Un “Google Maps” delle vie romane riscopre la rete dell’Impero
"Nature" presenta il progetto "Itiner-e", definito dagli studiosi come una sorta di “Google Maps” delle vie romane

Non solo consolari, pietre miliari e lunghi rettifili. L’immagine più comune delle strade romane sta cambiando grazie a un atlante digitale che permette di visualizzare la rete dell’Impero con un livello di dettaglio mai raggiunto prima. La sorpresa è nelle dimensioni: la trama viaria era molto più capillare di quanto si credesse, con una lunghezza complessiva che, secondo gli autori della ricerca, arriva a circa 300.000 chilometri, quasi il doppio delle stime diffuse in passato. È questo il dato che emerge dall’articolo pubblicato su Nature, che presenta il progetto Itiner-e, definito dagli studiosi come una sorta di “Google Maps” delle vie romane.
Un atlante aperto e ad alta risoluzione. Il nuovo dataset è liberamente consultabile e ricostruisce le strade dell’Impero romano su scala continentale, dall’Europa al Nord Africa e al Medio Oriente. Il risultato nasce dall’integrazione di fonti archeologiche, cartografie storiche, fotografie aeree, immagini satellitari e dati topografici. Ogni tratto identificato è collegato al database Pleiades e può essere citato tramite un URI, come avviene in altri progetti di cartografia digitale.
La vera novità: le vie “minori”. Finora la maggior parte degli studi si era concentrata sulle grandi arterie pubbliche, le viae publicae controllate dallo Stato romano e documentate da fonti storiche e resti monumentali. Il nuovo atlante mostra invece l’altra metà del sistema, quella spesso invisibile: collegamenti locali verso fattorie, cave, insediamenti rurali e piccoli villaggi. Proprio qui risiede la crescita delle stime. Molte di queste strade non lasciano traccia materiale evidente o sono state inglobate nelle infrastrutture moderne; il lavoro incrociato di fonti diverse ha permesso di inserirle nel quadro generale.
Una rete meno “radiale”, più a ragnatela. L’immaginario collettivo racconta vie che convergono verso Roma, simbolo del potere e dell’amministrazione imperiale. La nuova mappa ridisegna questa prospettiva: il sistema appare distribuito e capillare, con connessioni dense anche dentro le province. Le strade non servivano soltanto a controllare i confini o spostare i legionari: sostennero gli scambi agricoli, la mobilità civile, le economie locali. In altre parole, l’infrastruttura non teneva insieme soltanto centro e periferia, ma intrecciava territori e comunità a corto raggio.
Una fotografia ancora in evoluzione. Gli autori sottolineano che una parte significativa della mappatura si basa su inferenze, costruite attraverso la topografia e i modelli del paesaggio, soprattutto nelle zone prive di resti archeologici evidenti. La mappa rappresenta quindi la migliore stima attuale, non un quadro definitivo. Per queste ragioni la piattaforma è aperta: potrà essere aggiornata con nuovi dati e ulteriori scoperte.
Ripensare la mobilità antica. Avere a disposizione un atlante così ricco significa ridefinire il modo in cui si studiano la geografia e l’archeologia del mondo romano. Se finora le ricostruzioni tendevano a concentrarsi sulle grandi direttrici, oggi diventa possibile indagare il funzionamento quotidiano dell’Impero, fatto di percorsi brevi e diffuse interconnessioni locali. E capire quanto questa infrastruttura abbia inciso nel paesaggio europeo, spesso continuando ad orientare tracciati stradali anche molti secoli dopo la caduta di Roma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Temi






