù. L’altare della famiglia Buonarroti e il monumento a Michelangelo al suo fianco compongono un insieme inscindibile che il restauro di entrambi contribuisce a far rileggere nella sua interezza.

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