Il Tesoro di Sant'Ambrogio, arte e fede nella storia di Milano

Domani apre "Ambrosius", il nuovo percorso che valorizza gli ambienti più antichi della basilica. Tra i reperti esposti, il giaciglio del santo
December 4, 2025
Il Tesoro di Sant'Ambrogio, arte e fede nella storia di Milano
Il mosaico con il ritratto di Ambrogio / FOTOGRAMMA
È un vero e proprio percorso di “iniziazione” quello per accedere al Tesoro di Sant’Ambrogio. Lo ha definito così monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura della diocesi di Milano, alla presentazione di “Ambrosius”, il nuovo progetto di valorizzazione culturale e spirituale della basilica. Un percorso tra arte e fede che apre nella settimana in cui la città rinnova la devozione al suo santo patrono. «Per accedere al Tesoro si viene “iniziati”, entrando nella storia di Milano» ha spiegato Bressan, mostrando questo percorso che parte da piazza Sant’Ambrogio 23, dove c’è il nuovo ingresso con biglietteria e bookshop. Si esce nel primo cortile con due piccoli orti dove si possono visitare l’aula didattica e l’oratorio della Passione, e si prosegue nel grande quadriportico da cui si accede alla basilica. Una volta varcata la soglia, si attraversa la navata laterale e si arriva al Tesoro composto da tre ambienti: l’Aula Ambrosii (ovvero l’antica sacrestia dei monaci), il sacello di San Vittore in Ciel d’oro e il Capitolino, un tempo spazio di passaggio tra la basilica e il monastero benedettino. «Tesoro e non museo – specifica Miriam Rita Tessera, curatore scientifico e responsabile dell’archivio e della biblioteca capitolare – perché il tesoro, nel medioevo, indicava il segno di una memoria invisibile, ovvero la presenza di sant’Ambrogio. Già nel V secolo, il vescovo Ennodio, in un carme in suo onore, citava la sua sepoltura e la sua presenza ancora viva».
Spazi ricchi di arte e storia vengono così ora valorizzati grazie a questo progetto promosso dall’abate-parroco della basilica, monsignor Carlo Faccendini, insieme all’Ufficio Beni culturali della diocesi di Milano e alla Soprintendenza, con il supporto di Fondazione Cariplo. A riprogettare il tutto è intervenuto l’architetto Andrea Perin con la direzione lavori dell’architetto Gaetano Arricobene e con il contributo di un comitato scientifico di esperti. Per i visitatori sarà un’autentica sorpresa vedere questi ambienti completamente rinnovati: in particolare l’Aula Ambrosii, che apre per la prima volta al pubblico. Qui sono esposti i reperti più fragili e preziosi legati alla memoria di Ambrogio come i resti del suo letto in legno, composto dai 17 frammenti originali in frassino che vennero rinvenuti nel 1938 nell’altare del sacello di San Vittore da Ferdinando Reggiori, lo stesso architetto che negli anni ‘50 guiderà la ricostruzione del monumento dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Secondo la tradizione, si tratta del giaciglio funebre del santo: sul reperto, che finora era esposto in prestito al museo Diocesano, è in corso una campagna di studi e indagini per stabilire la datazione esatta. «È un manufatto davvero raro per come ci è arrivato visto il materiale: per fare un esempio, la Cattedra di San Pietro a Roma è molto più giovane», spiega Tessera.
“Ambrosius” porta inoltre a compimento un decennio di interventi, restauri e ricerche, come ha ricordato l’architetto Carlo Capponi, a capo del comitato scientifico, culminati nella ricostruzione del volto di Ambrogio realizzato grazie alle indagini scientifiche condotte dal Labanof - il laboratorio di Antropologia dell’università Statale, diretto da Cristina Cattaneo e Davide La Porta - sulle reliquie del santo. Proprio il busto con il volto ricostruito è esposto nel sacello di San Vittore, dove si ammira in alto il celebre mosaico con il santo a figura intera, la sua più antica raffigurazione (e come è emerso dalle indagini del Labanof, è un ritratto effettivo del santo). Anche l’ambiente del Capitolino è ora ben valorizzato: questo che in origine era il luogo di sepoltura degli abati e dei benefattori medievali della basilica, espone parecchie rarità, come le sculture di cinque “Pleurantes” (o “piagnoni”) che rappresentano un caso unico nella scultura lombarda tardo gotica: si tratta di un gruppo figure dolenti in abito benedettino realizzate nel 1400 da Jacopino da Tradate, il principale scultore lombardo che in quegli anni lavorava nel cantiere del Duomo (e il materiale di queste statuine, che decoravano una sepoltura, è proprio il marmo di Candoglia). Tra le altre curiosità qui esposte, un cofanetto in avorio dipinto, di manifattura arabo-sicula (forse dono di Costanza d’Altavilla, che andò in sposa proprio qui in basilica a Enrico VI, figlio del Barbarossa, nel 1186). Estremamente preziosa anche l’Urna degli Innocenti, capolavoro dell’oreficeria lombarda di metà ‘400 che conteneva reliquie (secondo la tradizione, dei bambini uccisi da Erode) e la seta di Bahram Gur, un prezioso tessuto del nono secolo che rivestiva l’interno degli sportelli dell’altare d’oro di Ambrogio. Per l’occasione, è stata ricomposta con altri tre frammenti che erano finiti nelle raccolte civiche del Castello Sforzesco.
L’area accoglienza e la parte didattica sono stati invece progettati e realizzati dal designer e artista Giuseppe Amato che ha lavorato con Giorgio Ripa, progettista del restauro architettonico. Spetta ad Amato la nuova creazione più originale del percorso, allestita nella sala sottostante al campanile: un doppio modellino in legno che ricostruisce la basilica nelle due fasi costruttive. La metà a sinistra è un’ipotesi di come si presentava la chiesa paleocristiana nel quarto secolo, a destra è invece un modello effettivo di quella romanica del dodicesimo secolo (che si ammira ancora oggi), con i vari cambiamenti riportati sulla mappa sottostante. Last but not least, “Ambrosius” prevede anche un nuovo sito web dedicato al complesso -www.ambrosiusiltesorodellabasilica. it - che offre contenuti rinnovati e un nuovo sistema di prenotazione delle visite.
L’inaugurazione ufficiale si terrà venerdì 5 dopo il tradizionale Discorso alla Città dell’arcivescovo Mario Delpini in basilica. Nelle settimane successive, da martedì 9 al 24 dicembre, il percorso sarà aperto gratuitamente ai fedeli e alla città. Infine, a partire dal 26 dicembre, “Ambrosius” sarà visitabile in maniera permanente con gli orari di ingresso e proposte didattiche sul nuovo sito. La basilica è comunque sempre liberamente accessibile ai fedeli per la preghiera, nel rispetto delle celebrazioni liturgiche.
«Qualche giorno fa sono venuti gli ortodossi a celebrare Ambrogio – ha ricordato Bressan – poi verranno i copti; ed è ora che vengano anche tanti nuovi milanesi a conoscerlo».

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