martedì 13 marzo 2018
Con lui se n'è andato un protagonista della musica cristiana, aveva vinto cinque Unity Awards. Tra le sue canzoni più note ricordiamo Non temere e Totus Tuus cantate davanti a Giovanni Paolo II
Roberto Bignoli (Fotogramma)

Roberto Bignoli (Fotogramma)

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Era un innamorato di Dio e della musica e ha dedicato trent'anni della sua vita a raccontare con le parole e la chitarra una fede vissuta con profondità. Il cantautore Roberto Bignoli è morto a Rho ieri pomeriggio dopo una lunga malattia. Ricoverato da più di due mesi in ospedale, lunedì scorso, in seguito a un aggravamento, era entrato in coma.

A dare la notizia del decesso, su Facebook, la moglie Paola Maschio con un messaggio in cui ha sottolineato come «in questi ultimi difficili giorni abbiamo riscoperto l'amore di Dio e della Madonna e la forza della preghiera».

Bignoli era nato a Novara nel 1956. Con lui se n'è andato un protagonista della musica cristiana, applaudito in tutto il mondo in concerti che aggregavano sempre migliaia di persone. Aveva vinto cinque Unity Awards (i premi internazionali dell'United Catholic Music and Video Association).

Tra le sue canzoni più note ricordiamo Non temere e Totus Tuus cantate davanti a Giovanni Paolo II, Blues cielo blu, Ti voglio seguire e Ballata per Maria: si tratta di pezzi che spaziano dal rock, al pop, al blues. La sua è stata un'esistenza segnata dal dolore e dalla speranza: colpito a un anno dalla poliomelite e cresciuto in un collegio "Don Gnocchi," Bignoli, appena diciottenne passa attraverso esperienze "estreme" che lo portano ai margini della società e persino in carcere.

Ma nel 1984, a 28 anni, l'incontro che gli cambia la vita, seguito da un "provvidenziale" viaggio a Medjugorie. «Io mi sono formato sul genere cantautoriale degli anni '70 e '80 – raccontava – il mio punto di riferimento è sempre stato Fabrizio de' Andrè. Ma mi hanno influenzato anche Brel e Brassens, Jimmy Hendrix, Deep Purple e Bruce Springsteen. Il bagaglio musicale è rimasto ma è cambiato il modo di guardare la realtà e quindi di raccontarla: canto la mia storia di cristiano».

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