La Chimera di Firenze: un ponte tra Etruschi e Medici
Al Museo archeologico nazionale di Firenze inaugura il percorso espositivo incentrato sulla scultura del V secolo a.C.

La Chimera di Arezzo è il simbolo del Museo archeologico nazionale di Firenze. Potrebbe sembrare un controsenso, ma il fatto è che la straordinaria scultura etrusca del V secolo avanti Cristo è appartenuta al futuro Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici sin dal suo ritrovamento, avvenuto durante gli scavi per la costruzione di un bastione delle mura aretine il 15 novembre 1553. Arrivò a Firenze dopo appena un mese, diventando uno dei pezzi più emblematici e preziosi della collezione medicea.

Leggendaria creatura della mitologia greca, sconfitta dall’eroe Bellerofonte, la Chimera rappresenta un leone con il corpo possente, una criniera fiammeggiante, una testa di capro sul dorso e la coda a forma di serpente. Realizzata in bronzo, alta 80 centimetri e lunga 129, divenne icona di continuità della Toscana con la grande civiltà etrusca, indipendente da Roma e portatrice di un’identità italiana autonoma e antica, capace di alimentare il mito di Firenze, non più solo come città del Rinascimento, ma anche come capitale dell’Etruria rinata, di cui Cosimo I volle fregiarsi del titolo latino di Magnus Dux Etruria, tradotto in italiano come Granduca di Toscana.
Dal 1870 la Chimera è gelosamente custodita nell’attuale Museo archeologico di Via della Colonna, allora Museo della capitale d’Italia (a quell’epoca a Firenze) che pertanto divenne anche il primo Museo archeologico nazionale dell’Italia unita.
Da ieri il capolavoro etrusco gode di una nuova esposizione, immersiva e di forte impatto visivo, «concepita – come spiega il direttore del Museo, Daniele Federico Marsa – per offrire ai visitatori un’esperienza intima e personale di questa straordinaria opera d’arte, utilizzando le forme comunicative del teatro, del monumento e della partecipazione, evitando fonti di distrazione». Di fatto il nuovo allestimento (firmato dallo studio fiorentino di architettura Guicciardini & Magni, realizzato in collaborazione con l’Ufficio tecniche e le curatrici del Museo) colloca la Chimera su un basamento monumentale (realizzato da Goppion Spa) al centro di una sala dal sapiente equilibrio di luci e ombre (ideato dallo studio Iarussi di Firenze) che mette in risalto i dettagli anatomici e i tratti più drammatici della creatura mitologica, circondata da un tendaggio scenografico, simile a un sipario teatrale, su cui è proiettata l’ombra della scultura che accentua il carattere solenne e meditativo dell’ambiente. A favorire un’osservazione ravvicinata e contemplativa anche quattro panche disposte in cerchio.
Il nuovo percorso è accompagnato da un apparato illustrativo dal design rinnovato, che segna l’avvio della nuova identità grafica del Museo anche in funzione dei bambini con la mascotte Musetta, ideata dalla curatrice del Museo Claudia Noferi e realizzata dall’artista e archeologa Silvia Bolognesi.
Per il direttore generale Musei, Massimo Osanna, «questo intervento rappresenta un passo importante nel percorso di rinnovamento dell’Archeologico di Firenze, che in questi mesi sta avviando una revisione complessiva dei propri spazi espositivi, nell’ambito del più ampio impegno della Direzione generale Musei nel rinnovamento dei linguaggi e delle forme di fruizione dei luoghi della cultura del Sistema museale nazionale».
Dopo questa tappa, l’impegno al rinnovamento dell’ambiente espositivo continuerà con il rifacimento delle vicine sale delle sculture etrusche, dove troveranno la propria sede definitiva altri capolavori dell’arte etrusca come l’Arringatore e la Testa Lorenzini. Intanto il Museo continua ad accogliere i visitatori dal lunedì al sabato dalle ore 8.30 alle ore 14, con prolungamento fino alle 19 il martedì e il giovedì.
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