sabato 4 dicembre 2021
È boom per la fiction della Lux Vide in onda su Rai 1, premiata con il DQ Craft Award. L’attrice Maria Chiara Giannetta: «Raccontiamo come la disabilità spesso sia un limite solo per gli altri»
L’attrice Maria Chiara Giannetta, protagonista della serie di Rai 1 “Blanca”, prodotta da Lux Vide

L’attrice Maria Chiara Giannetta, protagonista della serie di Rai 1 “Blanca”, prodotta da Lux Vide

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Dopo il successo negli ascolti con le prime due puntate (5.672.000 spettatori all’esordio e 5.377.000 con uno share del 24,1% nella seconda), la nuova serie Blanca con protagonista Maria Chiara Giannetta (lunedì andrà in onda il terzo dei sei episodi, intitolato Io ballo da sola) ha sbaragliato la concorrenza anche all’estero. Si è infatti aggiudicata uno dei premi internazionali più prestigiosi della televisione, il C21 International Drama Awards.

La nuova serie di Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction (tratta dai romanzi di Patrizia Rinaldi con protagonista appunto Blanca) è stata infatti premiata con il DQ Craft Award come una delle serie più innovative del 2021. «È un riconoscimento importante, non solo per la società – commenta Luca Bernabei, ceo di Lux Vide –. Blanca è una serie italiana che però guarda al mondo. E lo fa attraverso gli occhi di una ragazza che non vede, ma che trasforma questa disabilità in un super potere, creando un mondo pieno di colore e speranza. Blanca ci fa capire che noi tutti abbiamo delle mancanze, ma sono proprio queste mancanze a renderci speciali, unici e forti».

Grandi artefici del successo il regista Jan Michelini e, naturalmente, la protagonista Maria Chiara Giannetta, ora sul set del nuovo Don Matteo nei panni del capitano dei Carabinieri Anna Olivieri e reduce da un altro grande successo la scorsa primavera in Buongiorno mamma!( ispirato alla storia vera della famiglia di Nazzareno Moroni), nel ruolo di una donna finita in coma e tenuta pienamente “in vita” dall’amore del marito e dei figli. «Anche se non sono mamma nella realtà – dice la 29enne attrice foggiana –, lì ho cercato di esplorare molto personalmente quello che potevo in profondità raccontare in un ruolo così particolare. Ma sono stata ben sostenuta da un’ottima scrittura e dal lavoro di squadra. Come è poi successo con Blanca, dove interpreto un’aspirante criminologa rimasta cieca dopo un incidente. Mi sono avvalsa anche dei consigli di Andrea Bocelli.

Cosa si prova a interpretare ruoli così particolari?

L’attore deve essere consapevole di avere una grande responsabilità. Non può interpretare alla leggera nessun tipo di personaggio, a maggior ragione nel mio caso in cui rappresento una disabilità. Una delle cose che si insegnano agli attori è di non giudicare nessun personaggio, ma di analizzarlo e cercare un senso nei suoi pregi e nei suoi difetti. I personaggi sono possibili persone.

Blanca si trova in un ambiente di lavoro duro e anche un po’ ostile, un commissariato di una città complessa come Genova...

Blanca e tutti quelli con cui ha a che fare ci mostrano che abbiamo tutti in qualche misura le nostre disabilità. Lei fa la criminologa a modo suo e con le diverse abilità che possiede a partire da uno speciale intuito, ma sembra molto più sicura di muoversi nel mondo di molti suoi colleghi cosiddetti normali.

Uno su tutti il commissario di polizia Mauro Bacigalupo, interpretato da Enzo Paci, che non riesce proprio a digerire la sua presenza...

Sì, un ruolo emblematico. Enzo, che tra l’altro è un attore comico e una persona buonissima, ha cercato di rappresentare un certo tipo di durezza con quella marcata genovesità... È il classico esempio di chi si trincera dietro a presunte certezze che mascherano semmai paure. Riguardo alla disabi-lità, io penso che la società da sempre si organizza secondo canoni di cosiddetta normalità. Ma non dimentichiamo che la minoranza, in quanto tale, non deve affatto essere considerata qualitativamente inferiore. Quello che cerchiamo di spiegare con Blanca è che fondamentalmente sono gli “altri” che non si sanno adattare a chi è diverso da loro.

Nella realtà passi in avanti si stanno facendo...

Se ne sono fatti, ma non bastano. Ciò che deve essere davvero capito è che andare incontro alla disabilità altrui rappresenta per tutti un’occasione di crescita e di arricchimento personale. Significa imparare a superare i pre- giudizi e le paure che sono in ciascuno di noi. È sempre stato così: ciò che è diverso ci mette paura e ci imbarazza. Io per fortuna sono sempre stata abituata ad avere a che fare con la disabilità.

In che senso?

Quando facevo teatro davo lezioni a ragazzi che portavano disabilità, di qualsiasi genere. Sono cresciuta confrontandomi con la disabilità e ho capito che ognuno è uguale a me. Così quando è arrivata la possibilità di interpretare Blanca ero molto contenta, quasi fosse un messaggio, il coronamento di un mio percorso personale. Anche come donna.

A questo proposito, cosa pensa delle nuove norme a tutela delle donne vittime di violenza?

Le donne sono state culturalmente nei secoli considerate di fatto diversamente abili. Oltre che essere vittime di violenze. Ora per fortuna se ne può parlare apertamente e questo dà più forza alle donne sottoposte non solo a violenza fisica ma subdolamente soprattutto a sopraffazione morale ed emotiva. È ciò che rappresenta bene la serie Maidin cui la protagonista subisce una violenza psicologica che non può nemmeno denunciare. Non ha segni di violenza da mostrare, non ha ricevuto schiaffi. È il segno di una sopraffazione che annienta nel profondo. Ma non dobbiamo mai metterla sul piano di una contrapposizione tra maschi e femmine. Ci sono soltanto le persone, con le loro sensibilità.

Ha figure femminili di riferimento?

Mi colpisce la vita di Maria Montessori, con la sua missione educativa. Poi mi ha sempre affascinato Rita Levi Montalcini. Rimanendo invece nel mio ambito di attrice, il mio idolo è Monica Vitti. Quello che diceva Philip Roth, «l’arte per l’arte», lei ho ha sempre realizzato nel suo lavoro. Ognuno deve fare bene il proprio specifico e quel modo sarà la migliore lotta e il miglior messaggio.

Si aspettava questo clamoroso successo di pubblico e di critica?

Sia il riscontro del pubblico sia il premio vinto sono una sorpresa molto positiva. Tutte le serie nuove sono comunque una sfida, si va veramente alla cieca, tanto per rimanere in tema. Come squadra abbiamo saputo faticare sul set divertendoci, il mix ideale. Anche se abbiamo dato vita con tutto il cuore a questa storia, la risposta del pubblico è sempre un terno al lotto.

Ci sarà un seguito?

Io non so ancora nulla, ma se fino all’ultimo episodio andrà bene com’è stato finora...

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