Klinkhammer: «Processo di Norimberga, pietra miliare del diritto»

Per lo storico tedesco il processo aperto il 20 novembre di 80 anni fa creò un precedente per punire i futuri crimini di guerra
November 20, 2025
Klinkhammer: «Processo di Norimberga, pietra miliare del diritto»
Il primo giorno del processo di Norimberga contro i crimini di guerra / Ansa
20 novembre 1945: a Norimberga per la prima volta nella storia un tribunale internazionale giudicava i vertici di uno Stato vinto, si trattava della Germania nazista sconfitta e occupata: «Le principali accuse furono crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini contro la pace. Accuse attualissime fino ad oggi», tiene a ribadire Lutz Klinkhammer, tra i più importanti storici di nazionalsocialismo e Seconda guerra mondiale e vice direttore dell’Istituto Storico Germanico di Roma. «Le immagini degli accusati fecero il giro del mondo, però questo grande j’accuse al regime nazista ebbe inizio ben prima. Con la Seconda guerra mondiale in corso, Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica nella loro dichiarazione congiunta al termine della conferenza di Mosca, del 30 ottobre 1943, avevano già annunciato l’intenzione di punire i nazisti a conflitto concluso». Gli Alleati «si ripromettevano, una volta conquistata la vittoria sulla Germania, di rispedire i militari tedeschi e i membri del partito nazista, che avevano preso attivamente parte ad atrocità, massacri ed esecuzioni, e nei paesi in cui questi sono stati commessi, per essere giudicati secondo le leggi dei paesi, appena liberati dall’occupazione nazista – prosegue Klinkhammer –. Per quei criminali tedeschi i cui reati non avevano avuto una particolare localizzazione geografica, i vincitori si riservarono una punizione che venne definita con l’Accordo di Londra dell’8 agosto 1945, partecipa anche la Francia, data in cui fu istituito il Tribunale militare internazionale».
I peggiori criminali non furono processati: Hitler, il ministro della propaganda Goebbels e il capo supremo delle SS Himmler si suicidarono. Per gli altri, l’accusa scelse di chiamare davanti alla corte ventiquattro tra i più stretti uomini del governo hitleriano. «Circa dieci mesi dopo, il 1° ottobre 1946, furono pronunciati i verdetti: dodici condannati a morte, tre all’ergastolo e quattro a lunghe pene detentive. Tre imputati furono assolti, tra cui il vicecancelliere e politico di spicco del partito cattolico von Papen e il ministro delle finanze e dell’economia Schacht – riflette lo storico -. Le condanne a morte furono eseguite il 16 ottobre, ma Göring si suicidò poco prima per evitare l’impiccagione. . Solo Bormann, capo della segreteria politica di Hitler, fu condannato in contumacia, mentre il capo dell’organizzazione nazista del lavoro Ley si era tolto la vita prima del processo». Il processo e quelli che seguirono facevano parte di un programma degli Stati Uniti volto a denazificare e “ri-civilizzare i tedeschi”». L’accusa americana impostava il processo basandosi sulla documentazione: Le carte prodotte dagli stessi nazisti sarebbero servite come prove inconfutabili dei delitti, per convincere chi, in particolare in Germania, sospettava una vendetta in forma giuridica da parte dei vincitori dubitando della novità giuridica introdotta a Norimberga – afferma lo storico –. Nel corso dei processi, agli imputati, ma anche a tutto il popolo tedesco tramite i media compresi i filmati dei campi di concentramento prodotti dai militari Alleati al momento della liberazione, i vincitori dettero prova dell’intera portata della politica di sterminio nazista». Inoltre, «con la sentenza di Norimberga la guerra di aggressione fu dichiarata un crimine e per la prima volta politici e militari di alto rango furono ritenuti personalmente responsabili e vennero condannati. Lo statuto del tribunale creò un precedente giuridico per la punizione di futuri crimini di guerra che dobbiamo considerare un passo decisivo nello sviluppo del diritto penale internazionale. Dopo decenni di preparazione si arrivò nel 1998 alla definizione dello Statuto e nel 2002 all’istituzione di un Tribunale penale internazionale con sede all’Aia, purtroppo non ancora accettato da tutti gli Stati».
Ciò che era avvenuto a Norimberga ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica: «Il programma internazionale di punizione dei criminali tedeschi fu ampio, sebbene rivolto ai soli principali responsabili», sottolinea Klinkhammer mentre per i “casi minori” furono creati tribunali di epurazione affidati ai tedeschi stessi. «A Norimberga, il grande processo davanti alla corte venne seguito da 12 processi davanti a tribunali militari statunitensi contro 177 membri di spicco della classe dirigente tedesca, generali, diplomatici, industriali, medici, giuristi e gerarchi delle SS. Anche nei paesi liberati dal nazismo si svolsero centinaia di processi contro criminali tedeschi ivi arrestati o estradati – sostiene lo studioso –. Con la guerra fredda il programma di punizione dei vincitori venne accantonato e non pochi dei maggiori criminali tedeschi furono anticipatamente rilasciati dal carcere dalle autorità statunitensi. Queste persone poterono testimoniare nei processi contro i loro ex-subordinati e sottolineare che questi ultimi avevano eseguito soltanto degli ordini. A Norimberga furono inoltre dichiarati organizzazioni criminali le SS e l’SD, la Gestapo e il corpo dei dirigenti del partito nazista, ma non la Wehrmacht, ossia le forze armate tedesche che si basavano sulla leva. Da un lato fu un segno che non tutto il popolo tedesco venne considerato colpevole del nazismo, dall’altro lato, però, fu anche l’inizio del mito della Wehrmacht non macchiata dai crimini del regime che la giovane Repubblica federale tedesca sfruttò per reintegrarsi nell’Europa occidentale – conclude Klinkhammer -. Un effetto analogo ebbero anche i procedimenti di epurazione per i quali vennero presentate testimonianze edulcorate in difesa degli imputati che in seguito influenzarono la memoria pubblica tedesca. Grazie, però, alla documentazione dei crimini messa meticolosamente insieme dal Tribunale di Norimberga e pubblicata in numerosi volumi fu stabilita una verità storica sulla dimensione criminale del regime nazista che l’opinione pubblica tedesca non poteva più negare».

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