lunedì 12 maggio 2025
Il Carletto nazionale dopo aver vinto tutto con i club d'Europa (in Italia, Francia, Spagna, Germania e Inghilterra) lascia il Real Madrid e a 65 anni diventa il selezionatore della mitica Seleçao
Carlo Ancelotti, 65 anni, lascia il Real Madrid e dal 26 maggio diventerà il ct della nazionale brasiliana di calcio

Carlo Ancelotti, 65 anni, lascia il Real Madrid e dal 26 maggio diventerà il ct della nazionale brasiliana di calcio

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Dopo un Papa americano, Leone XIV, in Brasile si sono convinti: è giunto il tempo per il primo ct straniero nella storia secolare della Confederação Brasileira de Futebol. Il selezionatore chiamato a salvare le sorti della Seleçao arriverà dall’altra parte del mondo, ed è un italiano: il 65enne condottiero di lungo corso Carletto Ancelotti. L’assist papale nel caso del Carletto nazionale, pardon internazionale (ha allenato e vinto oltre che da noi in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna), non è affatto in fuori gioco perché di recente Ancelotti ha firmato la prefazione di un libro, Más allá de los limites. El deporte según el Papa Francisco (Romana Editorial, opera curata da monsignor Dario Edoardo Viganò e dal giornalista Valerio Alessandro Cassetta, che contempla i discorsi di papa Bergoglio.

“L’universalità del linguaggio dello sport trascende le barriere culturali, linguistiche e geografiche, unisce e non divide, promuove principi fondamentali, come il rispetto delle regole e dell’avversario, l’inclusione, l’integrazione e il fair play, e arriva con immediatezza alle persone. È una questione di forma e sostanza. Di modi e contenuti. Di argomenti e comunicazione verbale e non”, scrive Ancelotti in prefazione, e questa sembra già essere la prima dichiarazione di intenti da neo ct del Brasile. Un compito non facile perché se in Italia ci sono 60 milioni di potenziali commissari tecnici nella terra del tbol bailado se ne contano tre volte tanto (sono 211 milioni i brasiliani). Il tecnico italiano è un figlio do povo, un figlio del popolo, come il mitico Garrincha e O'Rej Pelè e questo sicuramente piacerà molto ai brasiliani, da quelli della favela della Rocinha fino agli aristocratici dei grattacieli di Sao Paulo. Carletto è figlio di contadini emiliani, della provincia di Parma, uno che di fatto non ha mai abbandonato la “zolla” e che con i primi soldi guadagnati con il calcio comprò il trattore a suo padre.

Di strada ne ha fatta tanta diventando l’allenatore più vincente d’Europa e una leggenda del Real Madrid che il 26 maggio, giorno in cui comincia il nuovo incarico, nella bacheca della Casa Blanca lascerà ai posteri 15 titoli tra nazionali, europei e mondiali conquistati sul campo. Record assoluto per la società del presidente Florentino Pèrez. In Brasile ci arriva con la Seleção ai minimi storici. Ultimo Mondiale vinto nel lontanissimo 2002 in Giappone-Corea e quella era l’epoca aurea del Fenomeno Ronaldo che Carletto ha allenato per una sola stagione a Milanello. Piccolo inciso di una carriera leggendaria, Ancelotti ha avuto come suoi giocatori tutti e due i Ronaldo, il mito brasiliano e il Cristiano portoghese nonché il galattico del Real. Dicevamo del Brasile che si rivolge al Carletto aggiustatore di squadre mitiche (dopo il Milan, Bayern Monaco, Psg, Chelsea e Real) sperando che spazzi via una volta per tutte la crisi che attanaglia la nazionale verdeoro.

La carta Ancelotti è l’ultima del mazzo del presidente federale Ednaldo Rodrigues, sorta di padre patron del calcio brasiliano che al momento, da sondaggi, gode della stima dello 0,1% dei tifosi della Seleçao. Appena arrivato in Brasile Carletto dovrà risolvere subito la grana Neymar che ha lasciato l’Arabia Saudita e il paradiso dorato dell’ all'Al Hilal per tornare alla casa madre, il Santos. Scelta concordata con il presidente Rodrigues per riprendersi il posto di totem popolare e di leader del Brasile. Ma O’Ney a 33 anni a causa dei ripetuti infortuni ormai è l’ombra del fuoriclasse ammirato al Barcellona e al Psg. Nodi da sciogliere con calma e con la garanzia di un contratto interessante. Si parla di 10 milioni a stagione nel conto corrente di Ancelotti, più bonus di 5 milioni di euro qualora la Seleçao dovesse vincere il mondiale.

I brasiliani, massimi esperti di saudade , nostalgia del proprio Paese, sanno che Carletto non è immune al richiamo del prosciutto di Parma, del fascino discreto di Milano e dell’Europa tutta in cui ha lavorato e vinto e quindi a disposizione gli metteranno un jet ogni volta che vorrà volare via del suo bell’attico di Rio vista Copa Cabana. A giugno intanto gli toccherà subito mettersi a lavoro. Lo attendono due match di qualificazione mondiale contro Ecuador e Paraguay, due sfide che un tempo potevano essere delle passeggiate ma il Brasile odierno fatica contro tutti. Per questo si affidano all’uomo vincente per antonomasia. Anche se sul concetto di vittoria e sconfitta Ancelotti resta fedele all’insegnamento di papa Francesco di cui ha fatto sua la lezione: «Vincere e perdere sono due verbi che sembrano opporsi tra loro: a tutti piace vincere e a nessuno piace perdere. La vittoria contiene un brivido che è persino difficile da descrivere, ma anche la sconfitta ha qualcosa di meraviglioso. Per chi è abituato a vincere, la tentazione di sentirsi invincibili è forte: la vittoria, a volte, può rendere arroganti e condurre a pensarsi arrivati. La sconfitta, invece, favorisce la meditazione: ci si chiede il perché della sconfitta, si fa un esame di coscienza, si analizza il lavoro fatto. Ecco perché, da certe sconfitte, nascono delle bellissime vittorie: perché, individuato lo sbaglio, si accende la sete del riscatto. Mi verrebbe da dire che chi vince non sa che cosa si perde. Non è solo un gioco di parole: chiedetelo ai poveri». Buona fortuna Carletto!

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