Possiamo fare pace con la tecnica? È la domanda di Gutenberg del 18 luglio

Le svolte tecnologiche suscitano resistenze perché mettono l’uomo faccia a faccia con le sue paure. Cambiare è sempre una sfida: da raccogliere, affrontando la paura con l’etica e la conoscenza
July 16, 2025
Possiamo fare pace con la tecnica? È la domanda di Gutenberg del 18 luglio
- | La copertina di "Gutenberg" n. 38, 18 luglio 2025
Narra la leggenda che nel 1779 Ned Ludd, tessitore di Anstey nell’Inghilterra centrale, in un impeto di rabbia distrusse il telaio meccanico che, nelle sue paure, minacciava di rovinare la vita a lui e a tutti i proletari. Forse Ludd non è nemmeno esistito, ma il movimento che da lui ha preso il nome sì: il luddismo è la paura dell’innovazione tecnologica, che a volte prende la forma di lotta contro l’introduzione di nuove macchine e di resistenza al mutamento. Dalla Rivoluzione industriale in giù, ogni generazione ha sperimentato questa paura: per il vapore, l’elettricità, l’aereo, il nucleare. La tecnologia mette faccia a faccia l’uomo con il timore ancestrale per il mutamento, che rimanda all’incognita del futuro: nella coscienza della sua mortalità, l’uomo è impasto inestricabile di paura e di speranza, e ogni nuova sfida rischia di mettere a repentaglio gli equilibri faticosamente raggiunti. Per la nostra generazione la sfida si chiama digitale: potente promessa di vita migliore, in parte - va ricordato - già mantenuta, e insieme motore di angosce profonde. La rivoluzione è in tumultuoso svolgimento e le nostre categorie di pensiero faticano a tenere il passo. Nella nebulosa dove convergono connessioni digitali e intelligenza artificiale, algoritmi e supercalcolatori, l’individuo si sperde e cerca bussole. Ma è difficile tracciare nette linee tra il bianco e il nero: l’aereo ha enormemente avvicinato l’umanità, ma ha anche fatto cadere la bomba atomica della quale ci apprestiamo a ricordare l’80° anniversario (anche il prossimo “Gutenberg”, alla sua maniera, lo farà). L’etica ha continuamente bisogno di essere non riscritta, bensì rideclinata per rispondere alle nuove esigenze dell’uomo. Che per sua natura non può mai stare immobile, ma è eternamente spinto ad andare avanti. “Alla ricerca della felicità”, scrissero più o meno negli stessi anni di Ludd i padri costituzionali americani. Anche a costo di dover affrontare le proprie paure per l’ignoto che abbiamo davanti, e tutto intorno a noi.
La copertina di "Gutenberg" n. 38, 18 luglio 2025 - -
La copertina di "Gutenberg" n. 38, 18 luglio 2025 - -
Il 18 luglio "Gutenberg", l'inserto culturale di "Avvenire", si chiede se possiamo ancora fare pace con la tecnica attraverso i colloqui di Andrea Lavazza con Pier Cesare Rivoltella, che ricorda come l'uomo sia tecnologico nella sua essenza e si debba imparare a vivere nella complessità, e di Stefania Garassini con Nicholas Carr, che ricorda come vi sia una ricerca di autenticità nella Rete, per un digitale che unisca senza paure. Proprio sulle paure, così come vengono esemplarmente rappresentate da una serie televisiva come Black Mirror, riflette Francesco Postorino, tra il senso dell'angoscia e il rifiuto di esistere. Vincenzo Ambriola scoperchia invece il vaso di Pandora dell'intelligenza artificiale, una rivoluzione silenziosa che definisce i confini tra tecnica, responsabilità ed etica ponendo domande e aprendo a nuove possibilità.
La sezione Percorsi presenta con Lorenzo Canova il Giubileo raccontato in immagini dalla mostra fotografica "Città aperta 2025" in corso al Vittoriano di Roma; spazio quindi a due personalità centrali del Novecento letterario (e non solo) femminile, Irène Némirovsky (raccontata da Roberto Righetto attraverso il suo ultimo romanzo Il carnevale di Nizza e la biografia che le ha dedicato Cinzia Bigliosi) e Ingeborg Bachmann, della quale Lisa Ginzburg analizza la raccolta A occhi aperti. Spazio quindi al cinema, tra il ricordo del "cinepensatore" Ozu Yasujirō di Gianni Vacchelli e la mostra sull'arte dell'animazione italiana al Museo di Roma in Trastevere recensita da Marco Bussagli, e infine al Medioevo meno noto: quella delle tante piccole grandi invenzioni raccontato da Antonio Musarra a partire dal libro Medioevo che crea e quello dell'arte calligrafica islamica, protagonista della mostra in corso a Parigi descritta da Simona Verrazzo.

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